Varie, 4 gennaio 2011
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Figes Orlando
• Londra (Gran Bretagna) 20 novembre 1959. Storico • «[...] docente di storia al Birbeck College di Londra [...] doveva la sua fama a “La danza di Natasha”, una storia culturale della Russia tradotta in tutto il mondo, e a “Sospetto e silenzio: la vita privata nella Russia di Stalin” [...] quando Rachel Polonsky, autrice del volume “Molotov’s Magic Lantern”, si è imbattuta in un paio di stroncature che assomigliavano a due pugni nello stomaco. “Un libro terribile. È difficile capire perché sia stato pubblicato”. “Questo è un libro denso e pretenzioso, scritto comodamente da dentro una macchina con autista”. Entrambe erano firmate dallo stesso utente: tale Historian. Alla Polonsky sono bastati un paio di clic per scoprire che lo stesso trattamento era stato riservato anche ad altri colleghi, esperti come lei di storia russa: in particolare Kate Summerscale e Robert Service. Dopo che Summerscale aveva vinto il premio Samuel Johnson, ad esempio, il misterioso recensore aveva scritto: “Non capisco come i giudici abbiano potuto decidere a favore di questo libro. Ma cosa ci hanno visto?”. Historian sembrava avere un solo mito: Orlando Figes. I commenti su di lui? “Uno storico che ha un dono speciale, sa raccontare”. E ancora: “Un uomo che spero non smetterà mai di scrivere”. Dopo qualche giorno, quanti ne sono bastati alla Polonsky per accorgersi che Historian aveva lo stesso indirizzo di Figes, e lo scandalo finisce sulle pagine del supplemento letterario del Times. In pratica un romanzo d’appendice a puntate. All’inizio Figes mostra gli artigli. Per la serie: tutto falso, vogliono farsi pubblicità, ci penserà il mio avvocato. Poi la sua difesa comincia a puzzare di bruciato. Non sarebbe stato lui a scrivere le recensioni, bensì la moglie Stephanie Palmer, esperta di diritti umani e docente di diritto a Cambridge. Imbarazzante [...] anche l’ultima maschera è caduta. Lo storico ha confessato quello che tutti avevano già capito. Figes “Historian” ha chiesto scusa al suo avvocato per avergli raccontato fandonie e si è cosparso il capo di cenere. Ha ammesso di aver fatto “un errore folle” e pagherà i danni ai colleghi» (Francesco Moscatelli, “La Stampa” 19/7/2010).