Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 02 Domenica calendario

FACEBOOK, RIPARTE LA BATTAGLIA IN PALIO 50 MILIARDI DOLLARI - NEW YORK

Rischiereste 140 milioni di dollari per una questione di principio? D´accordo: magari il principio è quello che stabilisce chi ha inventato davvero Facebook. Cioè una compagnia da 50 miliardi di dollari. Ma la scommessa che sta tormentando Tyler e Cameron Winklevoss è così alta che l´altra sera, mentre il mondo s´apprestava a stappare augurandosi un anno possibilmente migliore, i gemelli di Harvard che a 29 anni dalla vita hanno avuto già tutto - ricchi, aitanti, di buona famiglia, il massimo negli studi e perfino due Olimpiadi - avevano pensato di arrendersi. In fondo l´accordo che hanno strappato due anni fa con Mark Zuckerberg non è poi così male: 20 milioni di dollari in contanti più 1,25 milioni di azioni del sito Internet che nel 2010 ha battuto persino Google.
E invece no. È deciso. L´11 gennaio Tyler e Cameron salteranno il giorno di allenamento nella baia della loro San Diego in vista delle Olimpiadi di Londra. E torneranno davanti al tribunale di San Francisco per chiedere di annullare tutto. Altro che Facebook: è Lascia o Raddoppia. «Mark è lì dov´è perché lo cercammo noi: per farlo partecipare alla nostra idea» dice Tyler. Sicuri che sareste riusciti ad avere lo stesso successo? E i gemelli - immancabilmente all´unisono - : «Assolutamente sì».
Il caso dei due fratelli che vogliono riscrivere la storia di Facebook è diventata anche il nocciolo del film «The social network». La vicenda raccontata al cinema differisce dalla realtà praticamente in un punto: che a interpretarli sul grande schermo, dove il nome è goffamente camuffato in Winklevii, è un attore solo, Armie Hammer. Nel 2003 Mark Zuckerbeg è uno smanettone di vent´anni quando i gemelli compagni di studio ad Harvard gli chiedono di aiutarli a mettere su un´idea avuta dal loro amico Divya Narendra: un sito che metta in collegamento tutta la comunità universitaria. Mark accetta ma - dicono i gemelli - ritarda il lavoro dedicandosi nel frattempo a sviluppare la "sua" idea. Così quando nel 2004 nasce Facebook i Winkenvloss denunciano l´ex compagno. Che naturalmente controdenuncia.
Passano anni per trovare un accordo. Che alla fine però arriva. Nel 2008 i gemelli accettano una risoluzione da 65 milioni di dollari. Non vogliono però rinunciare a tenere ancora un piede nella creatura. E chiedono che una parte della cifra venga consegnata in azioni. E qui comincia il secondo tempo: non del film ma della guerra vera che il film non racconta.
Subito dopo l´accordo i due accusano Mark non più soltanto di furto: ma addirittura di frode. Il motivo? Facebook è una società che non è ancora quotata in borsa e quindi non ha l´obbligo di rendere pubblici numeri e carte. I gemelli si basano su un investimento da 250 milioni di dollari fatto da Microsoft: se ci crede Bill Gates... E deducono che Facebook valga almeno 15 miliardi. Così propongono una cifra di 35,90 dollari ad azione: riproponendosi di incassare 20 milioni cash e 45 milioni in shares. Ma pochi giorni prima della firma dell´accordo - dicono - quel volpone di Zuckerberg fa approvare dal consiglio d´amministrazione una valutazione molto più bassa per motivi fiscali: meno di 5 miliardi di dollari. Le loro azioni sarebbero valse insomma soltanto 11 milioni di dollari.
A questo punto i gemelli fermano tutto. Licenziano perfino l´avvocato che li aveva aiutati nell´accordo: che li controdenuncia, anche lui, per la bellezza di altri 13 milioni di dollari. Non basta. I gemelli sostengono che la prova della frode di Zuckerberg starebbe nei messaggi che Mark aveva spedito ad alcuni amici già ai tempi dell´università. Uno per tutti vivacemente esplicito: «Li ho fottuti... «.
Tutto chiaro? Eppure i gemelli possono anche non essere le vittime che sembrano. Tanto per cominciare il loro accordo vale già più dei 65 milioni pattuiti. Loro sapevano che le azioni sarebbero cresciute in valore: altrimenti si sarebbero tenuto tutto il cash. E infatti il milioncino e passa delle loro varrebbe già 140 milioni. Come fanno a dire che Mark li voleva fregare? Le azioni fluttuano, si sa. «Non è una questione di soldi» dicono loro al New York Times «ma di principio». Ma se il giudice accetta di annullare l´accordo come finirà? Sapranno rinegoziarne un altro più vantaggioso o davvero affronteranno una causa sulla «paternità» di Facebook praticamente impossibile da dimostrare?
Lui, il ventenne più ricco del mondo, Mark Zuckerberg, che sulla nascita di Facebook ha già superato diverse cause di paternità, per la verità non sembra preoccuparsi più di tanto. Il film, ha detto, racconta una storia che sembra più grande di quella che è. «E mi fa stare male il fatto che i gemelli continuino a starci così male». Beh, male. Gli esperti lo chiamano «il rimorso del venditore». Ma con mezzo miliardo di amici e 50 miliardi di dollari in gioco sarà mica strano che bruci così tanto.