Angelo Aquaro, la Repubblica 31/12/2010, 31 dicembre 2010
La rivoluzione delle spogliarelliste sì alla "class action" per lo stipendio - Il regalo è arrivato all´ultimo dell´anno ma d´ora in poi nulla sarà più come prima nel mondo che mette a nudo le debolezze non solo d´America
La rivoluzione delle spogliarelliste sì alla "class action" per lo stipendio - Il regalo è arrivato all´ultimo dell´anno ma d´ora in poi nulla sarà più come prima nel mondo che mette a nudo le debolezze non solo d´America. Un giudice federale ha accolto la prima class action al mondo presentata dalle professioniste dello strip-tease. «Ci spoglieremo dei nostri vestiti - diceva lo slogan della battaglia - ma non ci spoglierete dei nostri diritti». Hanno vinto. O quasi. E´ una rivoluzione del costume, o di quel che rimane. Ma soprattutto del diritto del lavoro. Paghe al di sotto del minimo contrattuale. Mance negate. Ricordate Julia Roberts? No, non "Pretty Woman": "Erin Brockovich", la protagonista di una delle più grandi cause collettive della storia. Beh, l´Erin dello strip si chiama Sabrina Hart. I suoi nemici hanno tentato di delegittimarla definendola «non moralmente presentabile». E per la verità anche il marito, conosciuto sul lavoro, ha ammesso di essere stato conquistato nel privé dalle sue grazie: contestualmente privato di un paio di bigliettoni. Ma nella storica sentenza «Hart versus Rick´s Cabaret International» il giudice John G. Koetl le ha dato ragione. Le spogliarelliste non sono «libere professioniste a contratto»: sono impiegate. Perché il datore di lavoro imponeva regole e multe. Organizzava le prestazioni dall´inizio alla fine. Imponeva la copertura dei tatuaggi e vietava pure, si direbbe comprensibilmente, la masticazione di chewing-gum. Vi sembrano sciocchezze? Spiega il New York Law Journal che sono bastate per richiamarsi alla teoria della «realtà economica»: bisogna «guardare alla totalità dei fatti e delle circostanze per determinare se c´è un rapporto di lavoro impiegato-impiegante». Così adesso può partire la causa collettiva da 5 milioni di dollari. Ma a cui potrebbero associarsi decine di migliaia di donne e uomini strip. E sì che è un lavoro dipendente. E sì che le regole sono precise. Prendete un numero tipo del Rick´s. Alla prima canzone deve saltare il reggiseno, ma solo e soltanto quello. Alla seconda via tutto, tranne il tanga. E alla terza.... Alla terza Sabrina ha deciso di non restare più al palo, di lapdancer e della vita, lì al 50 East della 33esima strada di Manhattan, la reggia dello striptease che è anche un´apprezzata steakhouse, trionfo della carne in tutti i sensi. Lei si spogliava, e i padroni a sfogliare i bigliettoni. Tanti. Tantissimi. Quelli del Rick´s del resto sono i re dello spogliarello. La compagnia è quotata perfino al Nasdaq. E sul sito, tra la promessa delle «donne più belle del mondo di scena ogni sera» e l´elenco della locations in tutti gli States, sfodera i risultati del 2010. Ottantatre milioni di ricavi, addirittura 9,4 per cento in più rispetto all´anno precedente. Perché se la recessione ha lasciato in mutande mezza America, l´altra metà evidentemente s´è goduta lo spettacolo. Fino a quest´ultimo velo caduto.