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 2010  dicembre 31 Venerdì calendario

In 10 anni l’Italia ha moltiplicato telefonini, immigrati e divorziati - Quando ancora stavamo senza euro e non eravamo in preda alla psicosi da Torri Ge­melle

In 10 anni l’Italia ha moltiplicato telefonini, immigrati e divorziati - Quando ancora stavamo senza euro e non eravamo in preda alla psicosi da Torri Ge­melle. Quando ancora non di­cevamo «niente sarà più co­me prima ». Quando era un’al­tra Italia, soltanto dieci anni fa. Quando stavamo al cellula­re 52 miliardi di minuti, già convinti che comunque avremmo fatto di meglio, per­ché siamo consci del nostro ta­lento e senza falsa modestia sappiamo d’essere i numeri uno, coi telefonini. É passato un decennio, e secondo le sta­tistiche pubblicate da «Vanity Fair» abbiamo tenuto fede ai pronostici, quasi raddoppian­do il tempo trascorso in linea, ora prossimo ai 100 miliardi di minuti, per la precisione 97. Non è facile dire qui, ades­so, quanto tempo della nostra vita questo dato rappresenti. Ma è facile dire qui, adesso, che fra dieci anni stupiremo di nuovo, perché per troppi di noi non è più vita, senza. Quando il caffè costava 1000 lire, convertito 0,51, e cer­to sapevamo che in sede di conversione qualcuno avreb­be ciurlato nel manico, ma nemmeno il più pessimista di noi immaginava il raddoppio secco nel giro di dieci anni. Adesso la tazzina costa un eu­ro in tantissimi bar, in troppi bar, in sempre più bar. Il bari­sta raddoppia, ma noi non possiamo lasciare, perché lui sa benissimo che se ci tolgono anche il caffè non rimane più niente a darci una scossa, an­che illusoria, anche tempora­nea, anche effimera. Appunta­mento al 2020 per il prossimo raddoppio, sempre che non si faccia prima, perché caro il mio dottore lei non ha idea di quanto aumenti il caffè sui mercati brasiliani, è come col petrolio… Appunto, quando la benzi­na costava 1,08 al litro, esatta­mente 2.105 lire, e anche allo­ra i gestori dicevano che era colpa delle accise, il ministro diceva che era colpa dei petro­­lieri speculatori, i petrolieri di­cevano che era colpa del mini­stro, e comunque a noi sem­brava di intravedere una stra­tosferica tempestività nell’al­zare il prezzo quando si alza­va il prezzo del petrolio, men­t­re ci colpiva la lentezza esape­rante dell’aggiornamento quando il barile calava. Un de­cennio dopo è cambiato di tantissimo il prezzo, ma non è cambiato nulla nel teatrino che lo circonda. Lo tramande­remo alle future generazioni, questo dubbio su chi davvero ci stia marciando. In ogni ca­so, chiunque lui sia, che il dia­volo se lo porti. Quando gli «over 65» erano 10 milioni e mezzo, quando gli «under 14» erano 8 milioni 240mila, e tutti innalzavamo lamenti per il destino inesora­bil­mente crepuscolare del Pa­ese, salvo scoprire dieci anni dopo che non siamo messi poi così male, perché gli anzia­ni continuano a crescere, cer­to, fino ad oltre i 12 milioni, ma sono ripartiti anche i rin­calzi, arrivati agli 8 milioni e mezzo, con il dettaglio per niente secondario dei rinforzi d’importazione, questo nu­mero degli immigrati regolari praticamente triplicato (da 1 milione 300mila a 3 milioni 900mila). Forse, più dell’in­vecchiamento, sarebbe il ca­so di iniziare a preoccuparci di quello che facciamo per una vecchiaia decorosa, digni­tosa, giusta. Ma su questo te­ma certamente altri decenni passeranno invano. Quando i paperoni con più di 500mila euro annui erano 1 milione 938mila e si godeva­no gli ultimi sgoccioli dell’epo­pea finanziaria, di quell’eco­nomia facilona e fasulla che poi inesorabilmente sarebbe scoppiata come un botto di Capodanno, ben prima dell’ assalto alle Torri Gemelle (troppo facile, un falso stori­co, dire che la bolla esplose per l’evento terroristico: all’11 settembre 2001, i merca­ti erano con la lingua di fuori già da un po’). Un decennio dopo, i signori dei 500mila so­no 1 milione 400mila. Molti meno, anche se la sensazione è che abbiano sempre di più. Quando gli utenti Internet erano 8 milioni, cioè 22 milio­ni meno dei 30 attuali, a dimo­strazione che l’arnese della nuova tecnologia è di un’utili­tà straordinaria. Ma anche a conferma che il numero in sé non dice niente, perché qua­lunque arnese, dall’asciugaca­pelli alla bomba atomica, può essere usato per fare benissi­mo e pure per fare malissimo. Prima di tutto a se stessi. Quando i matrimoni erano 284.410 e tutti pensavamo che come scelta di vita fossero in piena crisi. Dieci anni dopo sono 246.613 e le previsioni fu­neree sembrano azzeccate, anche perché nel frattempo divorzi e separazioni sono passati da 3milioni 500mila a 5milioni 200mila. Rispetto a dieci anni fa, qualcuno prova a dire che oggigiorno il matri­monio è scelta più responsabi­le e sentita, per la serie meglio pochi ma buoni. L’impressio­ne però è che l’Occidente ab­bia fretta di liberarsi delle sue istituzioni sociali più classi­che. Il futuro è single, Pacs, Di­co, unioni di fatto e tutto quan­to il resto. Sempre che non sia già un radioso futuro dietro le spalle... Quando eravamo così, die­ci anni fa. Nessuno può ovvia­mente dire se quello che era­vamo, quello che siamo, quel­lo che saremo è il semplice ri­sultato di un intoccabile dise­gno del destino, sul quale noi soltanto ci illudiamo di poter intervenire. Oppure se è vero che noi il destino ce lo possia­mo comunque scegliere, dal ricco campionario gratuita­mente calato dall’alto. É certo che qualcosa di nostro possia­mo inventare: guardando il fu­turo, guardando il passato. Quando finisce un anno, quando chiudiamo un decen­nio, non è poi così importante ritrovarci diversi. Sarebbe consolante scoprirci migliori.