Francesco Borgono, Libero 04/01/2011, 4 gennaio 2011
IL MANUALE DELLA PERFETTA TELEMARTIRE
Sulla copertina, il bel volto di Maria Luisa Busi è serio, serissimo. Con il bianco e nero dellafoto l’effetto che ottiene è quello di somigliare a una statua antica,di dea infuriata e sprezzante. Subito all’interno, la prima di innumerevoli citazioni dotte: «Riteniamo che il segreto della felicità sia la libertà, e il segreto della libertà sia il coraggio». Pericle, niente meno.
Il contenuto di Brutte notizie.Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv, il libro dell’ex anchorwomand el TgUno edito da Rizzoli s’iscrive in un genere nobile. Robada CurzioMalaparte, da Antonio Gramsci. Sono le confessioni di un’intellettuale perseguitata dal regime. «Ho scritto questo libro d’estate, davanti a un orto.(...) Abbiamo preso in affitto questa casa di campagna in una zona poco conosciuta, in Sabina, a un’ora da Roma». Da lì, dal suo personale confino, la Busi ha prodotto questa gemma di letteratura polemica, un manuale da perfetta telemartire al tempo della dittatura berlusconiana.
Urge breve riepilogo. Per circa vent’anni Maria Luisa Busi è stata il biondissimo visino di punta del TgUno delle 20. Poi, all’arrivo di Augusto Minzolini sullo scranno direttoriale, ha deciso di esibire l acarta della discriminazione politica. Il gioco è quello antico e sempre felice di Michele Santoro: basta urlare che ci sono i servi diSilviuccio a perseguitarti ed eccochespuntano titoloni sui giornaliprogressisti e in subordine rapidiavanzamenti di carriera e grandipossibilità di trovare spazi in tivù.Così è stato.
Nel marzo scorso, la biondissima Giovanna D’Arco de noantri (così l’abbiamo battezzata una volta e lei nel libro fa la risentita) ha rilasciato ampia intervista a Repubblica, sostenendo che al telegiornale ammiraglio c’era un«clima irrespirabile», che la collega Tiziana Ferrario, tra gli altri, era stata allontanata per «rappresaglia». Come volevasi dimostrare, la Ferrario è stata da poco reintegrata per sentenza, quasi che il povero Minzolini non avesse nemmeno la facoltà di decidere la linea editoriale del suo giornale e dovesse invece subirsi eternamente i soliti conduttori, dal Cretaceo in poi.
La Busi, invece, si dimise dal tiggì e ne ottenne in cambio una bella prima serata su RaiTre, per volontà del direttore - a sua volta reintegrato per volere di un giudice-Paol oRuffini. Ne è scaturito il programma “Articolo 3”, ispirato a un passaggio della Costituzione. Un programma che avrebbe dovuto mettere in scena quella“Italia vera”di cui la Busi lamenta la scomparsa. Quell’Italia vera era così interessata alla trasmissione che persino il Soviet di Rai-Tre ha dovuto rassegnarsi a chiuderla dopo poche puntate: ascolti intorno al 3-4%, noia mortale .Ma Maria non si è data per vinta e ha sfoderato il libretto di cui sopra. Nel quale non si parla di“Articolo 3” né vengono mai nominate le direzioni “di sinistra”del Tg Uno. In compenso si parla molto di «Scondinzolini», l’attuale direttore, si citano ogni due per tre Marco Travaglio, Michele Serrae Repubblica e si dice tutto il male possibile di Berlusconi. La Busi se la tira da martire, appunto, arrivando a paragonarsi ad Herta Müller, premio Nobel tedesca di origini romene. Solo che la Müller aveva a che fare con la Securitate comunista, lei con quel berlusconismo che, scrive ,«ha perseguito lucidamente il controllo dello spazio televisivo per cambiare l’agenda dei problemi,la percezione della realtà, le paure e le speranze degli italiani».
Gli ingredienti per riqualificarsi come vittima del regime ci sono tutti. Maria Luisa si lamenta perché Minzolini avrebbe censurato lo scontento post terremoto degli aquilani. Dice che nel tiggì trionfa il gossip. Si allarga spiegando ch edall’avvento del Cavaliere nell ativù italiana si dà spazio solo alle belle ragazze. Segue aneddoto personale, di quanto Berlusconi la invitò a passare alle sue reti, all’epoca della nascita del Tg5 diMentana. Silvio, per farle un complimento, la definì «un bel bocconcino» e lei se l’è legata al dito.
Poi c’è la tiritera sull’informazione “dal basso”, dei registi nonprofessionali ignorati dalle grandi testate. Ci sono vaste citazioni dal libro dell’ex direttore sinistro del TgUno Giulio Borrelli. E, soprattutto, c’è la candida ammissione:«Il punto non è che la linea del giornale sia stata filogovernativa, perché il TgUno in certa misura, moderatamente, l oè sempre stato». No, il punto èche è proprio questo governo a non andarle giù.
Tutte le sue teorie sull’Italia che non viene raccontata sono state smentite dai fatti: l’ascoltosottozero del suo programma. Ma grazie a questo libro, che la riqualifica come emarginata di lusso, come ennesima vittima del fascismo berlusconiano, non ci saranno problemi. Tranquilla, MariaLuisa. Un altro posto di grande prestigio in Rai arriverà presto.Per una medaglia d’oro della Resistenzaanti-Silvio è il minimo che si possa fare.