Pier Francesco Borgia Gian Marco Chiocci, il Giornale 2/1/2011, pagina 11, 2 gennaio 2011
L’Italia del malcostume/4 - Dopo l’affare degli uffici a prezzi di superlusso ecco la manodopera d’oro
L’Italia del malcostume/4 - Dopo l’affare degli uffici a prezzi di superlusso ecco la manodopera d’oro. La Milano 90 ha trovato un altro filone d’oro nella Camera dei deputati. Gli economisti lo chiamano outsourcing. Sostanzialmente vuol dire esternalizzare i servizi. Lo scopo? Ovviamente risparmiare. Si danno da fare i lavori a società «esterne». Si paga solo il servizio o il prodotto finito. Così si taglia il costo più alto: ovvero quello del personale interno. Ed è proprio l’ outsourcing uno dei punti forti dell’accordo d’acciaio tra la Camera dei Deputati e la Milano 90 di Scarpellini. Anche se chi ci guadagna non è certo Montecitorio. Oltre ad aver affittato alla Camera uffici per 12mila mq, la società del costruttore romano si è adoperata per mettere a disposizione degli stessi uffici il personale necessario. In tutto sono 400 persone (fonte lo stesso Scarpellini), assunte dalla Milano 90. Così si risparmia, spiega il costruttore al Sole 24 Ore del 13 ottobre scorso. Al giornale economico Scarpellini ricorda che i dipendenti della Milano 90 sono assunti con contratto alberghiero e che un assistente parlamentare (cioè quelli che nel linguaggio comune vengono chiamati commessi) guadagnano tre volte tanto. Ecco un caso perfetto di outsourcing . Almeno così lo vende Scarpellini al Sole 24 Ore . La Camera, in buona sostanza, ha bisogno di allargarsi. Aumentano le necessità lavorative dei parlamentari (che invero non aumentano mai). C’è bisogno di spazio, di uffici, e quindi anche di personale che assista gli onorevoli nelle loro funzioni. Fare concorsi e assumere personale costerebbe troppo. Meglio quindi rivolgersi a società che, «chiavi in mano», ti danno tutto quello che ti occorre. E tu (Montecitorio) paghi soltanto il servizio. Chiunque di fronte a questa spiegazione si sentirebbe rassicurato. In fondo - penserebbe- non è poi vero che vengono scialacquati i nostri soldi. E invece le cose non stanno così. E il Giornale ha trovato le carte che sconfessano questa tesi. L’ outsourcing cui fa riferimento Scarpellini è solo una favoletta per gli allocchi. Basta contare il numero degli assistenti parlamentari attualmente in servizio effettivo a Montecitorio per rendersi conto che qualcosa non va. Per sembrare una cifra modesta o esorbitante serve una pietra di paragone. Per esempio i 400 lavoratori della Milano 90. Uno si aspetterebbe quanto meno cifre a tre zeri. E invece i commessi attualmente in servizio effettivo sono meno di 430. E non lavorano in un unico complesso. Sono bensì dislocati in un’infinità di uffici. A cominciare ovviamente dal Palazzo per antonomasia: Montecitorio. Qui ha sede, innanzitutto, l’aula. E poi gli uffici di presidenza (solo per citare le due istituzioni più prestigiose della Camera dei deputati). Sono ben dodici gli ingressi della Camera dei deputati solitamente aperti. Da vicolo Valdina a via del Seminario, da piazza del Parlamento a via della Missione. Si tratta di ingressi che ovviamente richiedono la presenza di personale interno di Montecitorio. Sia per ragioni di rappresentanza che per ragioni disicurezza deve trattarsi di personale qualificato. Gli ingressi del complesso di Palazzo Marini sono, invece, cinque (cui si aggiunge quello aperto solo durante i pasti di piazza San Silvestro dove ha sede la mensa). Anche gli ingressi di Palazzo Marini sono però «piantonati» da personale direttamente stipendiato da Montecitorio. «Per non parlare poi di compiti e funzioni » ricorda Amerigo Rivieccio, segretario dell’Osa, organismo sindacale che tutela proprio i lavoratori della Camera dei Deputati, oltre che quelli del Senato. Gli assistenti parlamentari attualmente in servizio sono poco più di 420. I più giovani sono entrati alla Camera nel 2003. A loro viene chiesta una serie pressoché infinita di servizi che vanno dal controllo agli ingressi, all’assistenza in aula durante le sedute, fino a compiti più delicati come l’assistenza durante le audizioni in Commissione e le funzioni di rappresentanza. I turni poi diventano massacranti da quando la Camera si apre con regolarità al pubblico per mostre o per visite guidate. «Si tratta di compiti che non possono essere affidati - aggiunge Rivieccio - a chi, assunto con un contratto alberghiero, può svolgere soltanto funzione di supporto logistico». Secondo proiezioni effettuate dagli stessi lavoratori di Montecitorio, basterebbero una sessantina di assistenti parlamentari per coprire i servizi necessari negli uffici di Palazzo Marini. Anche se guadagnassero tre volte i loro «colleghi » della Milano 90 sarebbe comunque un risparmio di oltre il 50%. «C’è qualcosa di ancor più beffardo nel confrontare queste due figure professionali - conclude il segretario dell’Osa - ed è il fatto che molti nostri colleghi hanno accumulato, nel corso degli anni, crediti di ore di lavoro che in buona sostanza li fanno andare in pensione anticipata. C’è chi, per un motivo o per l’altro, arriva a lavorare anche 45 giorni di seguito. E poi smaltire i riposi diventa un problema». Insomma la Milano 90 ha quasi lo stesso numero di dipendenti dei commessi della Camera che però lamentano una mancanza di personale che li costringe a turni massacranti.