Stefano Bartezaghi, la Repubblica 6/1/2010, 6 gennaio 2010
QUELL’INDECISIONE CHE SPINSE PARSIFAL A CERCARE GRAAL
Rossore, balbettio, incroci fantozziani di «diti». La fortuna aiuta gli audaci, ma carezza i timidi, che si fanno sempre benvolere con i loro modi schivi e i loro sguardi da cerbiatto. Non fare il timido, si dice: così chi stava arrossendo, arrossisce il doppio.
In letteratura, il timido è Parsifal. Puro di cuore e istruito alla modestia, Parsifal non pone la domanda che dovrebbe porre, alla corte del Re Pescatore. Di lì, la condanna a cercare il Graal senza mai trovarlo. In un mondo oramai privo di Graal, non è piacevole avere a che fare con qualcuno che manifesta timidezza nel fare quel che deve. Uno stopper, una professoressa universitaria, un maître di ristorante, una giornalista, un primo violino non possono svolgere la loro professione con timidezza. L´avvocato che si fa paonazzo se una bella ragazza lo guarda è un timido; l´avvocato che non prende la parola davanti alla Corte al momento giusto è un incapace.
Occorre quindi superare la timidezza, e per questo esistono appositi metodi e tecniche che si apprendono con quei corsi molto graditi dai quadri aziendali che hanno così la scusa per passare qualche mezza giornata fuori dall´ufficio. Non si sa se tali addestramenti, debitamente approfonditi, possano portare al controllo della sudorazione, ma sino a fare in modo che un disgraziato svolga una relazione anche se l´intero Consiglio d´Amministrazione lo sta guardando con palese scetticismo ci si può certo arrivare. Una volta ci arrivava persino la scuola: ma, si sa, le cose poi sono cambiate.
Oggi la società delle apparenze e di quella che una pubblicità (profumi? collant?) chiamava "la pèrformance" (con l´accento dove lo mettono assicuratori e commentatori di bar sport) parrebbe richiedere a tutti parlata magari scorretta ma fluente; salivazione e sudorazione nella norma; sguardo fiero; pancia in dentro e petto in fuori. I fatti sono poi un´altra cosa, ma noi badiamo alle apparenze. E allora ogni Cristiano scopre dentro di sé il suo Cyrano, una voce ben impostata che gli detta i suoi discorsi e fa innamorare la sua bella, convincendo non solo Rossana ma anche sé stesso che proprio quella sia la sua vera voce.
Ci vorrebbe una riforma costituzionale che iscrivesse tra i principi inderogabili della nostra convivenza civile: "Passati i diciotto anni, la timidezza non è più una scusa". Già perché con l´età che veniva detta (forse a torto) "della ragione" la timidezza si biforca: come la lingua dei mentitori. Uno vi saluta solo quando ha bisogno di voi? State certi che chi lo conosce bene vi verrà a spiegare "È che in realtà è un timido". Temi l´ira dei deboli: e soprattutto guàrdati dai soprusi dei timidi. Tanto apprezzata nei bambini più piccoli, la timidezza diventa un monstrum caratteriale negli adulti. Si alterna o si ribalta nel suo contrario, così che regolarmente degli aggressivi si dice: è una reazione alla timidezza. Un solo esempio: pare di aver saputo che José Mourinho è, in realtà, un timido. Sì, e forse da ragazzo anche Mike Tyson era un fragile Mammolo.