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 2011  gennaio 02 Domenica calendario

LA STORIA DEL BAROLO E DEL CONTE DI CAVOUR


«Sono stato per la prima volta nelle Langhe in occasione dell’asta del tartufo al Castello di Grinzane Cavour - scrive un lettore che si firma Fabrizio di Roma. - Avete qualche cenno storico sul vino Barolo? E’ vero che anche in questo c’entra il conte di Cavour?».
La parola a un enologo appassionato di Langa, Armando Cordero: «Tra il 1830 e il 1850 nel castello di Grinzane Cavour (prov. di Cuneo), il Conte Camillo Benso e, nel castello di Barolo, la Marchesa Juliette Colbert, con la consulenza tecnica di un commerciante vinicolo francese, il conte Oudart, enologo, danno il via alla produzione di un vino rosso adatto a poter sopravvivere ai lunghi viaggi e affrontare la concorrenza con i grandi vini rossi d’oltralpe. Migliorando la tecnica di fermentazione e con l’aggiunta al Nebbiolo di piccole quantità di Neirani (uva locale ormai abbandonata) nasce il vino Barolo. Questa nuova tipologia di vino viene prodotta nelle cantine del castello di caccia di Carlo Alberto in Verduno e nei tenimenti di Fontanafredda di Vittorio Emanuele II.
«Facciamo un passo indietro con una domanda: se il Nebbiolo in Langa era coltivato fin dal 1500 "Nebiolium", come si presentava il vino che si otteneva prima della nascita del Barolo della Marchesa? Era un vino adatto ai gusti di allora: chiaretto (clarette, si parlava francese in Piemonte) abboccato o addirittura dolce, di scarsa conservabilità, poco adatto al trasporto.
«A fine ’800 nascono le grandi industrie del Vermut e degli spumanti (Cinzano, Martini, Carpano, Gancia ecc.), ma arriva la grande crisi della vitivinicoltura, non solo in Langa ma in tutta l’Europa, con i grandi flagelli, Oidio, fillossera e peronospora che metteranno in ginocchio la viticoltura. E’ una distruzione quasi totale che si risolverà soltanto verso il 1930-40 (impiego dello zolfo, reimpianto dei vigneti su portainnesto americano, uso ragionato della "poltiglia bordolese) e sarà il nostro Risorgimento…vitivinicolo. Fino agli anni ’50 avremo ancora una viticoltura basata sulla produzione di quantità. Ma questa tendenza cambierà gradualmente in viticoltura di qualità grazie all’attività piccole e medie aziende in cui opereranno i primi enologi diplomati alla Scuola Enologica di Alba. Ora abbiamo una vitivinicoltura di qualità con i nostri vini nei migliori ristoranti del mondo».