Bice Benvenuti, Avvenire 02/01/2011, 2 gennaio 2011
NARCOTIZZA I GENITORI E POI LI UCCIDE. IN MANETTE 38ENNE
Separata, disoccupata, sotto cure psichiatriche e terapie antidepressive, da due anni era tornata a vivere con i genitori. Una coppia di persone tranquille, entrambe sulla settantina, che vivevano in una casetta in mattoni rossi a Carmagnola, vicino a Torino, dal lontano 1975. Eppure, nella notte di Capodanno qualcosa di incomprensibile è scattato nella testa di Claudia Pistone, 38 anni, e poco dopo la mezzanotte l’ha trasformata in una belva.
Mentre fuori impazzavano i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno, lei ha narcotizzato sua madre e suo padre e poi li ha uccisi a coltellate. Decine di colpi, su quei due corpi inermi: Giovanni e Lidia, si chiamavano, lui era un ex idraulico, lei una signora conosciuta e rispettata nel quartiere. E pensare che quei genitori l’avevano riaccolta in casa dopo la separazione, e l’avevano sostenuta anche dopo la perdita del lavoro: in questi mesi Claudia – graziosa, minuta, lunghi capelli biondi e frangetta, «sempre ben vestita», come hanno raccontato i vicini – aveva cercato di ricostruirsi, seguita dal Centro di Igiene Mentale di Bra, che l’aveva presa in carico in seguito a una pesante crisi depressiva. A gennaio avrebbe dovuto anche sostenere un colloquio di lavoro: una notizia che senz’altro aveva rallegrato la famiglia, sotto Natale. Eppure non c’è stato alcune senso di gratitudine, o affetto, a fermare la mano della donna. Dopo il duplice omicidio, tra l’altro, è stata proprio lei a dare l’allarme: «Correte – ha detto al centralinista del 112 – delle persone si sono introdotte a casa e mia e hanno ucciso i miei genitori». Quando sono arrivati in via Valfrè, però, i carabinieri di Moncalieri hanno capito che aveva mentito. Entrati nell’abitazione hanno trovato il corpo della donna, Lidia Pistone, in camera da letto, e quello del marito in soggiorno. Entrambi erano stati colpiti con diverse coltellate al collo e alle spalle: la donna con più accanimento, con almeno sette colpi. Lì accanto, ecco Claudia, avvolta nella camicia da notte in più punti macchiata dal sangue, confusa: si è lasciata sfuggire alcune ammissioni, che hanno portato al suo fermo. Poi, ascoltata per oltre quattro ore dal magistrato Donatella Masia nella caserma dei carabinieri di Carmagnola, ha ammesso le proprie responsabilità. A quel punto il pm ha ordinato la misura cautelare in carcere, e la donna è stata portata alle Vallette.
Gli inquirenti ritengono che la donna abbia agito in preda a “un raptus di follia”, un disturbo della personalità che la colpì già due anni fa, quando narcotizzò il marito, lo legò al letto e lo colpì alla testa con un bilanciere, convinta che avesse un’amante: Anche in questo caso il fatto avvenne durante le feste natalizie, e proprio nella palazzina di fronte a quella dei genitori, dove la coppia risiedeva. L’aggressione aveva aggravato la crisi dei due, tanto da portarli alla separazione: l’uomo, che aveva presentato una querela contro la donna, in seguito l’aveva però ritirata.