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 2010  dicembre 31 Venerdì calendario

IL VATICANO NON È PIÙ UN PARADISO FISCALE

La pace è «minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell’economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale». Così Benedetto XVI ha accompagnato il Motu Proprio con cui ha varato nuove norme per la prevenzione ed il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario. Un complesso di leggi con cui il Papa – che notoriamente persegue il Paradiso del Cielo – vuole abbattere ogni schermo che possa rendere il Vaticano un «paradiso fiscale» sulla Terra, cosa che fino a ieri in qualche modo era considerato. E per questo ha varato una nuova normativa, che recepisce la convezione monetaria firmata con la Ue un anno fa, contro il riciclaggio del denaro sporco e contro il finanziamento al terrorismo. Si tratta del primo passo, cui seguiranno anche altri adeguamenti fiscali e tributari che hanno come obiettivo fa entrare la Santa Sede nella «white list» dell’Ocse dei paesi finanziariamente ed economicamente virtuosi. Da tempo il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, preme affinchè il Vaticano entri a pieno titolo dentro il club dei paesi in regola, e gli incontri del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, alla sede di Parigi dell’Ocse vanno avanti da mesi.

Le nuove leggi varate ieri sono quattro, cui si aggiunge la creazione di un’Autorità di informazione finanziaria (Aif) una sorta di banca centrale che vigilerà sul rispetto del nuovo impianto regolatorio, e avrà competenze non solo sullo Ior, ma anche sugli altri enti finanziariamente rilevanti, tra cui Apsa, Governatorato e Propaganda Fide.

Le norme varate avranno effetto dal prossimo primo aprile 2011: prima di allora dovranno essere prese alcune decisioni, tra cui la nomina del presidente, del direttore e del consiglio dell’Aif. Per la presidenza si rafforzano le voci per la nomina del cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Apsa (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica), un fine giurista e membro del consiglio Ior, anche se la sua posizione di controllore – si fa notare nelle sacre stanze – potrebbe confliggere con quella di controllato.

Pesanti le pene per i reati di riciclaggio e terrorismo, cui si aggiunge la novità dell’auto-riciclaggio, e poi ancora tratta, droga, rifiuti tossici, reati questi inseriti per colmare una lacuna giuridica: vanno dai 20 anni per tentato omicidio, ai 15 per terrorismo ai 12 per riciclaggio (ma da scontare in un paese terzo, visto che in Vaticano ci sono soltanto alcune celle di sicurezza). Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha spiegato che il mondo, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, è cambiato e anche quella particolare parte di mondo che è il Vaticano si deve adeguare alla lotta contro «l’intelligenza perversa che guida le attività illegali» che certo cerca di «approfittare proprio dei punti deboli e fragili».

Qualche maglia sembra restare un po’ larga: tutti coloro i quali avranno a che fare con l’Aif, quindi a partire dai dipendenti, «saranno obbligati al più rigoroso segreto per tutto ciò che riguarda l’Autorità ed i suoi rapporti con i terzi». Anche se «l’obbligo di segreto non è di ostacolo all’adempimento degli obblighi in materia di cooperazione internazionale e nei confronti dell’Autorità Giudiziaria, inquirente e giudicante, quando le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o per i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente».

«Finanze trasparenti per la Santa Sede» titola l’Osservatore Romano in prima pagina, dedicando molto spazio alle nuove leggi antiriciclaggio e antiterrorismo del Vaticano. Il quotidiano della Santa Sede, diretto da Gian Maria Vian, inoltre pubblica il commento di Marcello Condemi, ex dirigente di Bankitalia a capo dell’unità per l’antiriciclaggio e da tempo consulente della Santa Sede per questa riforma: il suo è uno dei nomi accreditati per l’ingresso nel consiglio direttivo dell’Aif, insieme a quello del presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Della Torre.