Antonio Ferrari, Corriere della Sera 03/01/2011, 3 gennaio 2011
IL LEADER ISLAMICO USCITO DALLA SORBONA
La durezza con cui l’Imam di Al-Azhar Ahmed Al Tayeb ha risposto alle parole di Benedetto XVI, ricordandogli la mancata condanna per le vittime musulmane durante la guerra all’Iraq, non deve ingannare. Al Tayeb non è un estremista e neppure un ottuso fideista. È arrivato al vertice della grande istituzione sunnita dopo averne percorso, dall’età di 10 anni, ogni gradino prima di diventarne rettore e, alla morte di Mohammed Sayed Tantawi, Grande Imam. Al Tayeb è un intellettuale di 64 anni dai modi gentili e dal carattere tollerante. Il suo Phd in filosofia islamica l’ha ottenuto a Parigi, alla Sorbona, e la sua capacità di assimilare con intelligenza le spinte progressiste coniugandole con la propria cultura lo ha portato a raggiungere la carica più alta per un leader religioso sunnita. A differenza di Tantawi, che era intransigente soltanto quando la linea dell’intransigenza era fortemente gradita al potere politico, Al Tayeb ha una sua visione che potremmo definire più attenta e realistica. È sicuramente vicinissimo al presidente Hosni Mubarak; è ovviamente iscritto al partito del leader, che oggi è guidato dal figlio Gamal, candidato-forte per le prossime presidenziali. Ma è soprattutto un convinto moderato. Già negli anni trascorsi al vertice dell’università di Al-Azhar si era espresso duramente non soltanto contro l’estremismo dei Fratelli musulmani, ma aveva sostenuto che il prestigioso ateneo e il suo campus non potevano essere utilizzati per marce e caroselli di giovani studenti incappucciati che inneggiavano alla violenza e gridavano slogan a favore dei guerriglieri armati di Ezzedim al Qassem (braccio militare di Hamas), dell’Hezbollah libanese e dei Pasdaran iraniani. Al Tayeb, subito accusato dagli estremisti d’essere un «fantoccio» dell’esecutivo, rispose con calma, all’interno del Paese in arabo, e nelle interviste destinate all’estero in inglese e in francese (lingue che parla fluentemente), per spiegare le sue convinzioni. Che insomma bisogna trovare un punto di equilibrio tra varie scuole di pensiero: tra i salafiti intransigenti, che vorrebbero imporre la legge dell’islam, respingendo tutto ciò che viene da Occidente; e i modernisti pronti ad accogliere le altre culture nel nome del progresso. Da costoro Al Tayeb si distanzia, cercando una terza via, che accetti la modernità rispettando la cultura e le tradizioni dell’islam. Le sue conferenze sul ruolo del colonialismo in Egitto e più in generale nel Medio Oriente sono un esempio di solida preparazione. Negli incontri internazionali (è accaduto anche con la Comunità di Sant’Egidio) Al Tayeb non soltanto spiega le sue opinioni, ma partecipa ai dibattiti, è curioso, pone domande intelligenti. Non sembra insomma prigioniero di un ruolo formale, ma attivo protagonista di un’opera di rinnovamento. Che riguarda proprio Al-Azhar. Che significa università tra le più prestigiose del mondo, e vertice religioso. Al-Azhar aveva assoluto bisogno di un robusto maquillage innovativo. Fondata nel 970, ha rappresentato per secoli il centro del pensiero religioso sunnita, e ogni suo intervento era legge per centinaia di milioni di persone. Ma proprio quella linea di equilibrio, soprattutto negli ultimi decenni, dominati anche nell’islam dalla globalizzazione, dalle nuove tecnologie e dai profondi cambiamenti nel mondo dell’informazione, si era indebolita. A vantaggio della propaganda meno equilibrata e decisamente più estremista, diffusa soprattutto dalla televisione. Il linguaggio felpato del passato e forse un’eccessiva dipendenza dal potere politico hanno rischiato di far perdere prestigio all’istituzione sunnita. Che ora, con Al Tayeb, cerca un grande rilancio. Ieri, proprio il colto e moderato leader sunnita era andato a far visita a papa Shenuda III, il capo della Chiesa copta, per porgergli le sue condoglianze. All’uscita, il corteo di Al Tayeb è stato assediato dai dimostranti cristiani, che urlavano la loro rabbia per la strage nella chiesa di Alessandria. Il rischio di un pericoloso conflitto inter-religioso è alto, e proprio per attenuarlo l’Imam di Al-Azhar ha risposto a Benedetto XVI.
Antonio Ferrari