Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 5/1/2011; Alberto Gattegno, Il Sole 24 Ore 5/1/2011, 5 gennaio 2011
IL COTONE RISCHIA NUOVI RINCARI
Dopo un 2010 da brivido – con prezzi raddoppiati, fino a livelli che non si vedevano dai tempi della Guerra civile americana – il cotone rischia di non aver ancora esaurito la sua corsa. Per il resto della stagione, per altri sette mesi dunque, l’International Cotton Advisory Committee (Icac)ritiene possibili «forti pressioni sui prezzi» e una volatilità addirittura «accresciuta» rispetto a quella, già estrema, sperimentata nell’ultimo anno.
A suscitare allarme, in un contesto di scorte limitate, è soprattutto la scarsità di cotone ancora disponibile per l’export: benché la stagione non sia neppure a metà (l’avvio ufficiale è stato il 1° agosto) l’Icac stima che il 90% degli 8,3 milioni di tonnellate di cotone destinati, a livello globale, all’esportazione, abbia già trovato un destinatario. Nei mesi a venire potrebbe quindi essere molto difficile reperire forniture, in caso di necessità.
Nello specifico, gli Stati Uniti hanno già impegnato 3,1 milioni di tonn. di cotone, ossia il 90% dell’export previsto per il 2010-11. L’India, secondo esportatore, ha già esaurito le quote, inferiori a un milione di tonn, finora assegnate dal governo (anche se New Delhi ha promesso che a metà gennaio ne valuterà un eventuale aumento). Brasile e Australia, infine, restano un incognita: in risposta ai prezzi record – osserva l’Icac – la loro produzione si sta espandendo molto, ma fino ad aprile non potrà fisicamente raggiungere i mercati.
Rispetto a un mese fa l’Icac non ha modificato le sue previsioni sui consumi mondiali (che si attende pari a 24,6 milioni di tonn, stabili rispetto al 2009-10) e ha addirittura alzato, sia pure di appena 100mila tonn, quelle su produzione e scorte (rispettivamente a 25,1 e 9,4 milioni di tonn). Ma non è da escludere che in futuro ci possano essere revisioni al ribasso.
In Australia migliaia di ettari di coltivazioni – che già in marzo avevano subìto inondazioni – sono infatti di nuovo sott’acqua nel Queensland, stato responsabile di un terzo della produzione di Canberra. E la situazione meteorologica è oggi particolarmente allarmante, anche se Cotton Australia afferma che non sarà possibile valutare gli eventuali danni prima del week-end. In questa stagione, tuttavia, gli agricoltori hanno triplicato le aree destinate al cotone, portandole a 650mila ettari, per cui il raccolto dovrebbe essere comunque da record, intorno a 4 milioni di balle. Sissi Bellomo - UN ANNO DA PRIMATO PER IL CAFFÈ - Come nella migliore tradizione, il mercato del caffè ha concluso l’anno 2010 con veri fuochi d’artificio, segnando i massimi dell’anno.
Sulla Borsa del caffè robusta di Londra lo scorso mese si era aperto con quotazioni al minimo mensile di 1.800 dollari per tonnellata. Con bella progressione si era poi arrivati ai 2.065 $/tonn. dell’ultimo giorno dell’anno, con un aumento del 14,7% circa.
Nell’altro mercato mondiale del caffe, la Borsa che quota gli arabica a New York, l’andamente è stato analogo, con una partenza da 203,30 cents per libbra sulla prima posizione (consegna dicembre) e 203,65 sul contratto «marzo», entrambi minimi mensili. Anche in questo caso, nel corso del mese c’è stato un susseguirsi di aumenti. La prima posizione è spirata il 17 dicembre con una quotazione di 225,25 cents/lb ed in seguito il future per consegna marzo è aumentato fino ai 239,65 del penultimo giorno di contrattazioni, con un incremento del 17,7% circa.
Per quasi tutto il 2010 d’altra parte abbiamo visto le Borse a termine del caffè macinare aumenti, tant’è vero che su Londra le quotazioni segnavano il minimo annuale l’8 marzo a 1.190 $/tonn, mentre a New York il minimo era stato toccato il 25 febbraio con 127,70 USc/lb. Entrambe le Borse, come abbiamo detto, chiudevano l’anno sui massimi. Tra minimo e massimo i caffè robusta a Londra sono aumentati del 73,5% e gli arabica a New York dell’87,5 per cento.