S. Ci., il Fatto Quotidiano 31/12/2010, 31 dicembre 2010
ASSANGE VISTO DA VICINO: “NON AMA I CRONISTI MA GLI ATTIVISTI”
Bosse Lindquist ha seguito Julian Assange per mesi, dalla Svezia attraverso i suoi viaggi per promuovere la ribellione di Wikileaks e ha parlato con lui della sua creatura, della sua visione e delle sue ossessioni. Ne è venuto fuori il documentario Wikirebels prodotto dalla tv svedese e che ilfattoquotidiano.it sta pubblicando in Italia (da questa sera sul sito la terza e ultima parte).
Che tipo è Assange, visto da vicino?
Freddo e in qualche modo appassionato allo stesso tempo: razionale ma che esprime una carica morale - che si sia d’accordo o meno con lui - molto netta.
Lo avete seguito dall’estate all’autunno, fino a poche settimane prima delle megarivelazioni di documenti diplomatici americani: avete avuto modo di capirne debolezze e passioni?
Rimane sempre molto professionale; io ero il giornalista lui l’intervistato; nelle 5 o 6 volte che ci siamo incontrati per parlare di lui e di Wikileaks è sempre rimasto molto concentrato sul punto, sul tema che si stava affrontando, senza divagare.
Ha ossessioni personali?
Beh, è piuttosto fissato con la segretezza; gli appuntamenti non erano facili da prendere, e anche il lavoro preparatorio per avere l’ok per seguirlo non è stato facile, ma è comprensibile, vista la natura del suo lavoro e il momento nel quale lo abbiamo incontrato. Se di ossessione si può parlare è quella di un nemico potente e insidioso: gli Stati Uniti. Che per lui sono il principale ostacolo alla verità di molti fatti internazionali e anche la spinta per scardinare il sistema.
E nei vostri confronti come la pensava?
È evidente che non ama i giornalisti, ma piuttosto gli activist, gli attivisti, chi si schiera e combatte. Non eravamo della stessa parte della barricata. Ma è anche giusto così.