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 2010  dicembre 30 Giovedì calendario

NEGLI USA È BOOM DELLE MULTI-FAMIGLIE

La lunga recessione e la successiva ripresa anemica negli Usa non stanno avendo un impatto solo sul piano economico e occupazionale. Stanno cambiando anche i costumi e gli stili di vita degli americani. L’ultima conferma è venuta dai dati del censimento di quest’anno.

Dalle statistiche del Census Bureau è emerso che tra il 2008 e il 2010 le cosiddette multifamily household, cioè i nuclei multi-familiari composti da varie generazioni che vivono sotto lo stesso tetto, sono aumentati dell’11,7 per cento. Fino a sfondare il tetto dei 15 milioni, ovvero più del 13% del totale, la percentuale più alta registrata nell’ultimo mezzo secolo. In tutto, almeno 54 milioni di americani vivono in una casa con almeno due generazioni di adulti. Ma potrebbero essere anche di più, perché il fenomeno è ritenuto sottostimato, e il censimento non tiene conto dei casi di fratelli o sorelle tornati a vivere insieme.

Le cause principali sono due: la perdita o la mancanza di lavoro e i pignoramenti delle case, in crescita del 31,2% anche nel terzo trimestre di quest’anno, rispetto al periodo aprile-giugno. Il fenomeno ha cominciato a manifestarsi due anni fa. Inizialmente ha riguardato soprattutto i figli che dopo aver lasciato casa per andare al college erano costretti a tornare a vivere con i genitori a causa delle difficoltà a trovare un lavoro. Ma i dati del Census Bureau dimostrano che ormai a tornare a casa non sono solo più singoli giovani laureati ma nuclei familiari.

È il caso di Danise Sandres, trentunenne californiana che, dopo il pignoramento di casa, si è trasferita nel salotto di sua madre a San Pablo assieme ai suoi tre figli. O di James Davis, di Chicago, che ha perso il lavoro con la società di spedizioni Federal Express ed è stato costretto a trasferirsi da sua madre assieme alla figlia.

Li hanno battezzati i Boomerang Kid, i Ragazzi-Boomerang. Anche se dalle statistiche appare chiaro che molti di loro, ragazzi non lo sono più da tempo. La fascia più numerosa non è infatti quella tra i 18 e i 24 anni, e cioè quella che ha più difficoltà a trovare uno sbocco occupazionale, bensì quella degli over 35. Come per esempio Tondalah Stroud, una trentasettenne di Chicago che assieme al marito e al figlio di nove anni è tornata a vivere a casa della madre. Motivo? «Per cercare di ridurre il peso dei debiti che abbiamo accumulato negli ultimi anni e per poter investire di più nel negozio che abbiamo aperto nel 2008, visto che le banche non concedono mutui senza chiedere un milione di garanzie», spiega lei.

Anche il risparmio economico ha però un suo prezzo: la perdita della privacy e di una vita sociale autonoma. «A noi piaceva invitare a casa amici per un barbecue. Adesso non lo facciamo più. Ma è un sacrificio che speriamo sia solo temporaneo», dice.

Il caso della famiglia Maggi, di Fort Pierce, in Florida, raccontato ieri dal New York Times, è ancora più drammatico. Lì a essere senza lavoro fisso sono entrambe le generazioni. Jim Maggi, a cinquantotto anni, vive da mesi grazie al sussidio di disoccupazione, mentre suo genero James Wilson non ha neppure quello e sua figlia Holly, ventiseienne, ha un lavoro part-time e sottopagato da cassiera. Questo rende la convivenza ancora più stressante. «Prima avevo un ottimo rapporto con i miei suoceri. Adesso non più», ha confessato James.