Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 04/01/2011, 4 gennaio 2011
L’ANNO NUOVO SENZA PONTI? FESTEGGIAMOLO ALLA RUSSA - A
noi che siamo un popolo appassionato di ponti festivi potrebbe tornare utile gettare uno sguardo a quello che fa un Paese che del prolungamento delle feste ha fatto una vera e propria scienza, vale a dire la Russia. In realtà il 2011 che per noi è avaro di occasioni per unire due festività con un solo giorno di ferie (niente 25 aprile o 1 ° maggio, niente Natale che cade di domenica) per i russi è prolifico di occasioni «pontiste» . In più, dalla loro, i russi hanno la legge: l’articolo 112 del codice del lavoro stabilisce che se una festa nazionale capita di giorno non lavorativo, vale a dire di sabato e domenica, si recupera. Sì, avete capito bene: il giorno festivo non viene perso. In più il governo dell’amatissimo Vladimir Putin (forse anche questo contribuisce al suo successo) studia apposta il modo per prolungare le festività.
Il caso più clamoroso è quest’inizio di 2011. Da sei anni Putin ha stabilito che la festa del primo dell’anno dura cinque giorni. È ipotizzabile che qualcuno, dopo aver degnamente celebrato il Capodanno (già il 31 la giornata lavorativa è ridotta), possa presentarsi sobrio sul posto di lavoro il 2? O il 3? Per sicurezza, ha deciso il legislatore russo, meglio arrivare al 6, visto che comunque anche prima erano pochi quelli che erano in grado di raggiungere l’ufficio o la fabbrica. Quest’anno, però, il primo era sabato e quindi il 6 è stato dichiarato festa. Ma il 7 gennaio si celebra il Natale ortodosso ed è comunque festivo. Otto e 9 sono sabato e domenica e il 10 è stato anche lui dichiarato festa perché il 2 (festivo) era domenica. È un po’ complicato, ma il risultato è fantastico: in tutta la Federazione Russa non si lavora fino all’ 11 gennaio.
I ponti rinfrancano lo spirito e non sono così dannosi per l’economia, dato che chi non lavora in genere va in giro e spende soldi. E in Italia il turismo dà lavoro a due milioni e mezzo di persone e crea il 10 per cento del prodotto interno. E allora? Jonathan Swift la chiamerebbe «una modesta proposta» (il grande scrittore satirico suggeriva di risolvere il problema della povertà in Irlanda mangiando i bambini): senza esagerare, in questo caso, potremmo copiare qualcosa dai russi.
Fabrizio Dragosei