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 2011  gennaio 03 Lunedì calendario

Sono in bilico contratti per 10 miliardi - In ballo ci sono almeno dieci miliardi di commesse pubbliche: a tanto ammonta l’accordo di cooperazione strategica fra Italia e Brasile che il governo italiano minaccia di congelare

Sono in bilico contratti per 10 miliardi - In ballo ci sono almeno dieci miliardi di commesse pubbliche: a tanto ammonta l’accordo di cooperazione strategica fra Italia e Brasile che il governo italiano minaccia di congelare. Per questo alla Farnesina, al ministero della Difesa e a Palazzo Chigi sperano ancora in un ripensamento. Una speranza alla quale il governo si aggrappa ricordando l’intervista con la quale la stessa Dilma Rousseff, lo scorso 24 giugno, disse al quotidiano Metro Campinas che «su Battisti si dovrà applicare la decisione del Supremo tribunale federale». Pochi mesi prima, a novembre 2009, quel collegio, con 5 voti a 4, disse sì alla richiesta di estradizione avanzata dall’Italia. Da allora sembra passato un secolo. Ieri, mentre da Brasilia rimbalzavano a Roma voci su una Rousseff «incerta», il neoministro della Giustizia confermava la decisione di Lula. Ora, a meno di colpi di scena, al governo non resta che far presentare all’ambasciatore italiano ricorso di fronte alla stessa Corte federale. L’altra mossa, più rischiosa per gli interessi italiani, è quella di congelare la ratifica parlamentare dell’accordo strategico firmato ad aprile dell’anno scorso da Silvio Berlusconi e Lula. Il voto doveva arrivare nei primi giorni di gennaio, un sì scontato ad un accordo in sedici punti. Una decisione rischiosa perché quell’intesa riguarda soprattutto commesse civili per imprese italiane, e in particolare di Fincantieri e Finmeccanica. Fs e Ansaldo Sts sono interessate alla costruzione della linea ad alta velocità fra Rio, San Paolo e Campinas, Ansaldo Sts all’installazione dei sistemi di segnalamento ferroviario, Saipem, già partner della Petrobras, sta lavorando a nuovi contratti per la costruzione di infrastrutture per l’estrazione del gas. La partita più grossa scaturita dall’accordo commerciale è però quella in materia di Difesa: da Iveco, che sta trattando una commessa per la fornitura di mezzi Lince all’esercito brasiliano, ma soprattutto Fincantieri che attraverso il governo ha chiuso un accordo con la marina brasiliana per la vendita di pattugliatori, fregate e navi da rifornimento. L’anno scorso il sottosegretario Guido Crosetto è volato due volte in Brasile per mettere a punto i dettagli dell’intesa. Fra Fincantieri - che costruirà le navi - e Finmeccanica - che fornirà i sistemi d’arma - ci sono in ballo sei miliardi di commesse. Proprio attorno alla vicenda di Fincantieri nel governo c’è chi avanza letture maliziose: dopomesi di trattative, a dicembre mancava l’ultimo sì del governo brasiliano. A Roma in molti si sono chiesti il perché del ritardo; la settimana prima di Natale le prime voci sul diniego alla estradizione di Battisti hanno fatto crescere i sospetti. Poiché l’Italia ha vinto la mega-commessa lasciando di stucco i concorrenti francesi, c’è chi si è convinto che dietro la decisione di Lula ci sia stata una pressione diplomatica da parte di Parigi per far saltare gli accordi con l’Italia. Voci, per ora niente di più, che però testimoniano la tensione che in questi giorni si respira sull’asse Roma-Brasilia. E’ anche per questo se nelle ultime ore, a fronte della conferma al no all’estradizione, il governo brasiliano insiste nel sottolineare i rapporti di amicizia con l’Italia. Una tensione diplomatica, come sempre accade quando ci sono di mezzo importanti interessi economici, non conviene a nessuno: l’anno scorso l’Italia ha superato la Francia come partner commerciale, diventando l’ottavo Paese esportatore in Brasile con quasi il 3% delle quote. Nel 2009 il Brasile ha importato dall’Italia prodotti per tre miliardi e 664 miliardi di dollari, ne ha esportati per tre miliardi e 16 milioni. In Brasile la prima azienda italiana per fatturato è la Fiat, presente con due stabilimenti e ora impegnata a costruirne un terzo nell’area di Recife. Fra gli altri hanno interessi consolidati in Brasile Pirelli, Impregilo, Telecom Italia: non a caso sabato, alla cerimonia di insediamento della nuova presidente, è stato intravisto il presidente di Telecom e Tim Brasil Gabriele Galateri. Da quando, con una crescita a due cifre, il Brasile si è imposto come prima lettera di «Bric», gli interessi delle imprese italiane si sono moltiplicati: da 120, quali erano meno di dieci anni fa, le imprese in terra carioca oggi sono più di trecento. Nell’accordo dell’anno scorso fra Lula e Berlusconi c’è l’impegno a rafforzare gli investimenti in vista dei mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016, entrambe in programma in Brasile. Se il primo italiano a sbarcare sulle coste brasiliane fu Amerigo Vespucci, oggi laggiù vivono 25 milioni di persone di origine italiana, il 15% della popolazione. L’ultima cartuccia del governo italiano per convincere la Rousseff a ripensarci potrebbe arrivare da qui: «Credo che l’opinione pubblica brasiliana ci aiuterà», diceva ieri, non a caso, Franco Frattini.