F. S., Il Sole 24 Ore 4/1/2010, 4 gennaio 2010
IMPRENDITORI STRANIERI OLTRE QUOTA 600MILA
La crisi non ha scoraggiato gli imprenditori stranieri, anzi: il loro numero in Italia è cresciuto, nel biennio che va dal terzo trimestre dello 2008 al terzo trimestre del 2010, del 9,2% – raggiungendo il totale di 621.830 – in controtendenza rispetto a quanto è avvenuto per gli imprenditori italiani, il cui numero è invece calato, nel medesimo periodo, dell’1,2%. I dati sono ottenuti da uno studio della Fondazione Leone Messa, che fa riferimento agli ultimi numeri resi disponibili da Infocamere.
Per quanto riguarda i settori di attività, l’imprenditoria etnica risulta essere maggiormente dedita alle attività commerciali e all’edilizia (con incidenze pari, rispettivamente, al 29,5% e al 22,5%), alla manifattura (10,1%) e alla ristorazione (8,6%). Anche a livello territoriale, esistono maggiori specializzazioni in alcuni settori: nelle aree del Nord Italia e in alcune del centro, per esempio, il settore più numeroso appare quello delle costruzioni, mentre nel Sud prevale nettamente quello commerciale. Inoltre, in Italia ogni quattro imprenditori stranieri uno è donna. Le imprenditrici straniere gestiscono innanzitutto attività nel settore della ristorazione, dove quasi la metà delle imprese sono a guida femminile, mentre nel commercio e nella manifattura esse rappresentano, rispettivamente, il 27,1% e il 29,5% del totale. Inoltre, in media gli imprenditori stranieri sono giovani: infatti, il 64,7% ha tra 30 e 50 anni, mentre addirittura il 10,3% non ha ancora compiuto i 30 anni.
Passando alla diffusione geografica delle imprese etniche, possiamo notare come, in valore assoluto, le tre province che ospitano il maggior numero di imprenditori stranieri siano quelle di Milano, Roma e Torino, nonostante nel capoluogo lombardo la variazione percentuale nell’ultimo biennio sia di solo il 5,6%: un valore decisamente più basso rispetto a quello delle tre province che hanno fatto registrare i tassi di crescita più alti, che sono Prato (+17,7%), Pavia (ancora +17,7%) Savona (+16,3%) e Rieti (+16,2%), mentre soltanto Nuoro (-2,3%) ha mostrato nel periodo in esame un tasso di crescita negativo. Per quanto riguarda la densità complessiva degli imprenditori stranieri rispetto al totale, il primato spetta a Prato e Trieste, con una incidenza sul totale del 15,3% e del 10,9% rispettivamente, seguite da Teramo (10,2%) e Gorizia (10%).
Per i paesi di provenienza, dalla ricerca si evince che marocchini, rumeni e cinesi sono le tre nazionalità più rappresentate, seguite da svizzeri e tedeschi. In totale, queste cinque nazioni raccolgono insieme quasi il 40% degli imprenditori stranieri presenti nel nostro paese.
Ma la distribuzione a livello regionale appare molto variegata: per esempio, i marocchini sono più presenti in Calabria, Campania e in Emilia Romagna, mentre i cinesi in Toscana, Veneto e nelle Marche. La nazionalità con il numero più alto di presenze in Sardegna è invece quella senegalese, mentre in Lombardia prevalgono gli egiziani. Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, «oltre ad essere un fenomeno sempre in continua evoluzione, quello dell’imprenditoria etnica non sembra aver subito il contraccolpo della crisi, almeno in termini di numerosità. Essi continuano a crescere mostrando buona vivacità imprenditoriale, dimostrando probabilmente una maggiore flessibilità ed adattamento all’evento recessivo».