Cecilia Zecchinelli, Corriere della Sera 02/01/2011, 2 gennaio 2011
QUEI «VERI» EGIZI TENUTI FUORI DALLE PORTE DEL POTERE. I VOLTI DI UNA COMUNITA’ DA BOUTROS GHALI A SAWIRIS
Si considerano i «veri e soli discendenti degli antichi egizi» e il loro nome parrebbe confermarlo: copti - in arabo qibt, plurale aqbat - era inizialmente il termine greco usato per designare l’ intera popolazione della terra del Nilo, l’ etimologia di «Egitto» è la stessa. Una popolazione convertitasi in gran parte al cristianesimo dal primo secolo, diventata progressivamente minoranza con la conquista arabo-islamica quasi 600 anni dopo. Oggi i copti sono forse il 10 per cento degli 83 milioni di egiziani. Spesso indistinguibili negli abiti e nei costumi dai musulmani (nel bene e nel male: la terribile mutilazione genitale delle bambine è praticata da entrambi). Qualche volta felicemente integrati in scuole, ambienti di lavoro, quartieri, organizzazioni culturali e politiche. Ma in realtà sempre più isolati - e discriminati - prima dal panarabismo di Nasser poi, negli ultimi anni, dall’ avanzare dell’ estremismo islamico. «Il grande disastro è iniziato con il golpe degli Ufficiali Liberi nel 1952, che impose un arabismo ideologico, cacciò gli stranieri, chiuse il Paese in una monocultura dittatoriale che religiosa non era ma preparò la strada all’ estremismo islamico», dice padre Giuseppe Scattolin, comboniano e noto accademico, al Cairo da oltre 30 anni. Con la caduta di re Faruk, peraltro poco rimpianto in Egitto, si chiuse infatti quella «epoca d’ oro» dei copti fiorita con il grande khedivè riformista Muhammad Ali all’ inizio del XIX secolo: l’ abolizione della «jizya», la tassa per i non musulmani, il permesso di entrare nell’ esercito e nella politica. Quindi il periodo della rinascita culturale, con le prime femministe e gli intellettuali progressisti, la lotta di liberazione: i copti vi presero parte attiva e fondamentale, come un ruolo chiave ebbero nell’ economia del Paese. Tutto o quasi finito negli anni Cinquanta: confiscate terre e proprietà, chiusi i tribunali cristiani, vietate nuove chiese. Tantissimi se ne andarono esuli in Australia, America, Europa. Qualche importante famiglia è rimasta, a partire dalla più nota in Occidente, i Boutros Ghali. Nipote di un primo ministro, già ministro degli Esteri, Boutros Boutros Ghali fu poi a capo dell’ Onu. Il nipote Youssef è l’ attuale responsabile delle Finanze. Nel business gli imprenditori non mancano, il più celebre e ricco è certo Naguib Sawiris. Idem nell’ arte, nelle scienze. Ma nel governo, nel parlamento, nel potentissimo esercito come nelle università e in altre istituzioni pubbliche i cristiani d’ Egitto sono oggi enormemente sottorappresentati. Come è evidente che il regime di Mubarak, pur laico, è ormai ostaggio dell’ estremismo islamico montante. Per mantenere il potere usa la religione, confermando le discriminazioni ereditate dai raìs precedenti, a partire dal divieto di fatto a costruire chiese, e agendo spesso in modo perlomeno ambiguo. Quando si diffuse l’ allarme per l’ influenza suina, ad esempio, l’ Egitto fu il solo Paese al mondo dove fu ordinato lo sterminio dei maiali. Allevamento riservato ai soli copti, che videro in quella decisione un attacco economico, e politico.
Cecilia Zecchinelli