Giorgio Ursicino, Il Messaggero 3/1/2011, 3 gennaio 2011
SBARCA IN BORSA LA NUOVA FIAT L’AUTO VIENE DIVISA DAI CAMION
Questa mattina alle nove Sergio Marchionne sarà in prima fila a Piazza Affari per ascoltare, al suono della campanella, le quotazioni iniziali delle due nuove società nate dalla scissione di Fiat. Dopo 111 anni e mezzo di storia, l’azienda torinese controllata dalla famiglia Agnelli si divide in due per volere dell’amministratore delegato italo-canadese chiamato al Lingotto nel 2004 per rilanciare un gruppo all’epoca in grande difficoltà. La scissione di Fiat Industrial (i camion Iveco e i trattori della Cnh) dalla parte automobilistica (continuerà a chiamarsi Fiat Spa) renderà le due società più agili sul mercato, più adatte a muoversi nello scacchiere globale e potrebbe far salire il valore della capitalizzazione già in forte crescita nell’ultimo periodo.
A differenza di quanto avvenuto in precedenti operazioni del genere, non sono stati infatti indicati prezzi di riferimento e saranno l’offerta e la domanda nell’ora precedente l’apertura della seduta a stabilire il valore delle due azioni. Gli analisti non sono concordi, le previsioni delle principali banche d’investimento danno vita a una forbice molto ampia. Per la maggior parte di loro, però, la somma del valore dei nuovi titoli di Fiat e Fiat Industrial dovrebbe essere più alta dei 15,43 euro con cui la vecchia azione del gruppo torinese è andata in pensione il 30 dicembre. Più consensi sembra riscuotere la Industrial che ha sì un fatturato più contenuto, ma vanta una struttura più consolidata e una maggiore capacità di realizzare profitti nel breve periodo. Prima della scissione Fiat Spa capitalizzava 18,9 miliardi di euro, il 169% in più di inizio giugno 2004 quando Marchionne diventò amministratore delegato (nel settore dell’auto ha fatto meglio solo Volkswagen). Negli ultimi sei mesi il titolo Fiat è aumentato di quasi il 50%, passando da 8 a quasi 16 euro. In questi sei anni le oscillazioni sono state molto forti, con un picco in alto di quasi 24 euro nel luglio del 2007 (dopo l’imponente lancio della 500) ai meno di 4 euro toccati nel febbraio del 2009, nella fase più acuta della crisi finanziaria internazionale. Mentre Marchionne si appresta a tagliare il nastro della nuova era Fiat, prima di volare nuovamente a Detroit dove lo attende un importante salone dell’auto soprattutto per Chrysler, proseguono le polemiche sul fronte sindacale per gli accordi degli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori. Nella fabbrica campana, dove l’intesa per il nuovo contratto di lavoro è stata siglata nei dettagli, stanno per partire le 4.600 riassunzioni della newco. Nella storica fabbrica del nord, invece, la situazione è più fluida in attesa del referendum dei lavoratori sull’accordo preliminare raggiunto prima di Natale.
Ieri il numero uno della Cgil Susanna Camusso ha ribadito la sua contrarietà all’ipotesi Mirafiori, ma ha invitato la Fiom ad apporre una “firma tecnica” all’intesa se avrà il via libera dalla maggioranza dei lavoratori: «Bisognerà prendere atto del risultato, è preferibile restare dentro la fabbrica piuttosto che subire il disegno di esclusione». Sulla stessa linea anche Durante della minoranza Fiom: «I diritti dei lavoratori vanno difesi in fabbrica, ma sono ancora convinto che il referendum bocci l’accordo e quindi Marchionne sarà costretto a sedersi di nuovo al tavolo». Sull’argomento scende in campo anche l’eurodeputato Pd Sergio Cofferati, ex leader della Cgil, che ha una posizione diversa: «Non c’è discussione, la Fiom non può firmare quell’accordo, è vietato da vincoli statuari: non è possibile siglare intese che contengano lesioni dei diritti dei lavoratori sanciti dalle leggi e dai contratti». Marchionne, intanto, sembra già impegnato nel velocizzare la scalata di Fiat in Chrysler: per andare oltre il 50% non basta mettere a disposizione la tecnologia italiana, bisogna saldare i debiti con Washington e con lo Stato dell’Ontario e con la Fiat divisa in due è più semplice vendere qualche gioiello di famiglia (Iveco, Alfa Romeo) o una parte di loro (Ferrari) per avere a disposizione più liquidità.