Angelo Aquaro, la Repubblica6/1/2010, 7 gennaio 2011
BOEHNER APRE LA NUOVA CAMERA "CANCELLEREMO L´AGENDA DI OBAMA"
Quando la mano di John Boehner, il sessantunenne deputato dell´Ohio che stava per giurare come 61esimo Speaker della Camera, è volata nel taschino interno della giacca, gli interi Stati Uniti d´America hanno trattenuto il respiro. Lo farà? Non lo farà? L´ha fatto: John Boehner s´è portato il fazzoletto al naso, bandiera bianca sulla bella cravatta celeste, e ha pianto, asciugandosi la lacrimuccia.
Eccolo l´uomo forte dei repubblicani che hanno riconquistato la Camera (242 contro 193) e si sono rafforzati al Senato (più cinque) nel 112esimo Congresso degli Usa. Boehner, che aveva pianto di felicità anche la notte del 2 novembre, quando il Grand Old Party ha dato a Barack Obama quella che il presidente ha definito una «batosta», non s´è trattenuto nel momento in cui Nancy Pelosi, la Speaker uscente, ha indicato lì nell´aula la moglie Debbie e le figliole. Giusto un attimo: il tempo di ricevere dalle mani dell´amata nemica - che ha ringraziato i colleghi per aver servito «come prima donna speaker e prima italoamericana» - il martellone con cui dovrà tenere a bada la Camera, che è l´ala del Congresso più potente.
Obama auspica una coabitazione pacifica. E la stessa Nancy "Botox", come la chiamano i nemici cattivi, ha invocato sul Congresso «e sul nuovo Speaker» lo spirito di John F. Kennedy, di cui ricorre il mezzo secolo di insediamento. Ma sotto la lacrimuccia John il Piagnone, da ieri terza carica dello Stato, ha sfoderato subito gli artigli. Porteremo avanti la nostra agenda con trasparenza, restaureremo la fiducia nella «Camera del popolo», seguiremo saldamente i principi della Costituzione ma cambiando «le regole sbagliate» della precedente gestione.
I repubblicani accusano gli avversari di aver fatto ampio ricorso a leggi omnibus e emendamenti per portare avanti l´agenda ad alto contenuto sociale di Obama. Che adesso promettono di smantellare. A partire dalla madre di tutte le riforme, quella sanitaria, già questo lunedì oggetto di un voto altamente simbolico. Ma la vera questione da affrontare è quella del debito pubblico, la cui dimensione presto «eclisserà quello della nostra economia». «Uno su dieci tra i nostri vicini è disoccupato», dice Boehner, senza però fornire nessuna specifica di quella offensiva legislativa che il nuovo Congresso ha promesso di lanciare nelle prossime tre settimane: prima, cioè, che Obama presenti la manovra agli inizi di febbraio.
Meno brividi al Senato in cui si è reinsediato Harry Reid: proprio l´uomo che Obama ringraziò più degli altri per il lavoro fatto sulla sanità. Il leader della minoranza, Mitch McConnell, ha detto di aspettarsi di poter lavorare ancora «insieme». Ma ha messo in guardia contro l´arma che i democratici stanno studiando: una modifica delle regole che potrebbe ridurre il filibustering e così il peso dei repubblicani (51 a 47 il vantaggio del partito di Obama, più i due indipendenti che votano con la maggioranza).
La verità è che il Gop dovrebbe cominciare a guardarsi anche dalle sue fila. Il Tea Party che ha determinato la vittoria è un partito nel partito, 126 alla Camera e 15 al senato. Ieri i tanti Mr. Smith sbarcati al Congresso - una novantina di matricole - hanno provato a nascondere l´emozione. Ma dal senatore Marco Rubio, l´Obama repubblicano venuto dalla Florida, all´onorevole Kristi Noemi, la bella ranchera del South Dakota che il Gop ha scelto come donna-immagine, saranno loro a tenere banco nei prossimi due anni che rischiano di cambiare l´America. E il destino di Barack Obama.