RENZO GUOLO, la Repubblica 2/1/2011, 2 gennaio 2011
UNA FEDE NEL MIRINO
Ancora cristiani nel mirino in Medioriente, questa volta in Egitto. Dopo Baghdad, Alessandria. Un attentato annunciato che rivela come la presenza cristiana nell´universo della Mezzaluna sia sempre più a rischio. Lo ha nuovamente sottolineato Benedetto XVI e lo ha denunciato Napolitano che ha parlato di persecuzione: una persecuzione sanguinosa che minaccia uno dei più elementari diritti dell´uomo, la libertà di culto. Un dramma di cui dovrebbe farsi carico l´intera comunità internazionale.
Soprattutto dovrebbero farlo i paesi musulmani che hanno al loro interno minoranze confessionali. Pena una terribile omogeneizzazione religiosa, da cui nasceranno, inevitabili, nuovi conflitti e nuove tensioni.
Il ramo iracheno di Al Qaeda, aveva già minacciato i copti, accusati di impedire la conversione all´islam di due donne della loro comunità. Come spesso accade nel paese nilotico, attentati e scontri che turbano gli equilibri confessionali, hanno forti contraccolpi sulla stabilità del regime. Mubarak si dice convinto che la mano sia "straniera", termine che nell´universo della Mezzaluna, significa Al Qaeda. Un´attribuzione di responsabilità che consente all´Egitto di allontanare il sospetto che non tutto funzioni sul piano della sicurezza. Mentre, dopo la dura repressione seguita all´attentato contro Sadat, nel 1981, vero atto fondativo dello jihadismo e gli ultimi fuochi alla fine degli anni Novanta contro i turisti, la situazione pareva, nonostante gli attentati nel Sinai, in qualche modo sotto controllo. L´attentato alla Chiesa dei Santi mette in discussione questa rassicurante immagine. Anche se la mano fosse "straniera", parola che non ha alcun significato per un movimento come quello qaedista che fa riferimento a un´ideologia transnazionale, è possibile che chi ha agito abbia avuto robuste complicità locali. Un attacco che preoccupa anche i Fratelli Musulmani, l´organizzazione islamista egiziana più forte, ostile a Al Qaeda e alla galassia radicale che ritengono quella del movimento neotradizionalista una via "attendista" e compromissoria. La Fratellanza, sottoposta a nuova concorrenza da settori radicali che cercano di erodere il suo peso inneggiando al jihad armato, ha condannato l´attentato sia in Egitto, sia con la sua branca palestinese Hamas.
L´obiettivo dell´attentato è colpire i cristiani, ritenuti quinta colonna dell´"Occidente crociato" ma anche far esplodere scontri interconfessionali tra cristiani e musulmani. Prospettiva che minerebbe la stabilità del regime, costretto, qualora gli incidenti non venissero troncati sul nascere, a "scegliere" un gruppo confessionale a scapito dell´altro. Un dilemma tragico a cui Mubarak vuole sfuggire. Perché schierarsi con la maggioranza musulmana significa accentuare le tensioni con gli oltre sei milioni di cristiani, deteriorare i rapporti con il Vaticano e con la potente diaspora copta americana. Ma prendere la parte dei copti, significherebbe, legittimare l´accusa che gli islamisti rivolgono al regime di essere indifferente all´"arroganza" dei cristiani, pur sempre statutariamente dhimmi, protetti, che a loro avviso dovrebbero sottostare alla religione dominante: i radicali li considerano, invece, solo degli " infedeli" pigiando il pedale della repressione sugli "opposti estremismi", presenti in ambedue le comunità, il regime potrebbe, infine, apparire "neutro" rispetto alla questione religiosa, riducendo ulteriormente il consenso di un potere, figlio di matrici laiche e nazionaliste, che alcuni gruppi musulmani ritengono illegittimo in quanto prodotto di ideologie importate dall´Occidente.
La questione copta è, dunque, una cartina tornasole degli umori e degli equilibri del paese. Non è un caso che, alla fine degli anni Settanta, siano proprio gli scontri interconfessionali a innescare quella spirale che condurrà alla morte dell´apprendista stregone Sadat. Il rais sdogana il movimento islamista in funzione della lotta contro la sinistra nasseriana ma questo gli sfuggirà di mano, divenendo presto protagonista degli scontri interconfessionali. Il risveglio islamista, incrocia il processo di ricomunitarizzazione identitaria su base religiosa dei copti, che ha ragioni diverse: le politiche economiche nasseriane, che costringono la borghesia laica e istruita a emigrare in massa, in particolare negli Usa, favorendo il peso del clero; il panarabismo socialisteggiante del regime che, li emargina. Gravi incidenti scoppiano nel 1980 a Asyut nel Medio Egitto, area a alta concentrazione cristiana, tra i giovani delle Jama´at e i "nazareni", così li chiamano gli islamisti radicali che privilegiano la lotta ai fedeli della Croce piuttosto che quella contro il "regime empio", dopo l´ennesimo fatto di cronaca che coinvolge membri delle due comunità. Incidenti sfociati nella crisi tra Sadat e l´allora " papa"copto Shenuda, che denuncia la mancata protezione dei suoi correligionari. A loro volta gli islamisti accusano il presidente di non riuscire a mettere i cristiani "al loro posto". Shenuda ordina anche lo "sciopero" delle celebrazioni della Pasqua. Nel 1981 nuovi incidenti esplodono al Cairo; le Jama´at chiedono al regime di scegliere con chi stare e Sadat risponde liquidandole. Per reazione l´ala di Asyut di Al Jihad vorrebbe attaccare i copti ma quella cairota è ormai concentrata sull´attentato a Sadat. La memoria di queste vicende è ancora viva in Egitto, anche perché molti dei loro protagonisti, da Mubarak a Zawahiri, sono ancora in scena. L´attentato di Alessandria solleva, dunque, vecchi e mai sopiti fantasmi.