il manifesto 2/1/2011, 2 gennaio 2011
LETTERE
Sono stato assunto in Fiat nel 1977 appena compiuti i 18 anni di età. Dopo quasi 34 anni di lavoro in produzione tra Verniciatura, Montaggio, Meccaniche e Lastratura, posso ben dire di essere diventato un esperto di questioni di fabbrica. Dall’inizio degli anni ’80 esperti ed economisti, partiti, associazioni sindacali mi hanno spiegato che per un futuro migliore avrei dovuto fare sacrifici. Era per il mio bene e per quello dei miei figli. In quegli anni il sacrificio aveva i connotati della «famigerata Scala Mobile». Poi vennero i tempi delle Riforme Pensionistiche, delle chiusure di stabilimenti (Chivasso, Rivalla) delle ristrutturazioni (Meccaniche di Mirafiori), gli anni in cui i padroni dicevano che era più facile liberarsi di una moglie che di un loro dipendente. Venne il precariato e noi «operai privilegiati» miracolati dal posto fisso ci sentivamo come accerchiati dentro a un fortino. Oggi mi spiegano, sempre per il mio bene, che quando serve devo rinunciare alla mensa, devo rinunciare ad una pausa per andare in bagno, devo stare attento quando sto male altrimenti non mi pagano i primi giorni di malattia, se c’è bisogno lavorare sabato o domenica e buon ultimo evitare di protestare ed eventualmente scioperare se non ce la faccio più. Le mie due fìglie, intanto maggiorenni, dopo anni di studio sono disoccupate... Non darò ascolto ai D’Alema-Fassino-Chiamparino, al referendum sul piano Marchionne voterò "no". Facile si potrebbe dire, sei un iscritto Fiom. È vero, ma prima dì tutto in officina ci lavoro e so cosa vuol dire.
P.S. Questi centro-sinistri d’ora in poi il sostegno della mia famiglia se lo possono scordare.
Roberto Bretto Rsu-Fiom Mirafiori Carrozzeria