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 2010  dicembre 29 Mercoledì calendario

NEL 2011 LO SCATTO DECISIVO PER COMPLETARE IL FEDERALISMO

Nel chiudere il 2010 italiano non si può omettere una valutazione sul federalismo fiscale da non confondere con rumorosi episodi di cronaca o con slogan pro e contro. Ne abbiamo già trattato qui il 3 settembre. Adesso abbiamo ulteriori elementi per affermare che i decreti attuativi stanno procedendo bene sia per metodo sia per sostanza. Stiamo vivendo adesso la terza fase di riforme iniziate nel 1997 per superare il centralismo burocratico. La prima fase fu quella della riforma Bassanini del 1997 sul «federalismo amministrativo» ; la seconda fu quella di Amato (in quanto presidente del Consiglio di allora) del 2001 sul «federalismo costituzionale» con la modifica del titolo V della Costituzione; la terza è quella Tremonti iniziata nel maggio 2009, ma da tempo in preparazione, per il «federalismo fiscale» . Questo lungo iter si concluderà quando, con una nuova riforma costituzionale, sarà varato il Senato federale, si ridurranno le materie a legislazione concorrente tra Stato e Regioni, anche riattribuendo al primo alcune competenze piene (per esempio quelle sulle grandi scelte energetiche), si stabilirà una clausola di supremazia federale rigorosa anche per evitare separatismi sottotraccia. Se la storia fosse coerente, toccherebbe a Bassanini, Amato e Tremonti «sovraintendere» unitariamente a quest’ultima riforma. Venendo all’oggi, i decreti legislativi attuativi della legge delega 42/2009 sono otto. Tre sono già in vigore: quello sul federalismo demaniale; quello su Roma capitale; quello sui fabbisogni standard di Comuni e Province. Altri cinque sono in itinere perché il governo per ora li ha approvati come schemi passandoli poi a varie commissioni (di cui diremo) per il loro vaglio, concluso il quale si passerà alla decretazione finale. Si tratta dei decreti su: fisco municipale; fisco regionale, provinciale e costi standard in sanità; armonizzazione dei bilanci pubblici degli enti territoriali; meccanismi di governance, premi e sanzioni politico-istituzionali; perequazione infrastrutturale. Evitando analisi tecniche consideriamo alcuni temi che attraversano tutti i decreti. Un tema è quello dei parametri di omogeneità sui fabbisogni standard di Province e Comuni (decreto in vigore) per arrivare a una correlazione di efficienza ed equità tra servizi erogati e risorse impiegate. Lo stesso principio riguarda la determinazione dei costi standard nella sanità (decreto in itinere). Saranno identificate cinque regioni in sostanziale pareggio e tra queste la Conferenza Stato-Regioni ne sceglierà tre per fissare i parametri medi ai quali quelle in disavanzo dovranno adeguarsi. Finiranno perciò i dissesti tipo quelli che sul triennio 2007-2009 hanno raggiunto in alcune regioni (in ordine crescente di disavanzi: Calabria, Puglia, Sicilia, Campania, Lazio) livelli assurdi. Un secondo tema è quello dell’armonizzazione dei bilanci pubblici degli enti territoriali (Regioni, Provincie, Comuni) nonché di altri enti, comprese le aziende sanitarie (decreto in itinere). Oggi vige una specie di anarchia contabile dove la mancanza di omogeneità rende difficili sia i confronti, compresi quelli su scala europea, sia spesso la trasparenza dei bilanci. Si punta adesso ad un riordino della contabilità pubblica substatale che è essenziale per la gestione fiscale e finanziaria regionale e subregionale. Il terzo tema è quello della fiscalità municipale (decreto in itinere) e di quella regionale e provinciale (altro decreto in itinere) con le quali si passa dalla finanza derivata a quella autonoma avvicinando le cose amministrate a quelle tassate. La fiscalità locale viene riformata passando dagli (almeno) 18 tributi (e gabelle, come quella sull’ombra dei balconi) e dai trasferimenti statali e regionali a un’unica imposta municipale principale (decorrenza 2014) mentre nella prima fase si assegnano ai Comuni i tributi erariali sugli immobili eliminando i trasferimenti. Con la tassa secca del 20%sugli affitti e con l’accesso dei Comuni ai dati dei consumi energetici negli immobili, emergerà fiscalmente anche l’enorme sommerso, compreso quello dei due milioni di stabili non censiti. Per quanto riguarda la fiscalità regionale e provinciale i momenti principali sono: la compartecipazione all’Iva sarà in base a quanto riscosso sul territorio di competenza (oggi se ci fosse l’evasione totale dell’Iva in una Regione la stessa fruirebbe comunque della compartecipazione all’iva nazionale); l’addizionale Irpef regionale può essere aumentata fino al 3%ma anche modulata per carichi famigliari e per stimolare il liberalismo sociale; l’Irap può essere ridotta fino a zero. Il tutto nel rispetto degli equilibri di bilancio Il quarto tema è quello del fallimento politico che sanziona mediante decadenze dalle cariche e successive ineleggibilità a quelle o ad altre di tipo politico-istituzionale quei pubblici amministratori regionali o locali che creino disavanzi eccessivi o non li risanino secondo programmi di tempi e quantità classificate. In poco più di un anno è stato fatto un lavoro molto apprezzabile sia per l’opera della Commissione tecnica paritetica (detta Copaff), guidata con grande competenza da Luca Antonini, sia per la procedura di concertazione interistituzionale tra governo, Conferenza unificata (tra Stato, Regioni e autonomie locali), Commissione bicamerale per il federalismo fiscale e altre commissioni. Si tratta di una costruzione bipartisan (da concludere per qualche aspetto sulla perequazione tra regioni) che segna un ulteriore passo dallo Stato centralista alla Repubblica federalista. È l’attuazione della sussidiarietà che vuole promuovere un federalismo efficiente e solidale la cui concretizzazione dipenderà però dalle persone nelle istituzioni, nella società e nell’economia. Non bastano infatti le norme per generare quell’efficienza e quell’etica civile di cui l’Italia Unita ha tanto bisogno.
Alberto Quadrio Curzio