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 2011  gennaio 04 Martedì calendario

PIAZZA AFFARI PREMIA LA DOPPIA FIAT

Fiat si fa in due in Borsa, ordinatamente e con un rialzo che gratifica entrambi i titoli: 4,9% a 7,025 euro le azioni ordinarie della Spa dell’auto e +3% le ordinarie dell’Industrial di camion e trattori. E Sergio Marchionne, giunto a Piazza Affari per festeggiare l’evento, conferma che il Lingotto potrebbe salire al 51% dell’alleata americana Chrysler entro la fine del 2011.

Un rialzo ordinato

La prima seduta del nuovo corso non è stata dunque caratterizzata dalla volatilità turbolenta che alcuni trader avevano paventato alla vigilia, anche se proprio la scissione del Lingotto è stata alla base dei problemi tecnici che hanno bloccato l’indice delle blue chip per quasi tutta la mattinata (si veda altro articolo in pagina). Anzi, la seduta è stata sorprendentemente «regolare» per i due titoli della scuderia Agnelli, nonostante l’incognita del prezzo di riferimento iniziale che Borsa italiana ha ricalcolato solo ex-post, sulla base del prezzo di apertura fatto ieri dal mercato.

Nel corso della seduta le quotazioni hanno oscillato in un range sostanzialmente contenuto, fermandosi a livelli poco o per nulla variati rispetto a quelli iniziali: a 7,025 euro le Fiat Spa ordinarie contro un primo prezzo d’apertura di 6,9 (seguito, per l’eccesso di rialzo, da un asta supplementare che ha fatto segnare un "secondo" prezzo di apertura a 7,1 euro) con un minimo di 6,885 euro e un massimo di 7,3; a 9 euro le ordinarie Fiat Industrial, che hanno chiuso allo stesso prezzo d’avvio delle negoziazioni in continua (minimo 8,7, massimo 9,09).

Il rialzo che ha però effettivamente contrassegnato la seduta è frutto del confronto con l’ultima seduta dell’anno, che avevano visto Fiat terminare le contrattazioni a quota 15,43 euro. Borsa ha ricostruito i prezzi di riferimento del 30 dicembre come se i due titoli fossero già stati separati, calcolando in 6,696 euro le quotazioni ex-post della Spa e in 8,734 euro quelle dell’Industrial. Ne deriva un progresso del 4,9% per il primo titolo e del 3% per il secondo, mentre la somma dei due prezzi finali di ieri avrebbe portato a 16,025 (+3,8%) le quotazioni del Lingotto in versione unitaria.

Regolari sono stati anche gli scambi, distribuiti in misura equilibrata tra le due Fiat ordinarie: 339 milioni sull’auto, 305 milioni su camion e trattori. Per un controvalore complessivo di 644 milioni, pari a 10 milioni in più rispetto ai 634 milioni mossi nell’ultima seduta del 2010. Unica «anomalia» le quotazioni delle altre categorie di azioni, che sono rimaste indietro nel caso della Spa e hanno doppiato invece il rialzo delle ordinarie nel caso dell’Industrial. Le risparmio e le privilegiate di Fiat Spa hanno chiuso infatti in calo, rispettivamente a 5,285 euro (-0,73% rispetto a giovedì scorso) e 5,29 euro (-0,93%). Le risparmio e le privilegiate dell’Industrial sono invece salite del 7,2% e del 7,3% a 6,18 e 6,25 euro.

Sotto il profilo borsistico lo spin-off è dunque un successo: con ieri, la somma delle due Fiat vale il 54% in più delle quotazioni precedenti l’annuncio (il 21 aprile scorso), quando i titoli viaggiavano a 10,42 euro.

Opportunità per l’auto

Marchionne ha commentato i primi scambi post-scissione prevedendo che «l’assestamento durerà ancora un po’ di giorni». Secondo il manager la giornata di ieri è stata «molto importante per la Fiat, perché rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza». Marchionne, amministratore delegato di Fiat, resta come presidente al vertice di Fiat Industrial, che non avrà per ora un ad unico: a svolgere questo ruolo nelle due principali divisioni sono Alfredo Altavilla (Iveco) e Harold Boyanovsky (Cnh).

Marchionne ha ribadito la logica dello scorporo, che pone fine a una storia centenaria di collaborazione: «Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato – ha detto il manager – non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune». Dei grandi costruttori di auto, solo Daimler e Volkswagen sono leader anche nei camion; nessuno è attivo nelle macchine agricole. Il processo di focalizzazione era stato avviato, del resto, da molto tempo: vent’anni fa la Fiat produceva anche treni, motori per aerei e apparati per telecomunicazioni.

Il numero uno del Lingotto ha definito la giornata di ieri «una grande opportunità per Fiat auto», che dovrà «mettere le cose a posto», dopo che per anni le sue inefficienze sono state mascherate dai profitti di Fiat Industrial. Ora la rete di protezione non c’è più e «non potranno esserci vie di mezzo» tra il successo e il fallimento. Per cogliere «l’opportunità», Fiat dovrà stringere i rapporti con Chrysler, ma non necessariamente fino al punto di arrivare alla fusione. «Oggi non ho piani per fondere Fiat e Chrysler – ha detto Marchionne –. Negli ultimi 18 mesi abbiamo già raggiunto un elevato livello di integrazione industriale: una fusione completa anche sul piano legale non ci cambierebbe la vita».

