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 2010  dicembre 31 Venerdì calendario

POLITO E L‘ADDIO AL RIFORMISTA: CI HANNO STROZZATO

«Aspetta, mi infilo il cappotto ed esco...» . L’ultima passeggiata su via delle Botteghe Oscure, da direttore del «Riformista» . «Quando ristrutturammo il piano terra del vecchio Bottegone, il palazzo che aveva ospitato la storica sede del Partito comunista italiano, insistetti affinché ci fossero queste vetrate sul marciapiede... L’architetto mi chiese: "Dottor Polito, ma è sicuro?". Gli dissi di sì, a me sembrava una bella idea rendere visibile, trasparente il lavoro della redazione» . Perché lasci il giornale che fondasti otto anni fa? «Oh, è molto semplice: perché me lo hanno chiesto» . Chi te lo ha chiesto? «Beh, non è un segreto che c’è una trattativa in fase avanzata per acquistare il giornale... e se il sottoscritto, che un poco ingombrante è, essendo non solo il direttore della testata, ma anche uno dei fondatori, si toglie di mezzo... come dire? la trattativa, forse, ne trae vantaggio in termini di rapidità» . A trattare l’acquisto della testata con la famiglia Angelucci sono Emanuele Macaluso e Gianni Cervetti, due ex importanti dirigenti del Pci, area migliorista. «Sì, così dicono: la trattiva sarebbe tra loro... ma...» . Dai, prosegui. «Forse è il caso di cominciare dall’inizio, e spiegare perché siamo arrivati a questo» . Spiegalo. «Semplice: ci hanno strozzato» . — è una metafora forte. «Il guaio è che non è nemmeno una metafora: è pura realtà» . I responsabili? «Allora, la storia è questa: all’improvviso, due anni fa, il Dipartimento per l’editoria di Palazzo Chigi ci sospende l’erogazione dei finanziamenti pubblici cui hanno diritto anche altri giornali come Il Foglio, l’Unità, il manifesto e via dicendo... e, in più, viene pure attivata un’indagine dell’Agcom» . L’accusa qual è? «Ci viene contestato che gli Angelucci, attuali proprietari della testata, posseggono anche un’altra testata, Libero. E i finanziamenti per due giornali non si possono prendere. Noi mettiamo subito al lavoro gli avvocati, e cerchiamo di spiegare che la testata del Riformista è sì di proprietà degli Angelucci, però poi la società editrice è una cooperativa che incassa il contributo intestato a Le Nuove Ragioni del Socialismo, di cui Macaluso è direttore, e per editare paga un affitto, un canone agli Angelucci» . La sentenza dell’Agcom è prevista per febbraio, giusto? «Giusto. Ma intanto i debiti sono aumentati, e quando hai debiti, c’è poco da fare, il rischio di essere condizionati è sempre in agguato. Ora, ti dico: io credo di aver difeso la nostra autonomia fino alla pignoleria... Però è chiaro che, a questo punto, per ricominciare a ottenere il finanziamento pubblico, è meglio mutare assetto proprietari o » . Macaluso e Cervetti cambieranno la linea politica del giornale? «Non lo so, ma può darsi» . Tu e Velardi cominciaste con un sogno. «Una scommessa, più che un sogno: volevamo evitare che la sinistra di questo Paese finisse nelle mani di Bertinotti e Cofferati. Ti ricordi cosa accadde al Palazzetto dello sport di Firenze, no?» . Nanni Moretti consegnò simbolicamente tutto il movimento dei Girotondi a Cofferati... «Quel giorno pensai: il riformismo, in Italia, rischia di morire ancor prima di nascere» . Cofferati non... «Cofferati? Una volta disse che la parola "riformismo"era una parola malata. Fu per sfida che demmo al giornale questo nome...» . Velardi, sul Fatto, ha raccontato che il primo vostro finanziatore fu la famiglia Garrone. «I petrolieri genovesi. Il padre lo incontrai in un albergo di via del Babuino, a Roma. Mi disse: "Mio figlio m’ha parlato di voi...". Mise un milione di euro» . Cominciaste con un giornale di poche pagine, arancione. «Graficamente, molto chic. Politicamente...» . Di rito dalemiano. «Mah... Con D’Alema abbiamo avuto anche degli scontri. Certo era all’area riformista che ci rivolgevamo, e D’Alema, otto anni fa, era un interlocutore serissimo. Purtroppo non ebbe il coraggio di rompere con Cofferati» . E con la Cgil. «Com’era già chiaro all’epoca, il problema della sinistra italiana è la Cgil, il sindacato. Ieri c’era Cofferati, oggi c’è la Fiom di Landini» . In mezzo, il Pd di Veltroni. «Uomo di insostenibile leggerezza. Per noi il Pd era l’isola, l’approdo. Purtroppo Veltroni andò al Lingotto e fece un magnifico discorso riformista solo perché, nella fretta di prepararsi un testo, aveva saccheggiato gli scritti di gente come Morando, come Rossi... Poi, tornato da Torino, oscillò tra radicalismo e inciuci con Berlusconi...» . Alla fine, editorialmente, vi è mancato il pascolo. «Colpa anche di Berlusconi. Avrebbe dovuto, sia pure a modo suo, fare delle riforme. Costringendo poi la sinistra ad andargli dietro. Purtroppo lui è rimasto dov’era, e la sinistra è tornata ad essere vecchia e radicale» . Chi firmerà il giornale dal primo gennaio? «Stefano Cappellini, uno dei miei due vice» . Tu che farai ora? «Rallento. Dirigere stanca. E poi ho moglie e tre figli: mi piace l’idea di tornare a cenare con loro...» . (Rientra in redazione. Aveva una squadra irriverente, di talento. «Puoi scrivere che sono orgoglioso di loro?» ).