GIORGIO CELLI, La Stampa 5/1/2011, pagina 25, 5 gennaio 2011
I pensieri segreti delle piante - In un suo saggio, Peter Medawar, si è chiesto se, per caso, non sia possibile parlare di etologia delle piante
I pensieri segreti delle piante - In un suo saggio, Peter Medawar, si è chiesto se, per caso, non sia possibile parlare di etologia delle piante. Ho cercato di rispondere al quesito in un mio libro recente («Le piante non sono angeli», Baldini e Castoldi Dalai) e, tanto per cominciare, mi sono chiesto: se l’etologia è la scienza del comportamento degli animali, si può parlare anche di comportamento nelle piante? Vediamo un po’. La mimosa sensitiva è una piccola pianta di origine messicana, da sempre nota perché, se si sfiorano le sue foglioline, con la mano, queste si piegano bruscamente su loro stesse, come se provassero ribrezzo per quell’importuno contatto. Ma, sentite questa, se si ripete l’operazione più volte, la mimosa va incontro a un processo che potremmo definire di assuefazione, diminuendo progressivamente la sua reattività, fino alla cessazione del fenomeno. Come non pensare a una forma, non solo di assuefazione, ma di apprendimento? Mettiamoci ora seduti comodamente accanto a un ceppo di vite, che esibisce un lungo viticcio sospeso a mezz’ aria. Il viticcio compie dei movimenti circolari molto lenti, anche se percepibili a condizione che l’osservatore abbia un po’ di pazienza, e per questo ho prescritto che sia seduto. Il viticcio compie quelle sue esplorazioni alla ricerca di un sostegno, un bastone o qualsiasi altro supporto a cui avvinghiarsi con la souplesse di un serpente. Potremmo affermare, correndo il rischio di essere accusati di uno sfacciato antropomorfismo, che quel viticcio manifesti una vera e propria intenzione? Salvare il polline E quei fiori, che chiudono i loro petali alla sera per riaprirli al mattino, intendono, se è giusto dir così, salvare il loro polline dalla rugiada notturna che ne farebbe una pappa, secondo quanti alcuni credono? Ma torniamo alla nostra mimosa sensitiva: il meccanismo che fa muovere le sue foglioline è molto semplice. Si tratta di una macchina idraulica: delle cellule poste alla base del picciolo si gonfiano e si sgonfiano d’acqua, consentendo il movimento. Però, a questo punto, nasce un curioso problema. Quando io stringo la mano a pugno, è il cervello che dà l’ordine. Alle cellule summenzionate chi dà l’ordine di variare il carico idrico? In altre parole, esiste, forse, nelle piante una sorta di sistema nervoso nascosto così bene che non l’abbiamo ancora scoperto? Succede lo stesso per la chiusura fulminea della trappola di cui sono dotate le piante carnivore. Anche in questo caso esistono dei peli particolarmente sensibili, specializzati per reagire al contatto come il grilletto di un fucile. Di recente ho visto un film sulla scalata di una liana a un albero. La pellicola era stata girata con la tecnica dei fotogrammi ottenuti a diverse distanze di tempo e proiettati tutti insieme, velocizzando il fenomeno osservato. Bene, quella liana si comportava in maniera incredibilmente simile a quella di un pitone. Ma esistono, nelle piante, degli eventi davvero misteriosi, che gli studiosi di botanica si sforzano ancora di capire. Seminate una cuscuta, pianta parassita, che ha l’abitudine di avvolgersi a un’altra per succhiarle la linfa elaborata, che lei, senza clorofilla, è inabilitata a produrre. Mettete poi un’ asta di vetro che, come tale, non può emanare alcuna sostanza olfattiva, né produrre delle molecole che si diffondano nel suolo, al centro del campo di cui la cuscuta è posta sul perimetro. La nostra pianta parassita comincia a crescere in direzione dell’asta di vetro, che dovrà servirle da supporto, ma che, scoperto che non ha linfa da offrire, sarà abbandonata ben presto. Già che la cuscuta prenda quella direzione di crescita è sorprendente, ma è ancor più sorprendente il fatto che, se spostiamo l’asta di vetro, lei cambi rotta in conformità. La pianta è dotata di qualche occulto sistema ottico? Sa leggere una qualche misteriosa variazione del campo elettromagnetico? Ma in questo caso si potrà pure parlare di movimento intenzionale! L’assalto dei nemici Le piante sono state sempre considerate degli organismi passivi, che sembrano non partecipare per nulla a quella lotta per la vita che Darwin ha posto nel cuore delle comunità dei viventi. Se fosse così, come avrebbero potuto sopravvivere all’assalto delle costellazioni dei loro nemici, dai grandi erbivori agli insetti fitofagi, dalle crittogame ai virus, dando origine a delle immense foreste planetarie? Il fatto è che le piante si difendono ferocemente con i mezzi meccanici delle spine, e quelli chimici dei veleni, con una produzione di semi a perdere spesso incommensurabile, ma anche stilando trattati di alleanza con certe specie animali per affidare loro dei compiti dei quali sono diventate incapaci di assolvere. Per superare le barriere della consanguineità hanno fatto ricorso agli insetti come postini di polline, inventando i fiori come cartellone pubblicitario di un self-service, dove si offre il nettare, e per portare in giro i semi hanno fatto alleanza con le formiche carnivore, dando loro in pasto una sorta di tumore che cresce sul seme, l’elaiosoma, che ha un piacevole sapore di carne di insetto. Si può parlare, come ha fatto il poeta belga Maurice Maeterlinck, dell’intelligenza dei fiori? E di quella dei semi, perché no? In parole povere, le piante sarebbero capaci di pensare? Si può supporre, ai confini della fantascienza, che ci sia il fantasma di uno psichismo in ogni loro cellula, proprio come nell’ameba, che sotto il microscopio esibisce delle strategie di caccia, paragonabili, secondo Jennings, a quelle di un leopardo che insegua una gazzella nella savane del Serengeti. Una faccenda ancora tutta da studiare.