Alessio Odini, ItaliaOggi 31/12/2010, 31 dicembre 2010
DIECI IDEE PER UN FELICE APP NUOVO
Pubblicizzare le applicazioni, perché non passino inosservate. Capire chi è il proprio interlocutore e quale mezzo utilizza, sia esso smartphone o tablet pc. Senza dimenticare che i cellulari evoluti rappresentano solo il 20-30% del totale. E soprattutto, cercare di arrivare primi, come Apple.
Ecco il decalogo stilato da Adage.com per affrontare le sfide del marketing nell’anno che sta per aprirsi.
Applicarsi nella pubblicità. Senza pubblicità, anche le applicazioni più belle verranno ignorate. Sollevato il velo della bellezza, è buona norma puntare su apps realmente collegate al marchio o al prodotto, ma che sappiano al contempo incontrare il gradimento del pubblico. Che si appassiona quando può utilizzare ripetutamente uno strumento utile e divertente.
Conosci il tuo interlocutore. Secondo Adage.com i modelli di BlackBerry Curve e Pearl sono i preferiti dalle teenager americane. Ma altrove non è altrettanto vero. Questo per ricordare ciò che si diceva già nel momento in cui l’audience della tv si è frammentata con l’arrivo di canali satellitari e digitali specializzati. Nel caso del mobile internet, bisogna fare i conti con le diversità insite negli stessi smartphone, tablet e sistemi operativi, che permettono di raggiungere gli utenti con diverse fruizioni dei contenuti.
Gli smartphone non sono l’asso pigliatutto. I possessori di uno smartphone sono i preferiti dai professionisti del marketing, ma non esauriscono il pubblico. Secondo comScore, rappresentano il 23% del mercato mobile. Negli Stati Uniti, dove 233 milioni di persone usano un cellulare, le soluzioni più innovative contemplano solo 60 milioni di utenti. L’Italia (60 milioni di abitanti) è al vertice per numero di cellulari posseduti, con un tasso di penetrazione degli smartphone prossimo al 30%. Una buona ragione per investire in nuove forme di marketing, senza scordarsi del buon vecchio sms.
Il telefono per telefonare. È vero che il tempo dedicato al telefono è superiore a quello impiegato per leggere i giornali, ma è sbagliato pensare che non si faccia altro che navigare su un display di pochi pollici. La funzione principale del telefono, anche il più innovativo, per la maggioranza resta quella di telefonare.
Applicazioni pensate per il brand. Ha senso investire denaro in un’applicazione che permette, per esempio, di scuotere un paio di pantaloni sul monitor del telefono, facendo uscire dalle tasche monete e chiavi di casa? Aiuterà a vendere i pantaloni in questione? La domanda non è peregrina.
C’è vita oltre ai social network. Facebook e gli altri social network, spesso associati a sistemi di geolocalizzazione, sono sulla bocca di tutti. Ma negli Stati Uniti il più scaricato è oggi sul cellulare di 5 milioni di persone.
Alla larga dalle campagne riciclate. Difficilmente una campagna pensata per un mezzo diverso avrà successo sul mobile. Carta e tv sono mondi che seguono regole e logiche diverse. Diffidare da una campagna derivata da altri media, ma caldeggiata da un a.d. dai capelli troppo bianchi. Il rischio è che tutti gli altri la snobberanno.
Europa e Usa non sono l’ombelico del mondo. C’è voluto un tempo per capire che il sistema tolemaico non era corretto. Ancora meno bisogna impiegarne per comprendere che nei paesi emergenti vengono sviluppate campagne e applicazioni innovative. Ma bisogna andare a scovarle.
I download non bastano. L’efficacia di un’applicazione non si misura dal numero di download. Il vero criterio di misurazione sta nel suo utilizzo e nella forza del legame con il brand o il prodotto associato.
Arrivare primi conta ancora. Apple è riuscita a imporsi con iPhone, alla quarta generazione, nonostante il difetto dell’antenna (ai mancini cade spesso la linea). Si è ripetuta con iPad e ora con la piattaforma di pubblicità iAd è sulla cresta dell’onda, nonostante il mercato pubblicitario mobile abbia ancora molte incognite. Nel dubbio, Steve Jobs è arrivato primo e fa da punto di riferimento. E anche da bersaglio: così c’è chi ipotizza, come la danese Saxo Bank, che forte dei suoi 51 miliardi di dollari cash (38,5 miliardi di euro) Apple si mangerà Facebook che ne vale fra 30 e 40 (da 22,6 a 30 miliardi di euro). E chi protesta perché, come segnala il Wall Street Journal, un buon numero di applicazioni fornirebbero illegalmente dati sensibili degli utenti di iPhone e iPad a società terze. In attesa che sia fatta chiarezza, un sereno 2011 a tutti.