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 2011  gennaio 02 Domenica calendario

LA STRANA VITA DI UN COACH FARAONE SE MILIONI E JET PRIVATO NON BASTANO - GAINESVILLE

Sono gli uomini d´oro a stelle e strisce. I più venerati, quasi come i fondatori della patria. Sono gli allenatori di college del football americano, dell´Ncaa, di uno sport che in Usa è pura religione. Sono quei signori che vedete inquadrati in tv, in piedi, con cuffia, auricolare, microfono, lavagnetta in mano, circondati da 12 schiere di assistenti. Loro vanno in campo, ma non giocano. Comandano la squadra. Ogni loro successo è caro, carissimo. Dettagliato nella forma e nel contratto. La metà di loro guadagna almeno un milione di dollari a stagione. Ma cosa si dà ad un uomo che ha tutto per convincerlo a restare e a non cadere in tentazione con altri? Ad esempio Jim Tressel di Ohio State ha un contratto di nove anni a 24,5 milioni di dollari, anche perché dal 2006 i Buckeyes hanno vinto 5 campionati consecutivi di Big Ten Conference e hanno una media di 11 successi a stagione. Allora «the man who has everything» deve essere corteggiato con bonus, benefit, con un trattamento da star. Volete non dargli la possibilità del jet privato? Dieci ore l´anno di uso esclusivo, magari per andare in vacanza. E 20 ore in più ore se deve andare in giro per il paese a reclutare nuovi talenti per ragioni professionali. Non può mancare l´automobile, l´assistenza sanitaria, magari un guardaroba appropriato per quando va a fare conferenze e biglietti di prima classe anche per la sua famiglia. Il contratto prevede tutto, voce per voce: altri premi in caso di successi prestigiosi e percentuali sugli incassi della vendita dei biglietti, in caso di campionati strepitosi. Non solo: un coach ha diritto ha 2 posti nel palco dello stadio, più altri 4 nell´area riservata alla stampa, più un abbonamento annuale per il parcheggio allo stadio, che si sa in America senza la macchina non ci si muove, più 2 abbonamenti l´anno con parcheggio per le partite casalinghe della squadra di basket (uomini e donne) e poi una volta in pensione la tessera gratis. Manca però un po´ di divertimento, allora ecco l´abbonamento al circolo del golf. Solo per lui? Ma no, anche per la moglie.
E veniamo agli appunti tecnici, agli schemi, agli allenamenti, ai dvd, ai filmati di gioco, a quei disegni con frecce che ogni tanto vengono inquadrati e sembrano la stele di Rosetta. Sono del coach, frutto del suo sapere? Nemmeno per sogno. L´università paga anche per quelli, sono di sua proprietà, per la sua biblioteca tecnico-sportiva, vanno in cassaforte. Il coach non può portarseli via. Sono top-secret. A meno che non abbia un copyright. Poi ci sono i biglietti per le partite di altri sport, tessere per countryclub e adeguamento degli stipendi che, in caso di finale, possono raddoppiare, come quello di Dabo Swinney di Clemson che è salito da 800 mila dollari a 1.75 milioni di dollari.
Per questo la scelta di Meyer, 46 anni, allenatore della Florida University, ha fatto scandalo. Urban Meyer è il coach più vincente del paese, tra quelli in attività. Anzi lo era. Perché ieri ha lasciato la panchina dei Gators, dopo sei stagioni e due titoli nazionali. Con un successo all´Outdoor Bowl contro Penn State. Il suo addio è motivato da ragioni personali. I soldi non sono tutto, se ti rubano la vita delle figlie e se ti senti oppresso da un valore che non condividi più. «Il tempo non torna indietro. Sono convinto che alla fine del giorno quello che importa è essere giudicati come marito e come padre, e non da quante partite si vince. Alleno da dieci anni, ho perso l´infanzia delle mie figlie, non voglio perdermi la loro adolescenza. Per questo mi dimetto». Meyer è sposato con Shelley, ha due ragazze, Nicki e Gigi, e un figlio, Nate. Nicki è una matricola all´università di Georgia Tech dove gioca nella squadra di volley. Gigi invece è all´ultimo anno di scuola e andrà alla Florida Gulf Coast University, anche lei è impegnata con la pallavolo. Meyer è dispiaciuto: «Non ho mai visto le mie figlie giocare a volley, non mi va più di essere così assente». Meyer aveva già abbandonato l´anno scorso, a causa di alcuni dolori al petto, per poi ripensarci e tornare al suo posto. Ora la scelta sembra definitiva, anche perché il suo rientro è stato accompagnato da risultati deludenti, e l´università non ha perso tempo sostituendolo con un nuovo coach Will Muschamp, 40 anni, coordinatore difensivo del Texas.
Non tutti si sono commossi davanti alla scelta di Meyer. Anzi c´è chi ha gridato alla scandalo, alla facile scelta sentimentale. In America un coach non può piangere sul tempo perso. Ci sono state anche reazioni furibonde: «Ma come, guadagnano 4 milioni di dollari a stagione, hanno 12 assistenti per ogni schema, coordinatori dell´attacco e della difesa, dispongono di macchina e di autista, di 5 mesi di vacanze l´anno e si lamentano perché non possono seguire le partite di pallavolo delle figlie?». Forse non sapevano del jet privato.