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 2010  dicembre 30 Giovedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 3 GENNAIO 2011

Tra le tante cose che succederanno nell’anno appena iniziato, certamente entrerà nei libri di storia il giorno in cui la popolazione mondiale supererà quota 7 miliardi. Convenzionalmente per l’Onu eravamo arrivati a sei milardi il 12 ottobre 1999 (con la nascita in Bosnia di Adnan Nevic). Erano serviti 250.000 anni per arrivare a un miliardo (nel XIX secolo), un secolo per arrivare a due miliardi (nel 1927), 33 anni per arrivare a 3 miliardi (nel 1960), quindi 14, 13 e 12 anni per le tappe successive. Secondo il Wwf di questo passo ci restano vent’anni, poi dovremo trovarci un altro pianeta. La crescita sta però rallentando: il tasso di fertilità (il numero di figli avuti in media da una donna) totale è sceso dal 4,8 del 1965-1970 al 2,6 del 2005-2010. In Iran dal 7 del 1984 si è scesi al 2 del 2006; in Bangladesh dal 1980 al 2000 sono passati da 6 a 3. Presto (se non è già successo) la metà dell’umanità vivrà in Paesi sotto il tasso di sostituzione (circa 2,1) in cui la popolazione rimane stabile (i figli prendono il posto dei genitori): per passare da 7 a 8 miliardi serviranno 13-14 anni, per arrivare a 9 miliardi 20-25. Poi, forse, inizierà la discesa. [1]

L’ingresso dell’Estonia nell’euro, il divieto di produrre e utilizzare sacchetti di plastica non biodegradabili, la carta d’identità elettronica, sono alcune delle novità portate dal 2011. Il Sole 24 Ore ne ha elencate cento che riguarderanno gli italiani: il rincaro delle multe per le infrazioni al codice della strada, l’accesso alla pensione di anzianità per i dipendenti a quota 96 (97 per gli autonomi), il triennio delle buste paga congelate per i dipendenti pubblici, ecc. Franca Deponti: «Anche pacificarsi con l’erario nel nuovo anno costerà di più perché – dal ravvedimento operoso all’adesione – aumentano le sanzioni per evitare il contenzioso. Più gradito ai cittadini, invece, il taglio del 20% delle cariche elettive di giunte e consigli che – dopo un primo rodaggio – entrerà nel vivo: in primavera sono chiamati al rinnovo più di mille comuni, tra cui Milano, Torino, Bologna e Napoli». [2]

A Milano il centrodestra dovrebbe candidare il sindaco uscente Letizia Moratti. Ignazio La Russa: «È scontato che un sindaco che ha lavorato bene sia riproposto per un secondo mandato». La Lega però ha già messo in chiaro che «l’ultima parola spetta a Bossi» (Matteo Salvini, presidente del gruppo consiliare). [3] Lo sfidante del centrosinistra sarà l’avvocato Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione vincitore delle primarie. [4] Al momento l’ex sindaco Gabriele Albertini non pare intenzionato a candidarsi col terzo polo: «Non c’è la condizione aritmetica né quella politica per prendere in considerazione un progetto di questa portata». [5]

A Torino il centrosinistra cercherà di far eleggere Piero Fassino. Il sindaco uscente Sergio Chiamparino: «Per quale ragione i torinesi che hanno dato fiducia a me non dovrebbero darla a lui?». [6] A Napoli il posto di Rosa Russo Iervolino potrebbe essere preso da Mara Carfagna, che al momento esclude questa ipotesi (ci vorrebbero alle spalle «una squadra e un partito che giochino a favore di questa battaglia, con convinzione, compattezza e coesione, e non mi sembra che adesso ci siano queste condizioni»). [7] Per Bologna il centrosinistra sogna Romano Prodi, che però insiste a dirsi indisponibile: «Il mio ritiro dalla politica attiva non ha avuto ripensamenti». [8]

