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 2010  dicembre 30 Giovedì calendario

Il nuovo missile di Pechino sfida l’America - IOC sta per «capacità operativa iniziale», ed è il termine con cui l’ammiraglio Robert Willard, comandante delle forze Usa nel Pacifico ha definito il nuovo missile cinese anti-navale, capace di alterare in modo significativo l’equilibrio di poteri nell’Oceano che separa l’Asia dalle Americhe

Il nuovo missile di Pechino sfida l’America - IOC sta per «capacità operativa iniziale», ed è il termine con cui l’ammiraglio Robert Willard, comandante delle forze Usa nel Pacifico ha definito il nuovo missile cinese anti-navale, capace di alterare in modo significativo l’equilibrio di poteri nell’Oceano che separa l’Asia dalle Americhe. Secondo Willard il missile, che è stato soprannominato Dongfeng 21 dagli analisti militari, sarebbe stato pensato per minacciare direttamente gli interessi americani nella regione, e le numerose portaerei statunitensi che solcano il Pacifico, in prossimità delle basi militari Usa nella Corea del Sud e nel Giappone (storici alleati di Washington in Asia) e nello stretto di Formosa, che separa la Cina dall’isola di Taiwan, nei confronti della quale gli Stati Uniti hanno un accordo di difesa nel caso in cui venisse attaccata da forze esterne (la Cina si è sempre dichiarata pronta a invadere militarmente Taiwan nel caso questa dichiarasse indipendenza). La rapidissima crescita militare cinese, circondata da uno spesso velo di segretezza, non cessa dunque di destare forti inquietudini nella regione. Nelle scorse settimane era stato il Giappone a sollevare l’allarme, dichiarando di voler procedere ad una revisione capillare del suo sistema di difesa, proprio a causa dell’espansione delle capacità militari cinesi. Per difendere le sue isole meridionali, infatti, un arco che va dalle Amami ad Okinawa fino alle contese Senkaku (chiamate Diaoyu Tai dalla Cina), da quella che il ministero della Difesa giapponese ha dichiarato essere una potenziale minaccia cinese, ecco un ambizioso programma di riposizionamento strategico, che prevede un incentivarsi delle capacità della marina militare nipponica e una diminuzione invece delle forze di difesa di terra. Le forze armate giapponesi, note come le Forze di Auto-difesa in rispetto della Costituzione giapponese (redatta dalle forze di occupazione Usa dopo la sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale) pacifista, si erano finora concentrate sulla possibilità di un attacco da Nord – dall’ex Unione Sovietica o dalla Corea del Nord – ma hanno ora deciso di rispecchiare maggiormente i nuovi assetti politici e strategici nella regione, concentrandosi sulla difesa da un ipotetico attacco cinese. La reazione cinese a quest’annuncio era stata simile a tutte le altre davanti a riposizionamenti strategici, o anche solo commenti, sulla sua crescente potenza militare: Pechino aveva dichiarato «irresponsabile» la decisione giapponese, e ribadito che il potenziamento militare cinese non ha nulla di aggressivo. Gli esperti militari americani sembrano non aver molto tempo per le proteste cinesi di pacifismo, e guardano dunque con inquietudine agli ultimi sviluppi. Il Dongfeng 21, infatti, è un missile di terra che sarebbe in grado di puntare a 3 mila km, grazie all’aiuto di satelliti, gruppi di portaerei, veicoli aerei privi di pilota e radar over-the-horizon. Una minaccia da cui le portaerei e le navi che le accompagnano non sono in grado di difendersi, per quanto il passaggio da una «capacità operativa iniziale» ad una capacità operativa tout court possa durare anche alcuni anni, nel corso dei quali l’esercito cinese dovrà passare a delle esercitazioni marittime più complesse che non l’approntare iniziale del Dongfeng 21. Non di meno, in questo come in tanti altri campi la Cina potrebbe ovviare al deficit tecnologico con la quantità, avvertono gli esperti: cioè, inviare un numero massiccio di missili per ripararsi dalle conseguenze di una scarsa precisione. Già in settembre Robert Gates, Segretario alla Difesa Usa, aveva espresso crescente inquietudine davanti al programma militare cinese, e al modo in cui il suo sviluppo sembri volto in modo preciso a diminuire la presenza e l’influenza americana nella regione. Gates incontrerà a Pechino in gennaio la sua controparte cinese, Lian Guanglie, che nei giorni scorsi ha rilasciato un’intervista alla stampa nazionale dichiarando che «nei prossimi cinque anni, il nostro esercito continuerà le preparazioni per un conflitto militare in ogni direzione strategica», aggiungendo che «per quanto viviamo ora in tempi di pace, non possiamo mai dimenticare la guerra, mai mandare i cavalli verso Sud o mettere via pistole e baionette».