Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 03 Lunedì calendario

BATTAGLIA D´INVERNO SULLE TASSE LOCALI LA LEGA CERCA IL DIALOGO CON PD E IDV - ROMA

Bicamerale e commissione bilancio alla Camera. È su questi campi che si giocherà la battaglia finale per il federalismo fiscale e, di conseguenza, dopo l´ultimatum leghista per la sopravvivenza del governo. Il primo scontro sarà sul fisco dei municipi, il quarto decreto attuativo del federalismo made in Lega Nord. Dovrà essere portato a casa entro il 28 gennaio, termine inderogabile. E poi il treno federalista per i leghisti non si può fermare perché deve arrivare a destinazione entro il 21 maggio (eventualmente anche con le elezioni di mezzo), scadenza della delega per approvare tutti i testi attuativi. Che non sono pochi. Per ora il Carroccio è riuscito a farne approvare in via definitiva tre: Roma Capitale, fabbisogno standard di comuni e province e federalismo demaniale. All´appello oltre al fisco municipale mancano cinque decreti: fisco regionale e provinciale, i costi standard della sanità, i premi e le sanzioni per gli amministratori, la politica di coesione e l´armonizzazione dei bilanci degli enti territoriali.
Tra questi provvedimenti il primo a dover incassare i pareri del Parlamento sarà appunto il fisco dei comuni. Ma dopo l´uscita dalla maggioranza dei finiani la strada per le camicie verdi è tutta in salita. Alla commissione Bicamerale presieduta da Enrico La Loggia l´asse Pdl-Lega non ha più la maggioranza: il pallottoliere indica un 15 pari. «Poco male - assicura un big leghista - con il pareggio il governo è libero di andare avanti». I problemi arriveranno però dalle commissioni della Camera. Non tanto alla Finanze, dove Pdl e Lega hanno numeri confortanti, quanto alla Bilancio, dove l´eventuale asse Pd-Idv-Udc-Fli è in grado di mandare sotto il governo (maggioranza e opposizione contano 24 deputati a testa, ma il presidente - il leghista Giancarlo Giorgetti - non vota). Per neutralizzare questo rischio si è già mosso Roberto Calderoli, "il mago" padano di regolamenti e voti a rischio che in autunno sul federalismo è riuscito ad incassare i voti dell´Idv di Antonio Di Pietro. Insieme ai suoi tecnici e a quelli di Tremonti tra Natale e Capodanno ha lavorato per venire incontro alle richieste dei partiti di opposizione che incontrerà singolarmente nei prossimi giorni (in agenda anche un vertice con la maggioranza).
Se il miracolo non dovesse riuscire per la Lega ci sarebbe una sola soluzione: «Il voto». Ma anche se supereranno lo scoglio i padani verificheranno se l´eventuale maggioranza alla Bilancio - fondamentale per i provvedimenti economici di Tremonti - sia stabile. Esempio: nelle prossime settimane la commissione di Montecitorio dovrà esaminare il decreto Milleproroghe e se non ci saranno garanzie che esca intatto (si teme che gli emendamenti dell´opposizione lo stravolgano) per il Carroccio la via d´uscita sarà ancora una sola, il voto. Secondo i vertici leghisti la strada migliore per assicurare federalismo e riforme sarebbe la formazione dei nuovi gruppi parlamentari che sta gestendo Berlusconi. E anche in questo caso un insuccesso del premier avrebbe un inevitabile esito, il voto. Con un asso nella manica che per ora i big della Lega tengono nascosto e che spiega l´ansia di portare a casa subito quanti più decreti attuativi possibile: il Carroccio è certo di poter andare avanti sui testi anche a Camere sciolte e di poter mantenere in vita la delega sul federalismo anche in caso di urne. In caso di vittoria elettorale la Lega cercherebbe di riprendere in mano i dossier e con circa un mese a disposizione tentare di incassare i decreti restanti entro il 21 maggio, coronando così il sogno federalista.