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 2011  gennaio 04 Martedì calendario

IL GRAFICO CHE INIZIÒ DA AMBULANTE

Pape Fall Alassane, classe 1975, è un imprenditore di origine senegalese che ha un’azienda grafica in provincia di Venezia, con tre dipendenti e dei collaboratori occasionali che gli consentono di affrontare al meglio i momenti in cui il flusso di lavoro aumenta. La sua azienda si occupa di grafica a 360 gradi, sia off che online: dai biglietti da visita alla realizzazione di portali web.

«Sono in Italia dal maggio del 1999. Sono arrivato principalmente perché i miei amici che già erano venuti in Italia mi dicevano: "Vieni, vedrai che fai i soldi!". In Senegal (io sono di Dakar) avevo conseguito la laurea breve».

Gli inizi per Alassane sono stati quelli consueti: «Ho cominciato, come più o meno tutti, con la gavetta: in Sardegna come ambulante in estate, per poi diventare operaio. Nel 2005 ho ottenuto il mio primo posto "regolare" in Veneto, in una azienda che faceva accessori nautici, dove mi occupavo di controllo qualità. Il metodo per trovare lavoro è sempre quello: girare per le zone industriali curruculum alla mano. Dopo un anno andavo alle fiere, ma comunque non era il mio campo».

Al suo arrivo, Alassane non conosceva una parola della nostra lingua. «Ho imparato l’italiano dopo essere arrivato, tutto da autodidatta. Mai preso una lezione, ma sin da quando ero in Sardegna parlavo molto, soprattutto con i bambini e con i vecchi. Ora so anche un po’ di sardo e di veneto!».

«Dal 2005 per un anno e mezzo sono rimasto nell’azienda di accessori nautici. Nel frattempo ho conosciuto la mia compagna, una donna italiana che fa anche lei la grafica. E proprio con lei ho trovato la forza di mettermi in proprio: in due forse ci si può riuscire. E quindi, a metà 2007 sono diventato imprenditore. Io sono il titolare dell’impresa, la mia compagna è account e si occupa dei progetti di sviluppo, mentre io procaccio i clienti».

Per Alassane, alcune difficoltà per un imprenditore che viene da un paese straniero comunque ci sono: «Qualcosa cambia inevitabilmente quando si decide di intraprendere un’attività imprenditoriale: ora devo essere più responsabile, devo organizzarmi meglio». Ma le difficoltà più grosse da affontare sono comuni a quelle dei suoi colleghi nati in Italia: «La cosa più difficile è farsi pagare le fatture! Inoltre, è molto dura riuscire a crescere qui in Italia perché siamo supertassati».

In conclusione? «Non credo di essere stato particolarmente fortunato - conclude Alassane – mi sono però dovuto impegnare parecchio, soprattutto sul lavoro. E ho dovuto cambiare un po’ stile di vita, per esempio, rinunciando ai miei dreadlocks». E episodi di razzismo? «Sicuramente, per uno come me, c’è la difficoltà che, quando ti ritrovi di persona davanti a un possibile cliente, senti inizialmente un certo muro. Ma poi passa: quando il progetto è partito, tutto va liscio. Ma questo non è razzismo, è una cosa normale. È come quando cambio pizzeria: è naturale che la prima volta io cerchi di prendere piatti più semplici per giudicare la cucina; poi, se il posto mi piace, mi posso lanciare su piatti più elaborati. Il razzismo, secondo me, è un’altra cosa».