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 2011  gennaio 07 Venerdì calendario

LA NUOVA TRINCEA DEL TESORO: NESSUNA RISERVA DA SPENDERE — A

scanso di equivoci, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, l’ha voluto subito mettere in chiaro. Il fabbisogno del 2010, cioè la differenza tra entrate e uscite di cassa del bilancio, è stato di oltre 16 miliardi più basso del previsto, ma non è il caso di lasciarsi andare all’ottimismo, allargando i cordoni della spesa pubblica. E per far capire che non c’è nessun tesoretto da spendere, nel comunicato con cui il Tesoro ha annunciato i dati definitivi della cassa dello Stato, Tremonti ha sottolineato chiaro e tondo che i buoni risultati dipendono anche da uno slittamento al 2011 delle spese previste l’anno scorso, a cominciare dalla terza rata del prestito alla Grecia. Un altro messaggio molto chiaro indirizzato al partito trasversale della spesa facile, sempre in agguato, e ringalluzzito davanti agli spiragli aperti dall’incertezza politica che circonda le sorti del governo. Il calendario parlamentare, del resto, offre subito buone occasioni per affondare la «zampata» giusta. Il milleproroghe, per esempio, che è appena arrivato all’esame della commissione Affari Costituzionali del Senato, dove per giunta la maggioranza conta 13 voti e le opposizioni 14. Le richieste di nuovi interventi si stanno già affastellando: l’integrazione dei fondi per il cinque per mille dell’Irpef al volontariato, dove mancherebbero 100 milioni rispetto al necessario, e poi per le agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie destinate al risparmio energetico, tanto per cominciare. Il fatto è che il ministro dell’Economia non ha nessuna intenzione di mollare la stretta sui conti pubblici. Lo ha ribadito per l’ennesima volta anche ieri a Parigi: la disciplina di bilancio è, per Tremonti, uno dei quattri pilastri su cui basare l’uscita dalla crisi e la ripresa dell’economia in tutta Europa. «Nessun Paese in Europa sta facendo deficit spending. Anzi -ha ricordato ieri il ministro dell’Economia -tutti fanno l’opposto» . Cioè tagliano, riducendo i programmi di spesa. Il messaggio è indirizzato ovviamente anche ai ministri, alcuni dei quali, non ancora passata una settimana dall’avvio dell’esercizio 2011, hanno già cominciato a lamentarsi delle scarse risorse a disposizione. La linea adottata dal Tesoro, davanti alle richieste che stanno arrivando dai suoi colleghi, è imperativa: per finanziare nuovi programmi le risorse vanno individuate dentro il bilancio di ciascun ministero. Esattamente come ha fatto il Guardasigilli, Angelino Alfano, recuperando nella contabilità del ministero di Grazia e Giustizia i fondi necessari all’informatizzazione dei tribunali. Di nuovi interventi di finanza pubblica si parlerà solo a maggio-giugno, in vista del decreto estivo di manutenzione della Legge di Stabilità. E fino ad allora sarà durissima spuntare qualche euro al ministero dell’Economia, che per giunta sarà impegnato in quegli stessi mesi nel delicato confronto con Bruxelles ed i ministri dell’Eurogruppo sulla verifica del processo di convergenza dei conti pubblici italiani verso gli obiettivi di Maastricht. Nel frattempo l’intenzione del Tesoro è quella di spingere sulle riforme già impostate, il federalismo, con la messa a punto dei decreti legislativi di attuazione, e la riforma fiscale, che tuttavia presuppone tempi lunghi, e dovrà garantire un effetto neutro sui conti pubblici. Prima si razionalizza, si semplifica il sistema e si chiudono i buchi all’evasione. Poi, se da quest’operazione scaturiscono risorse, come Tremonti crede, si potranno anche ridurre le aliquote. Per gli stessi motivi sembra quasi impossibile immaginare l’introduzione rapida del quoziente familiare fiscale, che chiede il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ed alla quale ha sempre strizzato l’occhio anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La riforma fiscale è delicata, soprattutto in un momento in cui gli occhi dei mercati si concentrano sui Paesi euro, pronti a colpire ogni debolezza. «È necessaria, ma difficile» ha sempre detto Tremonti. Escludendo, anche qui, qualsiasi fuga in avanti.
Mario Sensini