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 2010  dicembre 31 Venerdì calendario

FIAT, L’ARABA FENICE DELLA BORSA

Fiat si appresta, ancora una volta nella sua lunga storia, a un cambio di pelle.

Incassato l’accordo separato con i sindacati la svolta ora è sul listino. Da lunedì 3 gennaio saranno due le Fiat quotate. Da un lato l’Auto e dall’altra, sotto le insegne di Fiat Industrial, tutti gli altri business. Di scissione dell’Auto, il settore più difficile e meno redditizio per il gruppo, si è parlato più volte nel corso degli ultimi anni. Questa volta però è fatta. L’Auto quotata dà più chance al gruppo e più libertà di movimento anche per un futuro disimpegno.

E così il Lingotto riprova a ridisegnare la sua vocazione. Data per spacciata in mille occasioni, la Fiat ha trovato sempre delle vie d’uscita. Basti pensare alla lunga teoria di crisi e rinascite attraverso cui è passato il gruppo torinese. Ma anche alle incursioni in business sempre più diversi: dall’energia con la puntata su Italenergia; alle assicurazioni con la Toro prima comprata e poi venduta.

I soldi chiesti al mercato

Tutti tentativi di diversificazione dall’auto, il business naturale degli Agnelli, ma anche quello più carico di difficoltà.

Per tenere la barra, la Fiat e i suoi azionisti hanno dovuto più volte mettere mano al portafoglio. Nel 93 il maxi-aumento di capitale da ben 5mila miliardi delle vecchie lire. Nel 2002 altra iniezione di mezzi freschi per un miliardo di euro. Si era in una delle tante fasi di forte difficoltà per il gruppo con il titolo sceso ai minimi degli ultimi dieci anni e con i conti in rosso.

Banche in aiuto nel 2002

Come non dimenticare poi la via d’uscita con il «convertendo», cioé l’aiuto delle banche che a fronte di un rifinanziamento per 3 miliardi chiesero la conversione in azioni dei propri crediti. Da lì il nuovo aumento di capitale per 1,8 miliardi del 2003 e la vicenda dell’equity swap del 2005, sanzionata da Consob e poi finita assolta dal Tribunale di Torino nei giorni scorsi. Ancora una volta a pesare erano gli oneri del business tipico con la Fiat Auto che tornava finalmente a vedere il segno più nei suoi bilanci dopo 5 anni di perdite. Le vicissitudini del Lingotto sono scritte nei grafici della borsa. Con quella lunga caduta del titolo dai picchi del 1998 ai valori minimi intorno ai 5 euro toccati nel triennio 2003-2005.

La rivincita

Poi la riscossa con l’arrivo di Marchionne; la nuova caduta nel 2007-2008 e poi la ripresa degli ultimi due anni con il titolo Fiat passato da meno di 4 euro ai poco meno di 15 euro di questi giorni. E così per gli azionisti grandi e piccoli è stato come stare sulle montagne russe. Per chi ha abitudini da cassettista, il titolo Fiat è quello meno propenso a far dormire sonni tranquilli. Gli oltre 5 miliardi di euro chiesti al mercato non sono stati ripagati dai dividendi e dai corsi di borsa. È solo nell’ultimo quinquennio che il titolo ha dato soddisfazioni agli investitori con quel rendimento annualizzato (dividendi inclusi) del 17%. A dieci anni chi avesse comprato Fiat si ritroverebbe con una perdita secca del 30%, pari a un -3,6% all’anno dal 2000 a oggi. Ora tocca allo spin off del gruppo dimostrare di meritare la fiducia del mercato.