Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 03 Lunedì calendario

MINIGONNE E CRAVATTE SOTTILI, L’INDICE DELLA RIPRESA —

Secondo il filosofo americano Daniel Hausman l’economia è una branca delle «scienze inesatte» . E in effetti, a volte, sono gli indicatori meno accademici (e paludati) a aiutare gli economisti a interpretare il presente e a scrutare nel nostro nebuloso futuro. Un esempio, ricordava ieri Der Spiegel, sono l’ «indice della minigonna» , «l’indice del rossetto» e quello delle cravatte.
Perché da quando l’economista americano George Taylor, negli anni ’ 20, osservò che in periodi di crisi le donne portavano gonne più lunghe, mentre quando l’economia era in salute l’orlo immediatamente saliva. Attraverso i decenni, questo collegamento (un po’ da voyeur) tra gonne e andamento dell’economia ha visto numerose conferme: le gonne lunghe del dopo crisi del ’ 29, le gambe scoperte degli anni ’ 50 del boom, e poi addirittura le minigonne di Mary Quant alle quali fecero seguito i gonnelloni lunghi da hippie: così via fino ai giorni nostri attraverso le ere geologiche dell’andamento di indice Dow Jones e occupazione. In realtà la teoria del prof. Taylor, serioso economista della Wharton School poco interessato alle tendenze sartoriali, si basava su un’osservazione relativa alla praticità più che alla moda: in tempi di crisi le donne non potevano permettersi di sostituire le (costose) calze strappate, ed erano dunque costrette a far scendere l’orlo della gonna per nascondere gli inestetici strappi (o, addirittura, le gambe nude). In tempi più prosperi invece l’abbondanza di calze in guardaroba permetteva di sostituirle senza problemi, mostrando più serenamente le gambe.
Oltre all’indice delle minigonne, che ci fa osservare le passerelle in cerca di gambe scoperte e dunque di presagi positivi sulla ripresa economica, esiste anche quello del rossetto: cioè in tempi di crisi, quando le donne sono costrette a «tagliare» gli acquisti non indispensabili, il democratico rossetto rappresenta una forma di «lusso portatile» che aiuta a sentirsi un po’ più belle e curate anche se abiti e scarpe nuove non sono a portata di budget (uno degli elementi che confermano questa teoria è il boom di cosmetici nel periodo immediatamente successivo all’ 11 settembre). Perfino il serissimo, quasi lugubre ex presidente della federal Reserve Alan Greenspan è fermo sostenitore della teoria secondo la quale quando arriva una crisi economica gli uomini smettono di comprare biancheria intima (versione da calzificio del Consumer Confidence Index, l’indice di fiducia dei consumatori). Tra questi indicatori poco scientifici (ma ogni tanto qualche economista lavora — con successo — a uno studio per verificare la teoria delle minigonne) e indubbiamente divertenti da analizzare c’è anche la larghezza delle cravatte maschili: sottili in tempi di boom (pensiamo alle strettissime strisce di seta dei primi anni ’ 60 kennedyani, immortalate sul piccolo schermo dal telefilm di culto globale «Mad Men» ) si allargano però quando l’economia rallenta (e qui basta guardare vecchie foto degli anni ’ 70 della crisi petrolifera per trovare cravattoni larghi quasi una spanna).
Le scienze economiche, ironizzava John Kenneth Galbraith, sono quantomeno utili per garantire posti di lavoro a numerosi economisti. E forse, anche a qualche stilista di moda.
Matteo Persivale