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 2011  gennaio 04 Martedì calendario

VITA DI CAVOUR - PUNTATA 59 - FUORI I SOLDI PER IL GIORNALE

Facciamo un po’ di conti. Il 30 ottobre 1847 Carlo Alberto, con l’editto delle riforme, aveva autorizzato i giornali politici. Quanto tempo ci mise Cavour a far uscire «Il Risorgimento»? Partendo da zero? Con i tempi di oggi diremmo: almeno un anno. Era troppo. In quel momento si facevano giornali da tutte le parti. Dal 30 ottobre 1847 fino al - diciamo - 30 giugno 1848 uscirono «La Concordia» di Lorenzo Valerio, «L’Opinione» del colonnello Durando (valeriani dissidenti), c’era già «Il Messaggiere» di Brofferio, «La Lega italiana» e il «Corriere mercantile» a Genova, poi la «Gazzetta del Popolo», l’«Armonia», il giornale dei cattolici che ebbe collaboratori Rosmini e Gustavo di Cavour, «la Strega», «Il Fischietto»… No, bisognava far presto. Pubblicarono «La Concordia» già ai primi di dicembre… Il primo numero del «Risorgimento» apparve il 15 dicembre, il secondo il 22… Infatti, per far prima, avevano pensato di mandare in giro, intanto, un settimanale. Poi uscirono tutti i giorni a partire dal 1˚ gennaio 1848. Due mesi in tutto.

E come diavolo… Il primo numero, quello del 15 dicembre, aveva un editoriale di Balbo «tutto spirante moderazione, collaborazione fra principe e popolo, fiducia nell’opera rinnovatrice di Pio IX» (Romeo). «Il Risorgimento italiano è certo, è grande, è santo, è sancito ormai. - Dio lo vuole: Dio ce lo chiede, guai a chi lo tocchi. Dunque ancora: I: Indipendenza; II: Unione tra principi e popoli; III: Progresso nella via delle riforme; IV: Lega dei principi italiani tra sé; V: Forte ed ordinata moderazione…» . Cavour si produsse in un pezzo che «sottolineava la stretta relazione tra la nuova vita di libertà e l’avvenire economico della penisola» (Romeo). Per troppo tempo l’Inghilterra ha trascurato le classi inferiori, salvo poi accorgersi «con terrore, che se in cima dell’edifizio sociale splendeva una classe illuminata, energica, doviziosa, nelle basse regioni i più giacevano privi di lumi, di cognizioni morali, orbi d’ ogni sentimento religioso, ed alcuni in sì abbietto stato, da ignorare persino il nome di Dio, quello del divin Redentore! […]Facciamo sì che tutti i nostri concittadini, ricchi e poveri, i poveri più dei ricchi, partecipino ai benefici della progredita civiltà, delle crescenti ricchezze, ed avremo risoluto pacificamente, cristianamente il gran problema sociale, ch’altri pretenderebbe sciogliere con sovversioni tremende e rovine spaventose» . Nel numero del 1˚ gennaio 1848 si annunciava finalmente che «Il Risorgimento uscirà quotidiano, salvo le domeniche e feste principali. Ogni giorno darà il sunto delle notizie estere giunte coi fogli del mattino, principalmente di quelle che toccheranno più da vicino la politica italiana…: queste notizie ripartiranno col corriere di Genova del giorno medesimo, e così il nostro giornale potrà supplire a quelli d’oltremare per i leggitori del resto d’Italia» . Apertura sulla morte, in età di 56 anni, di Maria Luigia di Parma, fatto di quindici giorni prima. La notizia più recente era una corrispondenza da Roma di mezza colonna, datata 28 dicembre. Cavour appare sul numero del giorno dopo, 2 gennaio. Un attacco a sangue a Guizot, il primo ministro francese, che la sera faceva l’amore con l’Austria mentre intanto continuava «il mattino a porgere felicitazioni al marchese Brignole, nostro ambasciatore […]vergognosa doppiezza, debolezza impolitica, errore immenso» . Come si faceva a metter su un quotidiano in due mesi? Che ci voleva a quel tempo per fare un giornale? Le stesse cose di oggi. I soldi, un direttore, una redazione, una linea politica, una tipografia, pubblicità, amministrazione, marketing, distribuzione.

Cominciamo con i soldi. Una società in accomandita semplice, capitale di 100 mila lire, suddiviso in 500 azioni da 200 lire l’una, pagabili in quattro rate. Si impegnarono a non uscire finché non ne fossero state sottoscritte almeno 300. I primi a metter denari furono Balbo, che aveva avuto l’idea, e Cavour. Il conte scrisse a tutti quelli che conosceva, spiegando che si trattava di fondare il giornale del partito liberale conservatore. Corio fu incaricato di trovar soci al caffè di Livorno Vercellese. Il conte voleva a tutti i costi Giovanetti, un esperto in diritto delle acque, consulente di Francia, Russia, Portogallo, al culmine dell’autorevolezza in quel momento perché aveva preparato e fatto approvare la legge sulle municipalità. «...Mi reputerei fortunato se mi daste facoltà di annunziare ai miei amici e collaboratori, che il vostro nome figurerà sul registro dei fondatori quand’anche fosse per una sola azione…» . Giovanetti prese poi due azioni, una per sé e una per il genero. Altre due furono sottoscritte da Brielli, tre da Castellengo, cinque da Breme, una dal marchese Tonielli, un’altra dal padre, marchese Michele. Emilio De La Rüe s’occupò dei banchieri. Ad Augusto De La Rive - lato svizzero dell’impresa - fu spiegato che si fondava il partito liberale moderato.