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 2011  gennaio 07 Venerdì calendario

2 articoli - TELECOMANDO ADDIO. PER CAMBIARE CANALE BASTANO LE PAROLE — Nei salotti del futuro, dove le televisioni saranno sempre più grandi e intelligenti, sono destinati a sparire i telecomandi

2 articoli - TELECOMANDO ADDIO. PER CAMBIARE CANALE BASTANO LE PAROLE — Nei salotti del futuro, dove le televisioni saranno sempre più grandi e intelligenti, sono destinati a sparire i telecomandi. La promessa viene da Microsoft, che dalla fiera hi-tech più grande al mondo— il Consumer Electronic Show — presenta le funzionalità di Kinect, il sensore di movimento e voce collegato alla console di gioco Xbox 360 che permette appunto di dialogare con lo schermo televisivo in modo naturale. I programmi tv, film, partite, talk show, potranno essere «sfogliati» da un menù con il solo movimento delle mani e quindi selezionati con un semplice comando vocale. Dal palco dell’hotel Hilton di Las Vegas, il ceo dell’azienda Steve Ballmer racconta del successo ottenuto in poco più di due mesi da Kinect: otto milioni di pezzi venduti, tre in più rispetto alla stima già ottimistica del colosso di Redmond. Quella che viene definita una «base di installato» di tutto rispetto, e con la prospettiva di estendersi rapidamente sulle 50 milioni di Xbox presenti nel mondo, che ha convinto i più importanti fornitori americani di contenuti televisivi in streaming di alta qualità— Netflix e Hulu— a salire sul carro di quella che si può definire la «Microsoft Tv» . Un successo che serviva alla multinazionale americana, che sta scontando ritardi preoccupanti sul fronte di tablet e smartphone, i fenomeni hi-tech del momento. E che invece rilancia sul fronte televisivo— dove a Las Vegas è presente anche Telecom Italia con il suo Cubovision —, rispondendo al lancio di Apple Tv e prendendosi un bel vantaggio sulla futura Google Tv. La dimostrazione del funzionamento della Xbox come hub da salotto giunto alla sua piena maturità non può che portare alla mente il film di fantascienza «Minority Report» . Le schermate vengono fatte scorrere con il semplice movimento della mano, avanti e indietro, fino ad arrivare allo spettacolo desiderato, che può essere fatto partire sempre selezionandolo con il palmo oppure direttamente con la voce. Pronunciando con un tono normale la parola «Xbox» , la console di gioco si mette «in ascolto» : a questo punto è possibile impartire una serie di ordini, da «riproduci» a «pausa» fino a funzioni più avanzate. Quelle che solitamente appunto scegliamo premendo i tasti dei molteplici telecomandi che affollano divani e mensole di casa. La «magia» , come detto, è possibile attraverso Kinect, un gadget sofisticato dotato di telecamera, rilevatore a infrarossi (per l’utilizzo al buio) e microfono da posizionare sopra o sotto la televisione. L’annuncio dell’arrivo delle novità in casa Microsoft, che potranno contare anche sugli eventi sportivi di Espn e sui film del servizio di casa Zune, ha subito sollevato grande entusiasmo nel pubblico americano. Per l’Italia ci sarà invece da aspettare qualche mese in più, dato che nel nostro Paese— oltre a una diffusione della banda larga ancora troppo frammentata— stentano a decollare dei validi servizi capaci di fornire contenuti televisivi in streaming che siano appetitosi per il grande pubblico. Ma la strada dell’addio al telecomando è ormai aperta. Non ci sarà invece da attendere per un’altra novità legata al mondo Xbox molto curiosa e che anche in questo caso va oltre la sfera dei videogiochi: Kinect Avatar arriverà per tutti gli abbonati al servizio Live di Microsoft, la prossima primavera e si propone come una nuova forma, rivoluzionaria , disocial networking. La presentazione è stata fatta sempre da Ballmer, ma nella sua versione «avatar» appunto, un alter ego elettronico che— sempre grazie al sensore— è in grado di replicare non solo i movimenti del corpo e la voce, ma anche la mimica facciale, dal labiale delle parole pronunciate fino al semplice sorriso. In questo modo è possibile incontrarsi con gli amici in un ambiente virtuale e chiacchierare a voce e con gestualità senza muoversi da casa. Ma anche senza il piacere fisico di bersi una birra in compagnia e all’aria aperta. Federico Cella ERA IL SEGNO DEL POTERE FAMILIARE. ORA COMBATTEREMO CON I GESTI - Nella mia vita di spettatore di professione ho distrutto più di un telecomando: per consunzione dei tasti, per cadute rovinose, per ammaccamenti fisici e morali. Ho usato il telecomando alla maniera di un battiloro; meglio, come un battilastra usa il martello. Da Los Angeles arriva ora la notizia che Microsoft sta rottamando il vecchio, caro oggetto: tramite la tecnologia Kinect è possibile cercare un programma o aprire un file sul computer con un semplice gesto delle mani o un comando vocale. Novelli