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 2010  dicembre 30 Giovedì calendario

DAL LETTORE A INTERNET L´OPERA CAMBIA PADRONI" - E

se Via col vento l´avesse scritto Tolstoj? Continueremmo a leggerlo nello stesso modo oppure la ricezione ne risulterebbe inevitabilmente modificata? In che misura ciò che immaginiamo di un autore ne condiziona la lettura? Se lo chiede un po´ provocatoriamente Pierre Bayard, in un´opera appena uscita in Francia intitolata Et si les oeuvres changeaient d´auteurs? (Minuit). Un testo ironico e paradossale, dove la teoria si sposa con la finzione, in nome di una critica "migliorativa" che invita il lettore a intervenire creativamente sulle opere, attribuendole a un altro autore.
«Negli anni Sessanta, Roland Barthes annunciò la morte dell´autore. Io oggi vado oltre, visto che mi permetto di resuscitarne un altro al suo posto», afferma lo studioso francese, noto anche in Italia per suoi studi impertinenti, tra cui Come parlare di un libro senza averlo mai letto e Chi ha ucciso Roger Ackroyd (entrambi da Excelsior 1881). «Naturalmente, le mie tesi paradossali non vanno prese alla lettera. Sono soprattutto un invito a riflettere. A me interessa sottolineare la mobilità del testo letterario, la cui ricezione evolve inevitabilmente in funzione della personalità vera o presunta dell´autore. Ad esempio, se a scrivere l´Odissea fosse stata una donna, ne faremmo una lettura diversa, sottolineandone sfumature inaspettate. Attribuendo un´opera a un altro autore, ne mettiamo in luce la ricchezza e la polisemia. Infatti, non leggiamo mai allo stesso modo una commedia di Molière e una tragedia di Corneille. Ma se ne scambiassimo gli autori, scopriremmo una dimensione più drammatica in alcune pièces di Molière e una dimensione comica in certe opere di Corneille».
Rompendo il legame indissociabile tra un autore e il suo testo si modifica un elemento centrale della dimensione letteraria...
«Certo, ma il mio scopo non è far scomparire l´autore, come sognavano gli strutturalisti. Al contrario, provo ad arricchirlo di una nuova identità, per mostrare che il testo è ancora più interessante di quanto non rilevi la lettura convenzionale. In questo modo è possibile scoprire significati meno apparenti. Insomma, non voglio depotenziare l´autore, ma solo mostrare che in lui si nascondono altri autori possibili, perché, secondo me, un autore appartiene a una sorta di pantheon intemporale che ne rafforza lo statuto. Immaginare autori diversi è anche un modo per sottolineare la funzione del lettore, la cui partecipazione creativa al testo è sempre fondamentale».
Lei scrive che l´autore è una finzione, quasi una sorta di romanzo. Perché?
«Fin dai tempi di Proust e Valery, si è cominciato a distinguere tra autore reale e autore interiore. Il primo è lo scrittore in carne ed ossa, il secondo è la rappresentazione che ce ne facciamo. A questa coppia io aggiungo la nozione dell´autore "immaginario". Se il nostro autore, infatti, è solo un´immagine che ci costruiamo, allora tanto vale provare ad inventarsi degli autori integralmente prodotti dalla fantasia».
Anche oggi l´immagine pubblica degli scrittori pesa sulla loro ricezione?
«Certamente, e sempre di più, specie per gli autori più celebri e mediatizzati, che finiscono per esser vittime della loro immagine. Ad esempio, Houellebecq è prigioniero di un´immagine quasi caricaturale, che probabilmente gli è utile sul piano commerciale e della comunicazione, ma che naturalmente interferisce con la lettura delle sue opere».
Significa che occorre rimettere in discussione l´idea d´autore?
«Oggi la nozione d´autore è ancora un mito e un tabù. In passato, ho scritto Comment améliorer les oeuvres ratées, in cui studiavo ironicamente come migliorare le opere. Nel nuovo libro è come se provassi a migliorare gli autori. Le opere, infatti, non solo dialogano con le opere che le hanno precedute, ma anche con quelle che verranno nei secoli successivi. Gli autori, quindi, intrecciano relazioni con altre epoche e sono attraversati da forze creative che vanno al di là della loro tempo. Finiscono per essere svincolati dal periodo in cui vivono. Da questo punto di vista, quindi, rimetto in discussione l´idea d´autore, ma solo per renderla più centrale, per rafforzarla. Al contrario di quanto fanno le tecnologie contemporanee, il cui trionfo avvalora l´idea che tutti i testi appartengano a tutti».
In effetti, le nuove tecnologie globali tendono a dissolvere la nozione d´autore...
«E´ un fenomeno che mi preoccupa molto. La nozione d´autore è abbastanza recente, essendo nata nel XVIII secolo, anche se naturalmente ci sono stati grandissimi autori anche in precedenza. Internet e le nuove frontiere tecnologiche minacciano questa nozione. I testi circolano sempre più velocemente, la riproduzione incontrollata dilaga, il diritto d´autore non è più protetto. Chiunque può copiare e riutilizzare estratti di un´opera, come se prevalesse la proprietà collettiva dei testi. In questo modo la figura dell´autore s´indebolisce, perdendo la sua specificità. Per questo, oggi difendere il copyright è un modo per difendere la nozione d´autore».
E se gli autori scomparissero del tutto?
«Un´opera è un universo immaginario, ma è soprattutto una voce e uno stile. Ogni scrittore ha la sua voce. Senza autore, non c´è più voce. Di conseguenza, verrebbe meno la singolarità dell´opera».
Vede altre minacce alla nozione d´autore?
«Oggi si tende a perdere il senso della finzione, vale a dire la coscienza che l´universo della finzione è distinto da quello della realtà. Spesso si dimentica che l´autore deve poter esercitare la massima libertà. Oggi non si riconoscono più i diritti della finzione, motivo per cui Nabokov rischierebbe d´essere condannato per pedofilia. Pensare che, se in un libro c´è un personaggio ostile ad Allah, allora anche l´autore è necessariamente ostile ad Allah, è una visione fondamentalista. Il venir meno della distinzione tra l´autore e la sua opera è una vera minaccia per il ruolo dell´autore».
C´è chi sostiene che l´opera sia il prodotto dello spirito del tempo, di cui l´autore sarebbe solo un esecutore quasi involontario. Che ne pensa?
«Non credo troppo alle letture sociologiche, anche se certo - almeno superficialmente - un autore è legato al suo tempo, alle riflessioni e alle contraddizioni dominanti. In realtà, però, la scrittura si colloca a un altro livello. La distinzione freudiana tra contenuto manifesto del sogno e contenuto latente, vale in fondo anche per la letteratura. L´espressione di un´epoca è il contenuto manifesto dell´opera, ma l´autore va oltre l´apparenza delle cose, esprime contenuti più profondi. Pur essendo legate alla loro epoca, le grandi opere sopravvivono nei secoli proprio perché il loro dato essenziale non è il legame manifesto con il loro tempo. L´essenziale è una dimensione che può dar luogo a diverse letture».