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 2010  dicembre 30 Giovedì calendario

SCHIAFFO FIOM AL PD


Nel giorno dell’ennesima intesa non sottoscritta dalla Fiom, a Pomigliano, il comitato centrale dei metalmeccanici Cgil ha deciso uno sciopero di otto ore di tutta la categoria per venerdì 28 gennaio.
Durante la riunione sono emerse alcune contraddizioni sull’atteggiamento da tenere sul referendum di Mirafiori, oscurate poi dai flash delle agenzie sullo sciopero. Ma in una pausa dei lavori il segretario generale, Landini, ha sferrato un durissimo attacco al Pd, diviso da giorni sul contratto dello stabilimento torinese: «Andate prima nelle catene di montaggio e vediamo se poi ragionate ancora nello stesso modo», ha osservato.

La mobilitazione, ha puntualizzato il leader dei metalmeccanici Cgil, risponde a un «attacco senza precedenti ai diritti e alla democrazia». I metalmeccanici iscritti alla Fiom, ha aggiunto, «non si cancellano con le minacce». Fiat sta dunque «sbagliando», perché «senza il consenso non si governano le imprese».

Ma Landini ha sferrato ieri un attacco a tutto campo. Non solo contro Fim e Uilm, firmatari degli accordi a Pomigliano e a Mirafiori, accusati di essere «sindacati aziendali». Le intese scritte fuori dal sistema confindustriale e sottoscritte senza l’assenso della Fiom, quelle cioè dello stabilimento campano di Pomigliano e quella di Mirafiori che attende ora il vaglio del referendum, sarebbero anche «un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica».

Più pesante ancora il presidente del comitato centrale, Giorgio Cremaschi, che si è scagliato contro i vertici confederali degli altri sindacati. Cremaschi ha accusato il numero uno della Uil, Angeletti, di aver «smesso di essere un sindacato per essere un movimento politico in cerca di visibilità», accusandolo, assieme al leader Cisl, Bonanni, di essere «la vergogna del sindacalismo italiano».
Ma Landini non ha risparmiato neanche quella parte del Pd che fa capo ai torinesi Chiamparino e Fassino, che si sono messi a capo di uno schieramento ampio tra i parlamentari democratici che difende le scelte di Sergio Marchionne e che ha invitato gli operai Mirafiori a votare di sì. «Provate a mettervi nei panni di un lavoratore che guadagna 1.300 euro al mese». Prima di parlare, «fate lo sforzo di mettervi nei suoi panni e andare nella catena di montaggio» ha scandito il elader delel tute blu.

Il pacchetto di iniziative approvato ieri dal comitato centrale è vasto e articolato. Oltre allo stop di otto ore del 28 gennaio, ha spiegato Landini, ci saranno presidi e dibattiti pubblici «in tutte le città», a partire da Torino. La Fiom chiederà di essere ascoltata in tutte le assemblee elettive di ogni livello e di incontrare tutti i segretari delle forze politiche, ha reso noto il capo dei metalmeccanici cigiellini. Gli aspetti giuridici del confronto con Fiat degli accordi firmati senza la Fiom a Pomigliano e Mirafiori saranno approfonditi con le consulte giuridiche di Fiom e Cgil. Il 3 ed il 4 febbraio, dopo lo sciopero, si terrà invece l’assemblea nazionale dei delegati Fiom «per definire un percorso per riconquistare un vero contratto nazionale di lavoro, e decidere quindi le iniziative più opportune».
Ma è interessante analizzare anche le posizioni assunte nel comitato centrale a proposito del referendum: è qui che sono emerse alcune incongruenze. La posizione ufficiale, quella proposta da Landini e accolta dalla riunione, è quella di andare a votare per non farsi notare dall’azienda, per dirla con il capo delle tute blu, «per non essere esposti a pressioni». Tuttavia, siccome la consultazione è giudicata di per sé illegittima perché «riguarda diritti irrinunciabili e indisponibili, un ricatto ai lavoratori su un accordo che è inaccettabile e non va assolutamente firmato», la Fiom in sostanza non dà indicazioni su cosa votare.

La minoranza riformista capeggiata da Fausto Durante aveva invece suggerito di votare “no”. Per il capo della componente più vicina alla segreteria della Cgil occorre «una battaglia politica forte per il no al referendum, ma con la disponibilità ad accettare un eventuale esito favorevole all’accordo». In sostanza, Durante propone in quest’utlimo caso una ’firma tecnica’ che consenta alla Fiom di rientrare nelle rappresentanze aziendali e di continuare il suo impegno all’interno dello stabilimento.

Una posizione non troppo dissimile, almeno sull’indicazione di voto, è stata espressa dal responsabile Fiom dell’auto, Giorgio Airaudo, che fa parte tuttavia della maggioranza massimalista. A Mirafiori si voterà infatti alle carrozzerie, dunque parteciperà un terzo del totale dei lavoratori dello stabilimento torinese. Lì la Fiom è il secondo e non il primo sindacato (ha il 22,5% contro il 23% della Fim). Airaudo ha sostanzialmente comunicato ieri al comitato centrale che i lavoratori Fiom costituiranno i comitati per il “no” al referendum.

Lo Slai Cobas ha deciso invece di ricorrere ai giudici per combattere Marchionne. Il sindacato autonomo ha annunciato che impugnerà la procedura e che avvierà un’azione giudiziaria a tutela delle prerogative delle Rsu aziendali e dei sindacati costituiti in fabbrica. Ma anche dal sindacato di base partirà un volantinaggio per il “no”, a Mirafiori.