A livello mondiale il 2011 sarà l’anno in cui potremo verificare quanto concreta sia la prospettiva di tornare a un equilibrio fra due Grandi, Stati Uniti e la Cina. Lucio Caracciolo: «Molti, in America, restano alla superficie e guardano alla Cina come a una nuova Urss, solo molto più sviluppata. In Cina la grande simpatia di cui l’America ha goduto fino a qualche anno fa è seriamente incrinata dalla crisi economica, di cui Washington è in gran parte responsabile. Fino a ieri la Cina si muoveva nella scia della corazzata americana. Sicura che rappresentasse un modello vincente, per quanto in declino. E che quindi Pechino dovesse seguirne le tracce restando al coperto. Senza mai arrivare a un braccio di ferro. Fino ad affiancarla ed eventualmente superarla fra alcuni decenni. Questo significava non assumersi le responsabilità geopolitiche e geoeconomiche che la sua crescita avrebbe comportato». Dopo il crollo di Wall Street, la Cina deve uscire allo scoperto. [9]

Fino a qualche mese fa pareva imminente l’invio in Afghanistan di un contingente militare cinese contro il comune nemico jihadista. Caracciolo: «Poi, le incertezze strategiche e tattiche di Obama hanno sconsigliato i vertici politici e militari di Pechino dall’azzardare questa mossa. Ma la prospettiva di una cooperazione anche militare fra i due Grandi negli scenari di crisi non può essere scartata a priori. Le maggiori riserve all’eventuale duopolio geopolitico vengono da Washington. Dopo le iniziali aperture, Obama sembra indulgere alla vecchia idea di Bush junior: costruire una catena di Paesi amici intorno alla Cina, per contenerne l’espansione. India, Corea del Sud e Giappone, oltre alla più lontana Australia, sarebbero i perni di questa collana anticinese. Le tensioni nella Penisola coreana e gli incidenti nel mar Cinese Meridionale sono riflessi di tale visione». [9]

Il prossimo conflitto potrebbe scoppiare sul confine tra le due Coree. Fabio Mini: «Progetti di incursioni più o meno atomiche sull’Iran, amplificati dai files carpiti da WikiLeaks, rilanciano ombre apocalittiche sul Medio Oriente. Batterie di missili spostate in enclave cruciali del Caucaso risvegliano nazionalismi e giochi di alleanze su scacchiere a disposizione non solo di Mosca e di Washington. E tanti altri brandelli di notizie che parlano di soldati e armi tengono vivo lo spettro di nuovi conflitti». [10] Barack Obama vorrebbe iniziare a luglio il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, difficile che avvenga se i talebani continueranno a rafforzarsi (poche possibilità anche che i più malleabili accettino una trattativa col presidente Hamid Karzai, sempre più debole). [11] In Iran, la crisi economica (disoccupazione giovanile al 30%) potrebbe essere fatale al presidente Mahmoud Ahmadinejad, soprattutto se decidesse di insistere con il taglio dei sussidi ai poveri. [12]

I problemi economici si faranno sentire anche nel resto del mondo. Negli Stati Uniti una nuova recessione appare improbabile, ma non ci sarà neanche il boom che sarebbe necessario, anche se i più ottimisti parlano di crescita al 3% (in un sondaggio dell’Economist non si è andati oltre il 2,4%). [13] La Cina diventerà il primo produttore manifatturiero del mondo, ma la sua crescita non sarà all’altezza del 2010 passando dal 10% all’8,5%. Il rallentamento dei due big influenzerà il resto del mondo, ma per i Paesi in via di sviluppo questa non è una notizia del tutto negativa, perché così stando le cose anche il rischio di una crescita dell’inflazione diventerà minore: la frenata di economie a lungo surriscaldate potrebbe perfino rivelarsi una buona notizia. [14]

In Europa terranno ancora banco i titoli di stato. Alessandro Penati: «Se i governi dei paesi colpiti dalla crisi non riescono a imporre politiche di austerità fiscale, per quanto amare e impopolari, che diano credibilità alla loro determinazione di rendere sostenibile il debito pubblico, la crisi diventa di insolvenza. Ma mancano le istituzioni e le regole a livello europeo che sarebbero necessarie per gestirle in modo ordinato e coordinato; come le ovvie ripercussioni sul sistema bancario europeo. Né, per ora, sono in agenda. Il 2011 promette dunque austerità fiscale per i cittadini; e per gli investitori una vera odissea nello spazio del debito pubblico: la vecchia definizione di “attività priva di rischio” appare oggi quanto mai inappropriata». [15]

