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 2010  dicembre 31 Venerdì calendario

VENTITRE’ SERVITORI DELLA VERITA’ UCCISI NEL 2010


Caduti sotto la mano violenta di chi non conosce le ragioni della speranza, uccisi, spes­so nel silenzio, mentre era­no impegnati a costruire il loro piccolo lembo del Re­gno di Dio in mezzo agli ul­timi, in situazioni estreme o semplicemente nella quo­tidianità di una parrocchia. Sono i ventitré operatori pastorali che nel corso del 2010 hanno perso la vita in modo violento e che for­mano l’elenco stilato, come ogni anno a fine dicembre, dall’Agenzia Fides.
Il rapporto diffuso ieri e di­sponibile sul sito www.fi­des. org, però, non è solo un asciutto elenco di nomi e date, ma rappresenta piut­tosto un «ritratto» della vi­talità della Chiesa cattolica nel mondo. Si propone, in­fatti, come uno strumento prezioso per conoscere le storie, spesso ignorate dai media, di quei «militi igno­ti della grande causa di Dio», come li definì Gio­vanni Paolo II, impegnati fino in fondo a ricucire fe­rite, costruire la pace, an­nunciare il Vangelo e la possibilità di un mondo di­verso.
Si tratta di un vescovo, 15 sacerdoti, un religioso, una religiosa, due seminaristi e tre laici uccisi in America, Asia e Africa. La lista, spie­ga Fides, è da considerasi solo provvisoria perché è impossibile avere dati per­fetti, vista la vastità dell’o­pera pastorale nel mondo. Tuttavia essa è sufficiente sia per comprendere quali sono oggi i «fronti caldi» dell’annuncio nel mondo, sia per riscoprire le motiva­zioni alla base della testi­monianza cristiana.
Nella sua nota introduttiva l’Agenzia Fides, organo di informazione delle Pontifi­cie opere missionarie, spie­ga chiaramente che il rap­porto riguarda in genere tutti gli operatori pastorali morti in mondo violento e che non viene usato il ter­mine «martiri» – se non nel senso etimologico di «testi­moni » –, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmen­te dare su alcuni di loro. A questo proposito Fides, poi, registra due fatti importan­ti del 2010: l’apertura del processo di beatificazione del sacerdote missionario don Daniele Badiali, della diocesi di Faenza, ucciso in Perù nel 1997, e la beatifi­cazione di padre Jerzy Po­pieluszko, martire, ucciso in odio alla fede il 20 ottobre 1984 in Polonia.
Commentando l’elenco 2010 Fides spiega che «an­che quest’anno molti sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro fini­ti male». Altri «sono stati e­liminati solo perché nel nome di Cristo opponeva­no l’amore all’odio, la spe­ranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposi­zione violenta, il diritto al sopruso».
Rientrano in quest’ultima categoria di certo il vesco­vo Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferen­za episcopale turca, ucciso a coltellate dal suo autista a Iskenderun il 3 giugno. Ma anche i due sacerdoti ucci­si nell’attentato del 31 ot­tobre alla Cattedrale siro­cattolica di Baghdad. Ma è anche il caso, probabil­mente, di don Christian Bakulene, ucciso nella Re­pubblica Democratica del Congo l’8 novembre, il cui assassinio è stato masche­rato da rapina. Colpisce, poi, la storia di Ju­lien Kénord, sia per il con­testo in cui è avvenuta – la Haiti in cerca di riscatto dal terremoto –, sia per la sua giovane età: 27 anni. Ope­ratore della Caritas svizze­ra, Kénord è stato assalito da alcuni sconosciuti men­tre era nella sua automobi­le poco dopo aver riscosso un assegno di duemila dol­lari in una banca di Port-au-Prince, la capitale di Haiti. Colpito da alcuni proiettili, il giovane è morto in ospe­dale. Nel terremoto, dalle cui ferite stava aiutando la popolazione locale a guari­re, aveva perso la sorella.
Nel triste elenco di nomi degli operatori pastorali uc­cisi nel 2010 il primato va all’America Centrale e del Sud: Brasile, con tre sacer­doti, un laico e un semina­rista assassinati negli ulti­mi dodici mesi, segue la Co­lombia con tre uccisioni, il Messico e il Perù con due, Venezuela, Ecuador e Haiti con un assassinio. Sei i casi in Asia: tra questi anche quello del vicario generale di una diocesi cinese, ucci­so assieme a una giovane religiosa per vendetta da un uomo licenziato dalla Casa per anziani. L’Africa, infine, conta due morti, entrambi nella Repubblica Democra­tica del Congo.

I PRECEDENTI -

C’è una triste consolazione nei dati diffusi ieri dall’Agenzia Fides e riguardanti gli operatori pastorali uccisi nel 2010: il numero – 23 vittime – cala rispetto al 2009, quando erano stati assassinate 37 persone, tra cui ben 30 preti (erano stati 20 nel 2008, 21 nel 2007, 24 nel 2006). Ma il dato resta grave perché dimostra che «il nostro mondo continua a essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo», come ha notato Benedetto XVI nell’Angelus dello scorso 26 dicembre. I 23 del 2010, infatti, si sommano ai 230 operatori uccisi tra il 2001 e il 2009.
Fides, inoltre, nota che tra il 1990 e il 2000 le vittime furono 604 (tra questi ben 248 si contarono solo nel 1994 nel genocidio in Rwanda). Nei dieci anni prima i dati parlano di 115 vittime, ma la «conta» allora si limitava ai missionari ad gentes, mentre poi si è scelto di inserire nell’elenco tutti gli operatori pastorali uccisi in modo violento.