Marchionne ha comunque confermato che è possibile che Fiat salga al 51% di Chrysler già nel 2011 «se Chrysler deciderà di andare in Borsa entro la fine dell’anno». Sulla data di questa operazione, non si è voluto sbilanciare: «Se succederà nel 2011, il semestre più probabile è il secondo». «In ogni caso – ha sottolineato – Fiat non ha bisogno di cedere attività per acquistare l’eventuale quota». «Non ci sono piani», dunque, per cessioni di asset, ma «tutte le opzioni sono sul tavolo».

Perché Fiat possa salire in tempi brevi al 51% di Chrysler, la casa americana dovrà aver restituito tutti i prestiti ricevuti dai governi americano e canadese. Il Lingotto dovrà inoltre ottenere il via libera dei soci di Chrysler (ai due governi citati si aggiunge il sindacato Uaw). Marchionne, dal canto suo, potrà utilizzare come arma negoziale il diritto di Fiat di bloccare l’Ipo Chrysler. La trattativa non sarà facile, ma è proprio in queste situazioni che il manager italo-canadese dà il meglio di sé. Andrea Malan, Antonella Olivieri - IL GRUPPO IN ITALIA FATICA SULLE VENDITE QUOTA IN CALO AL 30% - Mercato in calo al minimo da 14 anni; gruppo Fiat che fa ancora peggio e vede la quota scivolare nuovamente sotto il 30 per cento a dicembre. I dati sulle vendite di auto nel dicembre 2010 e il consuntivo di fine anno confermano la crisi iniziata con la fine degli incentivi alla rottamazione.

Vediamo i dettagli: a dicembre sono state immatricolate nel nostro paese 130.319 auto nuove contro le 166.461 dello stesso mese del 2009 (la flessione è del 21,7 per cento). Il 2010 si chiude sotto quota 2 milioni: con 1,96 milioni di auto vendute è l’anno peggiore dal 1996. Il calo anno su anno è del 9,2 per cento. Secondo il centro studi Promotor, senza gli incentivi nel primo trimestre la diminuzione sarebbe stata ancora più accentuata.

A fonte di questi dati non certo incoraggianti, il gruppo Fiat fa peggio sia a dicembre che nei 12 mesi. Il mese scorso il Lingotto ha venduto circa 38.700 automobili (-25%), con una quota complessiva del 29,63% (era del 31,61% un anno prima). Ancor più forte la frenata dei marchi Fiat (-29,5%) e Lancia (-28,1%), mentre Alfa Romeo sale del 17,8% grazie al contributo della Giulietta. L’intero 2010 si chiude per il gruppo guidato da Sergio Marchionne con poco più di 590mila immatricolazioni contro le 709mila del 2009 (-16%). Se i dati provvisori in arrivo dal Brasile verranno confermati, l’Italia non è più il primo mercato per l’auto Fiat. Proprio nel paese sudamericano il gruppo si è confermato nel 2010 leader di mercato, con 760.495 auto e veicoli commerciali venduti.

Da Torino si sottolinea come «positivo per Fiat Group Automobiles il trend degli ultimi mesi, con la quota che cresce dal 27,5% di ottobre e dal 28,5% di novembre al 29,7% di dicembre»; il gruppo ricorda che a dicembre del 2009 «le consegne di vetture nuove erano particolarmente elevate grazie agli incentivi alla rottamazione». Punto e Panda rimangono in testa alla classifica dei modelli più venduti, con la 500 al quarto posto dopo la Ford Fiesta; nono posto per la Lancia Ypsilon la cui erede – che verrà presentata al Salone di Ginevra a marzo e debutterà a giugno – è il lancio più importante del gruppo torinese per il 2011.

Per quanto riguarda le case straniere in Italia, il bilancio dell’anno appena terminato è positivo (in termini relativi) in primo luogo per le marche tedesche del lusso, che più avevano pagato la crisi del 2008/09: Audi limita così il calo delle vendite a uno 0,5%, Bmw al 2,7% e Mercedes al 2,2 per cento. All’altro estremo della gamma, bene il marchio low cost Dacia (+7,4%) e anche la Skoda (+5,6%). Tra i big guadagnano quote Renault (+15% le consegne), Volkswagen (+8%) e Opel (+0,4%); cali più o meno contenuti per gli altri, dal -4,8% di Citroen al -34% della Honda.

Le prospettive per l’anno appena iniziato non sono brillanti: Unrae, l’associazione degli importatori di auto estere in Italia, vede per esempio un calo ulteriore del 5 per cento e sottolinea come in dicembre sia stato negativo anche il bilancio degli ordini: «circa 163mila nuovi contratti» che portano il bilancio annuale a quota 1,775 milioni, inferiore del 25% rispetto al 2009.

L’Anfia, l’associazione della filiera auto italiana, osserva che «con questo ingresso nel 2011 non possiamo attenderci un inizio anno brillante, ma speriamo che la situazione migliori dopo il primo trimestre, confidando anche nei segnali di ripresa della fiducia dei consumatori. Il rapporto mensile dell’Isae (Istituto di Studi e Analisi Economica), rileva a dicembre un indice di fiducia in aumento per il quarto mese consecutivo, da 108,5 a 109,1». A. Mal.