A fine ottobre Mario Draghi potrebbe prendere il posto del francese Jean-Claude Trichet a capo della Bce. Per farlo dovrà sconfiggere il tedesco Axel Weber, presidente della Bundesbank, che molti danno per favorito ma potrebbe pagare la fama di “testardo”. Draghi, considerato «esperto e diplomatico», sconterebbe qualche riserva da parte francese per il suo passato come manager di Goldman Sachs. A suo sfavore anche il fatto che la vicepresidenza della Bce sia già occupata da un portoghese (in un momento di crisi, parrebbe azzardato mettere al comando i rappresentanti di due Paesi ad alto debito). In caso d’impasse (e di compromesso) tra Parigi-Berlino-Roma, si fanno i nomi dell’olandese Nout Wellink, del lussemburghese Yves Mersch e del finlandese Erkki likkanen. Fabio Pozzo: «La partita si chiude entro giugno». [16]

A proposito di partite: il campionato di calcio terminerà il 22 maggio, dopo sei giorni a Wembley ci sarà la finale di Champions League (ancora in corsa Inter, Milan e Roma). Il 2011 è un anno dispari e non ci sono mondiali né europei, l’attenzione estiva dei tifosi potrebbe concentrarsi sullo scudetto del 2006, quello passato dalla Juve all’Inter causa calciopoli. La questione è delicata, specie se il superprocuratore della Figc Stefano Palazzi dovesse chiudere l’indagine bis «con una impresentabile prescrizione per i comportamenti tenuti da chi negli anni in cui si scatenò il Terrore contro la Juve (e non solo) è rimasto in silenzio senza ammettere alla Figc che telefonava, grigliava mentre lucrava vantaggi agonistici e di mercato» (Alvaro Moretti su Tuttosport, quotidiano sensibile alle ragioni dei supporter bianconeri). [17]

Per i due più importanti sportivi italiani, Valentino Rossi e Federica Pellegrini, il 2011 sarà un anno cruciale. Il primo, passato alla Ducati dopo una stagione tormentata (infortunio alla spalla destra, frattura di tibia e perone) cercherà di conquistare il decimo titolo mondiale. Il campione in carica Jorge Lorenzo, suo compagno di squadra alla Yamaha: «Rossi è grande perché ha vinto più Mondiali di tutti e la Ducati è una gran moto. Casey Stoner ci ha vinto un titolo, quindi Rossi, italiano su moto italiana, ne deve conquistare almeno due». [18] Altrettanta pressione sulla Pellegrini, che a luglio sarà a Shanghai per i Mondiali di nuoto: l’idea era provare a vincere 200, 400 e 800 stile libero, impresa che pare piuttosto difficile dopo il flop agli ultimi mondiali in vasca corta di Dubai (solo un bronzo nei 400). Paolo Rossi: «Sa da tempo cosa l’attende da qui a Londra 2012, quale pressione mediatica, quali aspettative agonistiche. E, quindi, inutile immaginarla sottomessa. Vittima di se stessa, nel senso della sua grandezza. Sa cosa c’è sul tavolo, sa quale partita sta giocando e cosa si sta giocando». [19]

Note: [1] John Parker, The Economist - The world in 2011; [2] Franca Deponti, Il Sole 24 Ore 27/12/2010; [3] Gianni Santucci, Corriere della Sera 15/11/2010; [4] Oriana Liso, la Repubblica 15/11/2010; [5] Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera 12/12/2010; [6] Goffredo De Marchis, la Repubblica 19/12/2010; [7] Francesca Schianchi, La Stampa 5/12/2010; [8] Francesco Alberti, Corriere della Sera 2/11/2010; [9] Lucio Caracciolo, L’espresso 24/12/2010; [10] Fabio Mini, L’espresso 24/12/2010; [11] James Astill, The Economist - The world in 2011; [12] Xan Smiley, The Economist - The world in 2011; [13] Greg Ip, The Economist - The world in 2011; [14] Robin Bew, The Economist - The world in 2011; [15] Alessandro Penati, L’espresso 24/12/2010; [16] Fabio Pozzo, La Stampa 29/10/2010; [17] Alvaro Moretti, Tuttosport 29/12/2010; [18] Filippo Falsaperla, La Gazzetta dello Sport 30/9/2010; [19] Paolo Rossi, la Repubblica 20/12/2010.