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 2011  gennaio 02 Domenica calendario

OROSCOPI SU MISURA PER GUSTI D’ARTISTA

Per quanti fuochi esplodano nel cielo, capodanno resta un momento inquietante, in cui si cerca di scongiurare il trapassare del tempo rivolgendosi agli oroscopi, cui quasi tutti, almeno in parte, soccombono.

«Cerco un altro Balthazar, tanto ho bisogno di vivere nel futuro per sopportare il presente», confessava Balzac, nostalgico di quello che si era rivelato un truffatore. Anche se «si può essere un bravo cartomante e un furfante», lo scrittore era alla ricerca «di una che fa le carte che dicono molto superiore a Balthazar». D’altronde una previsione errata lo avrebbe aiutato a sopportare gli ultimi giorni della sua vita. Un veggente gli aveva predetto che a 50 anni una terribile malattia avrebbe fatto pensare alla sua morte, ma sarebbe sopravvissuto fino a 80 anni. Pochi giorni dopo averlo ricordato, era spirato.

Il destino, scacciato dal progresso, si aggira nell’Ottocento e nel Novecento come una divinità detronizzata, pronta ad approfittare di ogni momento di sconforto per riaffacciarsi. Nel Delitto di lord Arthur Savile, Wilde aveva scherzato su un aristocratico che, ossessionato dalla profezia di un chiromante, secondo la quale avrebbe commesso un omicidio, finisce per uccidere il suo profeta. Ma appena uscito dal carcere aveva avuto uno sconsolante responso: «Secondo la linea della vita, siete morto due anni fa». Infatti Wilde era sopravvissuto a se stesso.

Era stato Dumas figlio, allievo di un noto occultista, a spingere Madame de Thèbes a diventare la più celebre veggente dell’epoca. «Fate la chiromante, sfruttate la credulità umana. Vi manderò dei clienti». Ma non tutti i clienti erano facili. Nel 1918, Proust si presentò da lei che, dopo un rapido sguardo alle sue mani, disse: «Cosa vi aspettate da me? Tocca a voi piuttosto rivelare il mio carattere». Molto superstizioso, Apollinaire si era visto predire il carcere in cui sarebbe finito per errore dopo il furto della Gioconda. Lui stesso, pur senza crederci, leggeva «abbastanza bene» la mano, «perché io non credo, ma guardo e quando è possibile ascolto». Il suo amico Max Jacob, autore di Specchio d’astrologia (Adelphi), esercitava sulle signore del bel mondo. Dopo la sua conversione al cattolicesimo aveva diradato. Anche perché, quando aveva annunciato ad Apollinaire che non avrebbe vissuto abbastanza per godersi la fama, l’altro, spaventato e irritato, gli aveva dato uno schiaffo.

Più cauto, D’Annunzio si fece fare l’oroscopo «ma siccome la pregai di non rivelarmi tristezze qualora le avesse scoperte nella mia stella – l’oroscopo è buono». Sibillla, nobildonna e cartomante, gli faceva le carte e lo specchio magico. Nel 1909, per sfidare «il triplice responso di Madame Peters, di Madame de Thèbes e della Cinigia», che lo vedevano morire il 17 luglio, aveva corso come un pazzo in auto e a cavallo. Ma poi una Pizia parigina gli aveva detto: «Una nuova esistenza inizierà per te. Tu sarai Re; e tutto ciò accadrà nell’aria, tra terribili detonazioni». Non si era sbagliata, dopo le sue imprese aeree, D’Annunzio aveva regnato su Fiume.

Nella Terra desolata, Eliot scherzava su «Madame Sosostris, chiaroveggente famosa/ Aveva preso un brutto raffreddore, ciononostante /È nota come la donna più saggia d’Europa, /Con un diabolico mazzo di carte». Nella vita però aveva dovuto sorbirsi una chiromante che sentiva in lui «un temperamento in ebollizione, facilmente provocabile, suscettibile di esplodere da un momento all’altro».

Persino l’iconoclasta Genet, con un passato di delinquente, si vantava che la chiromante di un baraccone gli aveva previsto che un giorno sarebbe stato celebre. «Una celebrità di che tipo? Mi vengono i brividi. Ma quella profezia basta a calmare il mio vecchio bisogno di credermi un genio».

Tentati dall’occulto, i surrealisti non disprezzavano le profezie. Ma uno di loro, il poeta Robert Desnos, le faceva personalmente, seduta alla turca. Un’arte che gli sarebbe stata utile nel campo di concentramento, quando avrebbe letto con voce imperturbabile sulle mani dei detenuti un avvenire favoloso.