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 2011  gennaio 02 Domenica calendario

“Sono io la mamma della plastica verde” - In principio fu un orologio da polso, tutto di plastica, lancette e meccanica comprese

“Sono io la mamma della plastica verde” - In principio fu un orologio da polso, tutto di plastica, lancette e meccanica comprese. Era il segnatempo-gadget allegato a «Topolino». Una plastica speciale, biodegradabile, figlia delle pannocchie di mais, in grado di sciogliersi nel giro di poche settimane. Come dire: un ritorno al ventre di Madre Terra, da cui era stata partorita. È il 1989, l’idea è di una ricercatrice chimica umbra trapiantata in Piemonte, Catia Bastioli. Sono anni in cui la chimica tradizionale segna il passo, ma Catia Bastioli guarda a un futuro dietro l’angolo: la produzione di bioplastica ricavata da materie prime rinnovabili di origine agricola. «Molti pensavano che io volessi giocare - dice oggi - e all’inizio qualcuno mi ha anche osteggiato. E invece...». Invece, nel 2011, si scopre «regina» sul trono della plastica verde e scrive la nuova storia dei sacchetti della spesa, biodegradabili. Sono gli «shopper» nati da quell’amido di mais, la stessa materia prima che diede origine all’orologio di Mickey Mouse. Ma Catia Bastioli, nel 2007 «inventore europeo dell’anno», laurea honoris causa all’Università di Genova, rifiuta le incoronazioni: «Non ho vinto io, la battaglia per la plastica verde non è una partita di calcio. L’importante è crederci, dimostrare che in questo nostro Paese insieme si può ancora costruire». Lei è stata responsabile del progetto strategico Montedison sui materiali compositi all’Istituto Donegani di Novara e del progetto materiali biodegradabili da risorse rinnovabili al Centro Ricerche Ferruzzi. Il tessuto in cui opera è fertile di entusiasmo, la campagna tra Piemonte e Lombardia ricca di risorse. Catia si guarda attorno: riso e mais. Con un gruppo di stretti collaboratori decide di compiere il salto: sarà proprio una delle materie prime (l’amido di granoturco) a darle una mano. Fonda Novamont SpA, oggi controllata da Banca Intesa ed Investitori Associati (gli stessi ricercatori), esempio virtuoso in un’Italia che arranca sul fronte della ricerca. È convinta che l’ecocompatibilità sta per invadere le coscienze: «Se oggi siamo leader in Italia nella produzione di materia prima, il Mater-B, per la produzione di sacchetti biodegradabili, è perché in questi anni abbiamo lavorato sodo e investito molto. Oggi siamo pronti a soddisfare le richiestedelle industrie che hanno bisogno di polimeri naturali per realizzare i sacchetti. Noi produciamo e forniamo i granuli necessari alla lavorazione. Il tutto arriva dai campi, perché il nostro obiettivo è di coinvolgere tutta la filiera produttiva, che parte dall’agricoltura. Il centro ricerche e la base operativa a Novara, a Terni lo stabilimento di produzione (bioraffineria). Sì, abbiamo creato un caso italiano a livello di integrazione di economia di sistema, ripartendo dai siti chimici nazionali, ma in armonia con il paesaggio. Tra ricercatori in Piemonte e dipendenti in Umbria, siamo 200. Ma allargheremo i centri di produzione in altre zone d’Italia, con prospettive occupazionali». Alla guida di Novamont, che fattura oltre 50 milioni di euro l’anno, Catia Bastioli oggi è amministratore delegato dopo essere stata direttore generale. L’obiettivo della filiera agricola che interagisce con la ricerca per lei è un «must»: «Abbiamo stretto accordi con il mondo agricolo in Umbria attraverso Coldiretti. I coltivatori ci danno il mais, da cui ricaviamo l’amido finalizzato alla materia prima degli shopper biodegradabili. Ma non solo granoturco: utilizziamo anche oli vegetali e scarti agricoli. Il processo inizia con la parte cellulosica, si trasforma in zucchero e poi in polimeri. Ormai siamo alla seconda generazione di Mater-B e stiamo lavorando su quelle successive. L’impianto di Terni produce 80 mila tonnellate di bioplastica. A marzo siamo in grado di arrivare a 130 mila». La rivoluzione verde promette un cambio epocale: un sacchetto di plastica tradizionale si autodistrugge nel giro di due secoli. Quelli nati dall’idea di Catia, in due-tre mesi.