Varie, 29 dicembre 2010
DONADON Massimo
DONADON Massimo Imprenditore (Mayer Braun Deutschland). Un’autorità mondiale nella disinfestazione dai ratti • «Non ha mai sottovalutato la loro intelligenza, né il loro istinto. Li conosce come pochi altri al mondo: abitudini residenziali, riproduttive, di comportano in attacco e in difesa. Possiede, arma vincente, il segreto del loro punto debole: la gola. E allora li stuzzica, li attira, imbandisce per loro banchetti irresitibili: basta un boccone, e li lascia stecchiti. Peggio: mummificati, a milioni e milioni in tutto il mondo [...] non si offende quando gli amici lo chiamano “Sorzòn” [...] più che un soprannome è un complimento per un imprenditore che ha fatto della derattizzazione un impero. La sua azienda, con sede a Carbonera a pochi chilometri da Treviso, si chiama Mayer Braun Deutschland, è leader mondiale nel settore e le radici, a dispetto del nome, sono venete che più venete non si può. L’andare in giro per il mondo a disinfestare è nel suo destino: già nel 1963 viaggia con due amici, per ripulire stalle e macellerie dalle mosche. I tre alloggiano in sgarruppate pensioni e proprio in una di queste, una sera, Donadon sperimenta il suo primo boccone ammazzatopi: il laboratorio è il lavandino del bagno. Racconta che le fortune della sua azienda _ 17 mila punti vendita nel mondo, 30 stazioni di ricerca, un giro d’affari di 27 milioni di euro nel 2005 con una crescita del 28 per cento sull’anno precedente _ è frutto della continua ricerca. I topi per lui non sono fastidiosi animali dei quali disfarsi (perlomeno, non solo): sono soggetti da studiare, da comprendere, da sterminare usando le armi che la loro stessa intelligenza mette a disposizione dell’uomo. Negli anni Settanta, mentre si pensa ancora al vecchio trucco della crosta di formaggio, Donadon scompagina il settore mettendo sul piatto menu imprevedibili. I topi, basta guardarli, del pane e formaggio se ne fanno un baffo. Hanno da tempo lasciato la campagna, si sono stabiliti tra le città e le zone industriali, vanno a pranzo nelle discariche e nelle fabbriche che hanno invaso il loro antico habitat. Rosicchiano cavi elettrici, per esempio: per questo nelle prime esche di Donadon al posto del parmigiano si grattuggia la plastica. E loro ci cascano. I risultati arrivano: dopo aver ripulito mezzo Veneto e buona parte d’Italia, Donadon comincia a ricevere importanti chiamate dall’estero. Il punto di svolta arriva nel 1997, con la gara d’appalto per la derattizzazione di New York. Dieci le aziende in corsa per una sfida monumentale; in quegli anni si calcola che Manhattan abbia almeno dieci per ogni abitante. Mentre i concorrenti mettono a punto pozioni chimiche, Donadon va a spasso per la città con i suoi collaboratori. Guarda i passanti, sbircia nei fast food, annusa l’aria. Sente un odore diverso da quelli di casa nostra, più grasso. Si informa sulla cucina locale. Nasce l’esca su misura per i topi newyorkesi: 45 chili di margarina ogni quintale di prodotto, e una buona dose di materia prima scarta da fast food. Praticamente, quello che ogni topo metropolitano trova nei bidoni della spazzatura delle città. Alla prova è un trionfo: i suoi bocconi uccidono dieci volte più degli altri. L’appalto è vinto, ed è l’inizio di una irresistibile ascesa. Dopo New York ripulisce Boston, Tokyo, mezza Germania (con zollette ad alto tasso di grasso di maiale), Dubai (cucina fusion), Parigi (molto burro), e Amsterdam quando l’avvio dei lavori per la metropolitana sfratta topi e ratti di fogna mettendo la città di fronte a una delle più gravi emergenze dell’ultimo decennio. Anche in questo caso, nulla di improvvisato: il veleno viene nascosto tra aromi di salmone e formaggio, dieta base del topo locale. La gamma di prodotti offerti da “Sorzòn” e dai suoi tecnici è infinita; gli animali sono divisi in topi di città e topi di campagna, e vi sono molte sottospecie, perché non si può dar da mangiare la stessa esca a chi vive in discarica o in fogna, in magazzino o in ristorante, in casa o in fienile. Il delitto è perfetto fino all’ultimo: il boccone truccato da sapore quotidiano richiama il topo senza lasciargli il tempo di fiutare il pericolo e trasmettere il messaggio; inoltre, ingoiata la zolletta l’animale non si decompone ma si disidrata e di lui resta solo la pelliccia: ai compagni non arriva così alcun allarme. [...]» (Anna Sandri, “La Stampa” 31/7/2006) • «Aroma alla Nutella. Un pizzico di girasole gigante e una parte di pasta fresca. «“L’esca perfetta è così servita”. Almeno per i topi. “Anzi, per quelli di Milano aggiungerei anche il panettone” [...] i ratti li conosce molto bene. Da anni li combatte sul campo, ne studia i movimenti e le abitudini, soprattutto quelle alimentari. [...] La sua è una missione. “I topi portano malattie. E anche gravi. È importante combatterli”. Cerca di sconfiggerli prendendoli per la gola. Per ogni ratto c’è una ricetta. Dal deserto alla città. Un topo di Parigi non mangerà mai gli scarti amati dagli spagnoli. E viceversa. Così per quelli tedeschi prepara bocconcini con il 40 per cento di carne di maiale. A quelli cileni, invece, serve farina di pesce. E per gli americani i resti di fast food sono d’obbligo. Poi la “pietanza” viene mischiata con il veleno. “Le nostre sostanze non uccidono i roditori nell’immediato, ma nel giro di quattro giorni. Così non si accorgono del pericolo e non danno l’allarme ai loro simili che continuano a mangiare”. Il tutto è preparato nella sua azienda: la Mayer Braun Deutschland (“un nome tedesco è più credibile”), in provincia di Treviso. Fondata oltre 30 anni fa, può contare su 75 dipendenti, 17 mila punti vendita in diversi Paesi e oltre 20 milioni di euro di fatturato. E una fama globale. Già perché le chiamate arrivano proprio da tutto il mondo. [...]» (Benedetta Argentieri, “Corriere della Sera” 27/8/2010).