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 2011  gennaio 04 Martedì calendario

Morgan, il cantante che non è famoso per le sue canzoni - Una lettera al Presidente della Repubblica, scritta il giorno di Natale, perché lo aiutasse a vedere di più sua figlia Anna Lou

Morgan, il cantante che non è famoso per le sue canzoni - Una lettera al Presidente della Repubblica, scritta il giorno di Natale, perché lo aiutasse a vedere di più sua figlia Anna Lou. Un atto disperato - come l’istanza ai giudici statunitensi del 30 dicembre - e, al tempo stesso, l’ennesimo segnale di un egocentrismo senza limiti. Morgan, a Giorgio Napolitano, aveva già scritto. Quella volta si era lamentato per non avere avuto la concessione del Teatro Romano di Verona per un concerto. Come se il Presidente della Repubblica italiana, di lavoro, facesse l’avvocato di Marco Castoldi. Trentotto anni, autostima obesa, fragile e dotato: Morgan continua a cercare senza requie se stesso. Nel 2011 riprenderà il «Piano solo tour». Di bello ci sono i pochi brani validi della carriera solista, qualche cover riuscita dei cantautori e sulfuree digressioni sulla musica colta. Di bruttino il talento mai a fuoco, l’inclinazione incurabile alla ridondanza e le stranezze spacciate per avanguardia. Il risultato, per citarlo, è un tremebondo «suono della vanità». Agitatore del New Romantic, fondatore dei Bluvertigo, bohèmien mai disdegnante il piccolo schermo (già a Sanremo nel ‘94), Castoldi è un vulcano di idee confuse che si atteggia a nuovo Shostakovich, famoso però per aspetti extra-artistici: l’intervista, poi smentita, sulla cocaina come antidepressivo; la relazione finita malissimo con Asia Argento. E il ruolo di giurato a X Factor . Nessuno, o quasi, ricorda un suo brano autografo. Tutti, o quasi, non ignorano che quel tipo con i capelli alla Don King ha recitato al meglio la parte dell’alternativo in un contenitore mainstream. Denotando cultura e padronanza mediatica non comuni, ma anche pervicace incostanza nel valorizzarsi artisticamente. Cantante senza canzoni, ha detto d’essere pronto a tornare a X Factor come salvatore della patria. Aggiungendo con consueta umiltà che, dell’ultima edizione, l’unica cosa da salvare era stata la sua esibizione. In realtà aveva suonato come sempre: senza misura, mandando fuori giri i concorrenti e se stesso, finendo scornato perfino da Anna Tatangelo nel duetto di Tu si ‘na cosa grande . Morgan vive in un microcosmo dove lui è Frank Zappa e tutti gli altri un coacervo esecrabile di incolti, che non comprendono la sua luccicanza di guitto illuminato. La realtà è appena diversa e qualcuno prima o poi dovrà informarlo. Magari mostrandogli il disastro che combinò a Raiperunanotte . Dopo l’ipocrita epurazione, è riapparso in Rai, ha un programma su Deejay tv, è di casa alle Invasioni barbariche : per essere un martire, fa una bella vita. Uomo più gradevole in privato che in pubblico, sul palco magnifica le qualità dell’iPad, violenta compulsivamente il pianoforte e ogni tanto morde una mela, avvicinando la bocca al microfono con lo sguardo di chi ha appena riscoperto la teoria della relatività: il suo amico Franco Battiato, ai tempi di Fetus , faceva cose analoghe e meglio. Bluff o supernova? Per ora Morgan è molto vip e poco artista. Un Mourinho con zeru tituli. Le groupies non sono proporzionali alle epifanie sonore. Più che un musicista, è un’icona sufficientemente «maudit» per far sentire ribelli i suoi fan. L’opera migliore, Canzoni dell’appartamento , risale al 2003. Il resto è debole. Dischi incompiuti ( Da A ad A ), calchi pleonastici del De André di Spoon River , cover antiinsonnia ( Italian Songbook vol. 1 ). E una cifra stilistica arenatasi sul modernariato vintage. Rischia di finire come certi attori, eternati non da pièce teatrali ma da spot carciofati. Oppure da staccionate atleticamente scavalcate, dopo aver mangiato bene per sentirsi in forma. Anche perché, nello specifico, la forma è dubbia, l’asticella troppo alta e a sapere di carciofo è proprio la musica.