Tom Cruise di «Minority Report» , cambieremo canale come si sfoglia una rivista, sceglieremo un film chiamandolo per nome. Per chi è nato quando la Rai aveva un solo canale tutto ciò ha dell’incredibile. Del resto questo è la meraviglia e insieme la dannazione dello sviluppo tecnologico: procede con un trend esponenziale. Della nascita della posta, per esempio, si hanno tracce risalenti al 4000 a. C. in Cina, dove erano usati corrieri a cavallo per trasportare i primi semplici messaggi. Ebbene, nel 1971 un ricercatore della Bolt, Beranek &Newman, Ray Tomlinson, spedisce il primo messaggio di posta elettronica. Nel giro di pochi anni le email hanno quasi licenziato la corrispondenza cartacea, ma, a sua volta, la chiocciolina deve ora affrontare la concorrenza spietata di Facebook. Quattro anni fa, abbiamo ricordato la scomparsa di Robert Adler, l’ingegnere statunitense che nel 1956 progettò e brevettò il prima remote control a ultrasuoni, lo Space Command: lo realizzò su incarico di Eugene McDonald, proprietario della Zenith, all’epoca colosso industriale americano della radio e della tv (pare che McDonald odiasse la pubblicità e volesse uno strumento per eliminarla). Da noi, il telecomando giunge parecchio in ritardo. La Rai avvia ufficialmente le trasmissioni a colori soltanto nel febbraio 1977. L’incredibile proroga (negli altri Paesi da almeno dieci anni godevano del colore; la prima trasmissione a colori ha inizio negli Stati Uniti nel 1951) è dovuta a una decisione del sen. Ugo La Malfa: temeva che l’ingresso del colore potesse scatenare le tendenze consumistiche e inflazionistiche. L’avvento della tv a colori coincide però con la nascita delle prime tv commerciali; e quasi per farsi perdonare della lunga attesa, il tv color reca con sé una novità sconvolgente, una protesi fantastica, il telecomando, che permette di «saltare» da un canale all’altro, procurando non poche, barbariche gioie. Questa nostra civiltà della visione che sognava la definitiva affermazione del «terzo occhio» si è dovuta accontentare del «terzo braccio» : una «longa manus» che consentiva in tempo reale di annullare le distanze e i disagi tra poltrona e televisore. Nel territorio dei colti il telecomando diventò subito un’incarnazione del surrealismo o del postmoderno: strumento dello spettacolo totale, affossatore dei tempi morti, artefice principale dello stile narrativo del nostro tempo. Il disordine affannoso delle troppe tv cominciava ad offrire materiale in abbondanza allo spettatore-bricoleur che provava così a ricostruire un tutto armonico con spezzoni di scarto. Quasi per incanto, il telecomando diventò un potente mezzo creativo, che dissolveva l’ufficialità dei palinsesti e apriva vie traverse a collage unici e irripetibili. I teorici dal simbolo facile individuarono presto nel telecomando il nuovo simulacro del potere familiare (neanche a dirlo, poi, la forma di questo scettro non sfuggiva al ben fornito catalogo dell’universo fallico): la bottoniera impartiva sì ordini alla tv ma, per un processo metonimico, anche all’intera famiglia: «Notte italiana, c’è una luce blu, è in ogni casa che brilla la tivu /e tutti intorno seduti a guardare davanti a questo nuovo focolare. /Il padre al figlio dice "Senti un po’, solo un consiglio è quello che ti do /tu nella vita comandi fino a quando hai stretto in mano il tuo telecomando"» (Arbore-Mattone, 1987). Anche Renato Zero dedicò una canzone all’oggetto. Per non parlare della geniale curiosità di Fruttero &Lucentini, che nel romanzo «Il Palio delle contrade morte» (1983) si servirono di questa bacchetta magica per evocare una sorta di mimetismo della visione televisiva: «Più che comprensibile, pensa l’avvocato, che il telecomando cercasse freneticamente di meglio. Solo che anche gli altri canali erano una pena. Un interminabile documentario sul Palio, tutto infiorato di cenni storici sul Medioevo e appropriate spiegazioni tecnico-folcloristiche. Poveri noi. Tac: cereali, elettrodomestici. Grazie tante. Tac: casalinga frustrata e libidinosa, marito noioso e stanco, crisi coniugale, pianti, scene, futile scambio di luoghi comuni. Per l’amor del cielo. tac: shampo e Scattomint. Tac...» . Adesso, con il passaggio al segnale digitale e l’avvento dei decoder, di telecomandi ne abbiamo tre o quattro: un vero inferno, la comodità si è trasformata un’altra volta in disagio. Forse, con l’invenzione di Microsoft, risolveremo il problema. Ognuno, seduto davanti al proprio schermo, impartirà ordini al maggiordomo televisivo, nella speranza che questi capisca le varie lingue e, se possibile, anche le inflessioni dialettali. Il problema, se mai, esploderà in quei rari momenti in cui tutta la famiglia sarà ancora seduta davanti alla tv. A chi darà retta il nuovo telecomando? A chi urlerà più forte? Proprio come nelle discussioni dei talk televisivi? Aldo Grasso