Laura Ricci, Il Messaggero 4/1/2010, 4 gennaio 2010
SCRIVETE E MOLTIPLICATEVI
In principio ci fu l’intuizione di Alessandro Baricco. Esattamente sedici anni fa, quando ancora in Italia si pensava che il talento letterario non avesse bisogno di essere aiutato e i pochi corsi di scrittura creativa erano relegati ai margini della societas letteraria, la Scuola Holden (www.scuolaholden.it) aprì i battenti a Torino con la convinzione che “un romanziere, uno sceneggiatore, un giornalista o un inventore di videogiochi, siano, prima di tutto, narratori. E lo stesso vale per un autore di teatro o un disegnatore di fumetti. Vengono tutti dalla stessa terra: la terra della narrazione. Così cerchiamo di insegnare ai giovani a conoscere quella terra”. I maligni si chiesero: ma come, proprio noi, popolo di santi, navigatori e poeti, avremmo bisogno di andare a scuola per imparare a scrivere? L’iniziativa riscosse così tanto successo che oggi, oltre al corso biennale (con tanto di voti, perché pur sempre di una scuola si tratta), si sono aggiunti diversi pacchetti compreso un corso di scrittura on line e la Palestra, sorta di mini percorsi propedeutici incentrati sul racconto breve, oppure HoldenClub dove si è seguiti da un tutor personale per sviluppare passo passo un progetto narrativo. Tornando al corso principale, quello di Scrittura&Storytelling, l’ammissione è rigorosamente a numero chiuso, massimo una trentina di allievi per biennio, con prezzi che oscillano tra i 4700 ai 7700 euro annui (c’è la possibilità di accedere a borse di studio, la scuola è sostenuta da Regione Piemonte, Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Devoto Oli).
Dall’intuizione di Alessandro Baricco ne è passata di acqua sotto i ponti e le scuole nel frattempo sono letteralmente proliferate. E allo stato attuale delle cose a nessuno o quasi verrebbe più in mente di chiedersi se il gioco vale la candela. In fondo una scuola di questo tipo è innanzitutto un ritrovo per condividere la stessa passione, per diventare lettori più consapevoli, al limite per trovare un punto di contatto tra la propria opera e il mondo editoriale. C’è il corso di scrittura legato a un singolo autore, che di anno in anno ha saputo farsi apprezzare per le sue doti didattiche. Uno dei più noti in questo senso è quello tenuto a Milano dallo scrittore di noir Raul Montanari (www.raulmontanari.it) che dal 1999 insegna presso l’associazione culturale Archivi del 900. Altrimenti ci sono i laboratori permanenti organizzati dalla casa editrice romana minimumfax (www.minimumfax.it) che riguardano Editoria, Cinema e Scrittura, oppure la Scuola Omero (www.omero.it) di Enrico Valenzi e Paolo Restuccia che può vantare una lunghissima attività sul campo (fin dal 1988, epoca cupa pre-sdoganamento Holden). Tra le ultimissime novità, ma il fenomeno è in costante crescita e un censimento esatto quasi impossibile-, segnaliamo la Bottega di Narrazione della nascente casa editrice Laurana (www.laurana.it) che si prefigge lo scopo ambizioso di non essere semplicemente un corso di scrittura ma una vera e propria officina che seguirà il lavoro di venti allievi per un intero anno. A presiedere le operazioni lo scrittore Giulio Mozzi (affiancato di volta in volta da altri scrittori: tra gli altri, Michele Mari, Silvia Ballestra, Giuseppe Genna, Antonio Scurati). Oppure sempre a Milano, la Piccola Scuola di Arti Narrative messa in piedi dall’editore Marcos y Marcos (www.marcosymarcos.com) che aprirà i battenti nel marzo 2011. Quaranta ore di lezioni ed esercitazioni distribuite su fine settimana alternati, anche qui con la presenza massiccia di ospitate: giornalisti, scrittori, editor. Ma non mancano idee anche più esotiche, tipo un corso intensivo della durata di un week end (venerdì, sabato e domenica, a partire da giugno 2011) al Castello Malaspina di Fosdinovo (www.castelloinmovimento.com). Imparare i rudimenti del mestiere scrittorio immersi in un’atmosfera incantata, tra arazzi nobiliari, torri merlate e armature cavalleresche, con editor e tutor sempre diversi.
Insomma, bando alle ciance. Finita l’epoca degli apprendistati solitari (i famigerati studi matti e disperatissimi!), in cui le case dei letterati somigliavano a celle monastiche o a luoghi romiti, parrebbe proprio che per diventare scrittori non ci sia più nessuna scusa.