ANDREA MALAGUTI , La Stampa 3/1/2011, pagina 16, 3 gennaio 2011
Strage di cani nella tenuta della regina - Li ammazza una natura diventata improvvisamente cattiva o li avvelena l’uomo? L’ultimo a morire, il trentesimo in dodici mesi, è stato Bertie, un king charles spaniel con un manto setoso bianco e marrone
Strage di cani nella tenuta della regina - Li ammazza una natura diventata improvvisamente cattiva o li avvelena l’uomo? L’ultimo a morire, il trentesimo in dodici mesi, è stato Bertie, un king charles spaniel con un manto setoso bianco e marrone. Se n’è andato dopo ventiquattro ore di agonia. Era lunedì mattina. I suoi padroni, il signor e la signora Broughton, proprietari terrieri di Lincoln, nel fine settimana l’hanno portato a Sandringham, la tenuta reale nel Norfolk dove la Regina Elisabetta passa le vacanze di Natale assieme ai suoi inseparabili corgi e l’hanno lasciato libero senza perderlo mai di vista. Hanno passato la notte in albergo e il giorno dopo sono tornati a casa. Il primo sintomo di malessere è stata la diarrea, quindi Bertie ha cominciato a vomitare. Ogni volta che deglutiva sembrava che ingoiasse una lametta da barba. Tremava, non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Esattamente come tutti gli altri. «Si è appoggiato al divano bianco del salotto e ha cominciato a guaire». Meno di ventiquattro ore e non c’era più. Aveva due anni. «Nostra figlia è svenuta dal dolore». Nessuno sa esattamente che cosa l’abbia ucciso, ma ormai è chiaro che Sandringham, la Thetford Forest, il Clumber Park e la foresta di Sherwood sono diventate delle trappole. Tra settembre e ottobre si portano via l’ultimo respiro di dieci cani e sono dozzine quelli che si sono sentiti male. Nessuno sa dire che cosa ci sia dietro la strage dei cuccioli. Spore killer, forse. Magari un’alga assassina, un’infezione batterica oppure del veleno. E’ un giallo. Anche Sua Maestà si è spaventata. I corgi sono un pezzo della sua vita, tende a proteggerli come se fossero figli. Ogni giorno, tra le quattro e le cinque del pomerigigo, li nutre personalmente. Il primo gielo regalò Giorgio VI nel 1933 e Sandringham House, di proprietà della corona dal 1862, è sempre stato un posto sicuro. Da settimane non li porta nel bosco e Buckingham Palace ha chiesto all’Animal Health Trust una indagine approfondita. Il parco, un paradiso naturale di ottomila ettari, è aperto al pubblico ogni giorno dell’anno e i veterinari della Commissione Forestale raccontano che non c’è bisogno che i piccoli ingoino nulla per sentirsi male. «Basta il contatto della lingua». La dottoressa Janice Dixon, una donna elegante, con i capelli rossi e mani bianche da pianista, dice che il momento più pericoloso è quello che va da settembre a dicembre. «L’umidità cresce e la luce cambia intensità. Il bosco si trasforma e diventa più pericoloso. Forse sono funghi velenosi. Con l’arrivo del gelo le condizioni si stabilizzano. Gennaio e febbraio dovrebbero essere meno cattivi». Dovrebbero. Difficoltosi tentativi che non spiegano il disastro di questo ultimo anno. «All’ingresso dei parchi abbiamo messo dei cartelli di pericolo. Invitano a non lasciare il sentiero principale e a non permettere ai cuccioli di scivolare nella pancia della foresta». L’Animal Health Trust ha fornito dei questionari a tutti i proprietari di cani che hanno visitato il parco. «Ci servono informazioni di ogni tipo, anche se i vostri cuccioli non sono stati male. Ogni dettaglio è prezioso e può aiutarci a capire, a sconfiggere la paura e a salvare i vostri animali». Nigel e Janette Young, architetti del Nottinghamshire si fanno fotografare assieme al figlio Richard di undici anni e ai loro sei highland terrier. Sono bianchi, piccoli, il pelo appena lavato. «Due sono stati male dopo una visita a Sandringham. Un terzo è ancora dal veterinario. E’ come se fosse stato colpito da una strana forma di letargia. Si addormenta di colpo». Richard ha un gesto di stizza. «Ce la farà, vero?». Nigel gli dice «certo, che discorsi fai». E glielo sussurra nell’orecchio sinistro, quello più vicino al cuore.