La Stampa 3/1/2011, 3 gennaio 2011
LETTERE
L’ennesimo morto ammazzato da una pallottola vagante, come usa dire in gergo giornalistico, durante i cosiddetti festeggiamenti per il Capodanno, vicino Napoli, deve far riflettere.
La prima costatazione è che si spara per uccidere, non esistono «pallottole vaganti» che non abbiano come fine la soppressione d’una vita umana: sia pure scelta a caso, il che aumenta l’orrore, semplicemente per un sentimento di mostruoso individualismo, di sorda ostilità verso il mondo che ci circonda.
In secondo luogo, i delitti ormai consueti nel circondario napoletano eseguiti da ignoti e ben protetti killer della camorra approfittando della gran confusione che si scatena la sera dell’ultimo dell’anno dimostrano come i discorsi, le conferenze, i dibattiti svoltisi a Napoli sul ripristino della legalità siano solo, finora, belle parole.
Vittorio Gennarini, Napoli