Giorgio Dell’Arti, La Stampa 31/12/2010, PAGINA 86, 31 dicembre 2010
VITA DI CAVOUR - PUNTATA 56 - ARIA DI CAMPAGNA
E Cavour? 6 settembre 1847, a Giacinto Corio: «Ill.mo Signore, dopo la sua partenza ho comprato un toro; non so se questo contratto avrà la sua approvazione; ma aveva fretta di allonatanare quel toro bianco che mi metteva rabbia» .
9 settembre 1847, a Giacinto Corio: «Il danno della grandine è sempre maggiore di quello che a primo punto si crede» .
10 settembre 1847, a Ottavio Thaon di Revel, ministro delle Finanze: «Ho l’onore di trasmettere all’E.V. il progetto di Regie Patenti per lo stabilimento in questa capitale di una banca di sconto, di circolazione e depositi» .
14 settembre 1847, a Giovanni Maria Cabella: «Rispondendo al di lei foglio 11 corrente le osservo che quanto ai pochi sacchi di 2˚ qualità guano peruviano che si trovano umidi converrà che li distribuisca per ciascuna spedizione a farsi proporzionatamente» .
18 settembre 1847, a Rocco Colli: «Ill.mo Signore, Mi valgo del ritorno del Carlotto a Novara per far sapere alla S.V. Ill. che il ventilatore della Cagna fu posto in opera lunedì scorso, e che esso ha pienamente corrisposto alla mia aspettazione. Io considero l’aggiunta del ventilatore al trebbiatoio a riso come un miglioramento notevolissimo. Il poter ottenere immnediatamente un riso netto dalla paglia ed altre materie scadenti, è un vantaggio che non si può calcolare, giacché in tempi piovosi può salvare il raccolto. Io devo pure manifestare la piena mia soddisfazione della condotta del Carlotto, che è stato da me, come per lo passato, assiduo al lavoro, intelligente ed attivo. Non posso dire altrettanto di tutti gli operai che lavorano alla Cagna. Non già come rimprovero, ma come consiglio di una persona a cui sta a cuore la prosperità dello stabilimento cotanto utile dalla S.V. fondato, mi farò lecito di dirle ch’io crederei bene il raccomandare a questi operai l’avere meno pretese ed usare modi più urbani per gli abitanti dei tenimenti dove lavorano […]Ho da molti anni in mente di far costruire a Leri un molino all’americana, per liberarmi dal fastidio dei mugnai che rubano spietatamente i poveri miei sudditi».
4 ottobre 1847, a Giacinto Corio: «Giunto felicemente a Torino, mi fu annunziato dall’amico conte Filippi la compra di 18 manze di Demonte . [...] Lo prego a far partire mercoledì il Pipillo col figlio, usi al viaggiare, i quali ricondurranno a Leri le dette manzette. Se il Pipillo facesse delle difficoltà per fare questa gita, non saprei scegliere altra persona del padre Tomalino; credo però che non sarà il caso di raccorere a questo brontolone. Avendo provvisto alla stalla di Bastiano, credo che converrà il comprare 20 moggie a Corgnè, parte delle quali sottoporremo all’impinguamento e parte terremo, per vedere la riuscita che vogliono fare. Con questa compra verrebbero compite le stalle, e provveduto alla fabbricazione del lettame cui tanto abbisognano le stanche nostre campagne […]Quantunque in mezzo al tumulto della capitale, i miei pensieri ritornano di frequente nelle nostre risaie ove si gode una perfetta pace d’animo; ed ove ho il conforto dell’amabile sua società» .
8 ottobre 1847, a Giacinto Corio: «Se quei maledetti mastri da muro terminano nel corrente della settimana ventura la casa della Vissa, desidererei che oltre il ponte delle Mascarpine si facesse pure in muratura un ponte sulla strada delli Alberini che è sempre rotto»
16 ottobre 1847, a Giacinto Corio: « Accetti la licenza della guardia. Questi è un uomo pieno di pretenzioni; riceve un fortissimo salario e non è mai contento. Non lo terrei più al mio servizio, quand’anche ritirasse la chiesta licenza [...] Mi favorirà dirmi quante ouate [giubbettini] ho da preparare per le zappatrici più diligenti. Ora che i sudditi hanno della meliga oltre il bisogno, non sarebbe possibile il cambiare parte delle granaglie che gli si somministra, con del vino che sarebbe cotanto utile alla loro sanità? Io non avrei difficoltà a dare a coloro che rinunzierebbero ad un molento di meliga, un brenta di Monferrato. Così facendo soddisfarremo ad un debito d’umanità, e meriteremo gli applausi del gran Lorenzo Valerio. La prego di pensare a questa permuta; se vi sarà un sacrificio [da fare] , lo farò volentieri a pro dei nostri popolani ch’ io trovo assai migliori di quanto li reputa il buon Marcone» .
16 ottobre 1847, a Emile De La Rüe: «Je ne suis revenu que ce matin de Grinzane, où, quoique vous en disiez, on fait du vin beaucoup meilleur de votre Saint-George» .
16 ottobre 1847, a Basilio Mazzucchetti: «La S.V. crede che si potrebbe avere il guano Carignani a 10 ed anche 8 lire il quintale e quindi pensa che converrebbe acquistarlo per mescolarlo con altro guano di qualità migliore. Tale non è il mio avviso; non conviene alterare le qualità che si incettano, e non potrò concorrere in operazioni di tal genere» .
27 ottobre 1847, a Giacinto Corio: « Se il Falchiero è un ladro la prego di considerare la mia raccomandazione come nulla. Non voglio interessarmi che ai galantuomini».