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 2011  gennaio 05 Mercoledì calendario

COSTA D’AVORIO, SI TRATTA PER EVITARE LA GUERRA CIVILE

ABIDJAN - Un Paese ricco di risorse naturali - è il promo produttore modiale di cacao - ma con due presidenti, e sull’orlo della guerra civile. Per sbloccare la situazione una nuova missione africana è da ieri ad Abidjan, allo scopo di ottenere la resa del capo di stato uscente ivoriano Laurent Gbagbo e il trasferimento dei poteri al presidente riconosciuto dalla Commissione elettorale nazionale e dalla comunità internazionale, Alassane Ouattara.
Ai tre presidenti di Benin (Boni Yayi), Sierra Leone (Ernest Koroma) e Capo Verde (Pedro Pires) - inviati dall’Ecowas (Comunità economica dei Paesi dell’Africa Occidentale) già la scorsa settimana per una mediazione rivelatasi infruttuosa - si è unito, in rappresentanza dell’Unione Africana (Ua), il primo ministo del Kenya, Raila Odinga.
I quattro mediatori africani intendono incontrare, dopo aver visto Gbagbo nel palazzo presidenziale, Ouattara nel suo quartier generale installato nel Golf Hotel della capitale, protetto da circa 800 Caschi Blu delle Nazioni Unite ma anche praticamente assediato da un “secondo anello” di militari ivoriani fedeli al presidente uscente. Quest’ultimo, nonostante le reiterate minacce di «intervento militare», finora non ha dato alcun segno di disponibilità a lasciare il potere.
Il massimo che ha concesso, in dichiarazioni tv, è un riconteggio dei voti del ballottaggio dello scorso 28 novembre. Ma su questo punto è la comunità internazionale a dire un secco «no», tenuto conto che la vittoria di Ouattara è stata certificata dagli osservatori delle Nazioni Unite.
Secondo le dichiarazioni d’intenti degli inviati africani, la mediazione non prevede dunque «alcun compromesso» ma vuole definire nei dettagli le modalità da mettere in campo per «facilitare» il ritiro di Gbagbo «in modo che possa trasferire le sue funzioni (di capo di stato a Ouattara) in modo dignitoso». Secondo fonti della Bbc, a Gbagbo verrà offerta una amnistia e la garanzia che i suoi beni non verranno toccati.
Ieri sera la situazione appariva ancora bloccata, anche se aumentava il timore che il fallimento del dialogo possa far ripiombare in una spirale di violenza un Paese che, nostante una ormai decennale crisi politico-militare, resta una delle maggiori potenze regionali. Il segretario generale dell’Onu, Ban ki-Moon, ha garantito il suo appoggio a Ouattara, sottolineando di essere «allarmato» per le informazioni circa le «violazioni dei diritti umani» compiute da forze vicine al presidente uscente.