Antonio Carioti, Corriere della Sera 02/01/2011, 2 gennaio 2011
SEI LIBRI SUL TAVOLO PER RICORDARE L’UNITA’ D’ITALIA
Il Risorgimento siamo noi. Si potrebbe sintetizzare così uno dei punti più significativi del discorso televisivo di Giorgio Napolitano, trasmesso alla vigilia dell’ anno che segna il centocinquantenario dell’ Unità d’ Italia. Un richiamo forte nelle sue parole come nel dato simbolico dei libri che teneva sulla scrivania rivolgendosi ai cittadini dal suo ufficio al Quirinale. «Non possiamo come nazione pensare il futuro - ha detto il presidente della Repubblica - senza memoria e coscienza del passato. Nulla può oscurare il complessivo bilancio della profonda trasformazione, del decisivo avanzamento che l’ Unità, la nascita dello Stato nazionale e la sua rinascita su basi democratiche hanno consentito all’ Italia». A rafforzare il concetto, la presenza accanto a lui di volumi dedicati in primo luogo al Risorgimento, ma anche al difficile e laborioso processo di formazione dell’ identità italiana. Ad esempio I luoghi della memoria: un’ ampia rassegna di saggi, curata dallo storico Mario Isnenghi, che l’ editore Laterza pubblicò per la prima volta nel 1996 e ha riproposto di recente con alcuni aggiornamenti. Vi si parla di date, simboli, miti, personaggi, con riferimento alle vicende politiche, ma anche al costume e alla vita quotidiana. E l’ arco temporale va dal 1848 alla seconda metà del Novecento, fino a toccare eventi come la strage di piazza Fontana e il delitto Moro. Si ferma invece al 1922 un altro saggio presente in edizione originale sulla scrivania del presidente: Naissance de l’ Italie contemporaine (uscito in Francia nel 1997 e tradotto in italiano da Bruno Mondadori nel 1999, a cura di Roberto Balzani, con il titolo Il lungo Risorgimento), opera di uno storico francese, Gilles Pécout, che Napolitano ha mostrato di apprezzare molto, partecipando a un convegno da lui organizzato durante il suo viaggio a Parigi, lo scorso settembre, sulla figura di Cavour. Proprio una biografia del conte piemontese, tessitore instancabile dell’ unità italiana, è il libro di Rosario Romeo (il grande storico siciliano scomparso nel 1987) Vita di Cavour (Laterza), anch’ esso in bella mostra sulla scrivania di Napolitano. Si tratta della versione ridotta, uscita nel 1984, della monumentale opera di Romeo Cavour e il suo tempo, un’ autentica pietra miliare dell’ interpretazione liberale del Risorgimento, visto come sforzo vincente della borghesia illuminata per ricongiungere l’ Italia ai Paesi più avanzati dell’ Europa settentrionale. Un classico del patriottismo italiano, ma sul versante democratico rivoluzionario, è invece Dei doveri dell’ uomo di Giuseppe Mazzini. Un testo del 1860, rivolto agli operai, che sintetizza con grande efficacia il pensiero religioso, politico e sociale dell’ uomo cui si deve la fondazione della Giovine Italia: tra le pagine più significative, quelle in cui l’ autore polemizza con il collettivismo, con acute previsioni sui guasti cui avrebbe condotto un regime di proprietà pubblica dei mezzi di produzione. Tra coloro che raccolsero il messaggio di Mazzini con maggiore entusiasmo c’ era un giovane scrittore veneto, Ippolito Nievo, autore delle Confessioni di un italiano, di cui Napolitano teneva accanto un’ importante testimonianza: il Diario della spedizione dei Mille (Mursia). Qui l’ impresa dei garibaldini viene raccontata in presa diretta da un protagonista, con franchezza e senza retorica. Da segnalare, infine, I padri fondatori (Gangemi) catalogo di una mostra sugli artefici dell’ unità italiana tenuta di recente al Senato: un volume la cui presenza sulla scrivania presidenziale suona come un omaggio al curatore Giuseppe Talamo, presidente dell’ Istituto storico del Risorgimento, scomparso a Roma il 25 maggio scorso.
Antonio Carioti